19 maggio 2018

Colin Fraser R.I.P.

Dopo una malattia di un anno e mezzo si è spento lo scorso 16 maggio Colin Fraser. Creatore nel 1987 del marchio Formula Models, Fraser era noto anche per i suoi montaggi e per le sue brillanti idee che gli avevano permesso di colmare nel tempo diverse lacune. Formula Models si era imposto come un marchio di qualità, incentrato sulle monoposto americane ed europee. A questa gamma si era aggiunta Yank Models, con soggetti Can-Am e Formula 5000.
Fraser si era fatto conoscere dal 1983 per i montaggi eseguiti per Marsh Models, secondo uno stile sobrio e di grande precisione; uno stile che avrebbe poi conservato e affinato nel tempo, lontano da tanti eccessi tipici di altre scuole. Attraverso i suoi tanti viaggi alla 500 Miglia di Indianapolis o a Le Mans, aveva sviluppato un occhio e una cultura particolari, elementi necessari per poter padroneggiare la materia. Abitava a poca distanza da Brands Hatch e questo gli aveva permesso di entrare in contatto col mondo dell'automobilismo sportivo fin da giovane. Per lungo tempo Fraser legò la propria vicenda professionale a quella di John Simmons, abitando a pochi metri dal laboratorio di Marsh Models alla Court Lodge Farm.

12 maggio 2018

L'Equipe Tron e un calendario del 1979 venuto fuori da chissà dove

Gennaio-febbraio 1979 con parata di modelli Tron,
in resina poliestere. La produzione era estremamente eterogenea
in un'epoca in cui c'era ancora quasi tutto da fare. 

Esistono reperti di cui probabilmente anche i diretti interessati potrebbero aver perso la memoria e dalle ricerche condotte in vari archivi/soffitte/scantinati ogni tanto emergono documenti che sarebbe un peccato non rendere noti agli appassionati di oggi, per quanto il sospetto sia che essi siano ormai attratti da ben altre dispute che non dalla curiosità di conoscere la storia dei vari marchi. Ma tant'è, il blog ha anche il compito di riportare alla luce alcuni aspetti ormai meno conosciuti del collezionismo e probabilmente questo calendario del 1979 edito dall'Equipe Tron di Loano, che qui vi presentiamo, sarà ignoto a molti. Personalmente non sapevo, prima di ritrovare questo documento grazie a un grande personaggio dell'1:43, che i Tron stampassero, contemporaneamente al celeberrimo TSSK, anche un calendario.
L'indirizzo e il numero di telefono col prefisso "019" è
quello che molti di noi ancora ricordano a memoria. 
Parata di Formula 1 prodotte da Franco Morelato. 
 Stretto e lungo, con una rilegatura superiore in metallo cui è stato fissato un gancio centrale, esso riporta due mesi per volta e per ciascuna delle sei pagine mostra una serie di modelli montati di quelle che all'epoca erano le marche più conosciute dell'1:43 speciale italiano: naturalmente i Tron Kits, ma anche Franco, ABC, Meri Kits, Autostile e, per chiudere l'anno, in una sorta di Ringkomposition, ancora Tron Kits. A fine pagina, in perfetto stile TSSKiano, un breve motto. Tanto per fare un esempio: "In Gennaio e Febbraio copritevi bene e fate del bene a prossimo, neh!". Maggio-giugno: "Il vero maestro 1/43 (scil. Carlo Brianza) vi augura una ottima primavera". Luglio-agosto: "Il Fondeur dell'automodellismo italiano (e chi altri se non Riva?, n.d.r.) vi consiglia: occhio agli scogli", e così via con varie facezie che appunto ricordano tanto il mai abbastanza rimpianto TSSK.
Ferrari, Maserati e Alfa Romeo di Autostile. 
Tyrrell 003, Alfa Romeo 33SC12 Turbo e Ferrari 206S Dino
di Meri Kits per luglio-agosto. 
 Sono cose che fanno andare indietro nel tempo, e anche parecchio. Il tempo in cui si stava ore ad ammirare una foto in bianco e nero su Autosprint o su un catalogo. A distanza di quarant'anni tutto è cambiato, almeno sotto l'aspetto della produzione e delle tecniche commerciali, ma piace pensare che molto del nostro mondo sia derivato da quel mondo, che in tanti ancora ricordano con nostalgia.

Rassegna stampa: DTCA, The Journal n.69 (aprile 2018)


Contrariamente al pensiero comune, che considera il collezionismo come una sommatoria vettoriale tendente all'accumulo indiscriminato, una raccolta modellistica è storia, cultura, approfondimento: sostantivi, ahinoi, sconosciuti alla più parte dei collezionisti di casa nostra, che da qualche tempo hanno anche lo straordinario mezzo di Facebook per fare sfoggio della loro orrida e crassa ignoranza. A parte questo, per fortuna in paesi collezionisticamente più civilizzati del nostro, esistono realtà come la Dinky Tots Collectors' Association che promuovono la conoscenza, la catalogazione e la ricerca su marchi dei quali si pensa di sapere già tutto e che invece riservano sorprese senza fine. Il numero di aprile 2018 della rivista del DTCA ospita contributi di vario genere, ma ne selezioniamo tre particolarmente interessanti: una disamina sul Johnston 200 Road Sweeper (n.449/451), che appare anche in copertina, e di cui vengono descritte una rara edizione promozionale e alcune varianti di colore. Il secondo articolo sa di Jurassic Park: partendo dai disegni originali di un modello della serie Mini Dinky che non vide mai la luce (la Ford Thunderbird, n.36), Peter Dauvellier e Marco de Vries raccontano come grazie alle moderne stampanti 3D il progetto abbia potuto prendere finalmente corpo (anche se è il corpo di un...manichino), attraverso successive fasi di stampa, sempre più raffinate, fino a portare al perfezionamento di un modello in scala più grande del progetto originale, ma rispondente in tutto e per tutto ai criteri e alle proporzioni specificate nei disegni dello studio tecnico Dinky.

Il terzo articolo mette ordine alle diverse varianti di un popolare modello, la A.C. Aceca Coupé (n.167), rilevando anche versioni intermedie e/o ibride, particolarmente interessanti perché rappresentano il passaggio da una configurazione all'altra. Anche un modello apparentemente "senza" storia e senza grandi variazioni come l'A.C. Aceca può nascondere diversi retroscena, ricostruibili anche attraverso l'analisi delle differenze di ruote, schemi di colori, chassis e scatole. L'intervento sulla A.C., a cura di Adrian Nash, va a completare le informazioni raccolte da Phil Sylvester, reperibili nella sezione link del suo sito Diecastgems.

06 maggio 2018

Borsa di scambio a Calenzano: qualche bella sorpresa

Giustamente c'è chi afferma che i migliori affari non si facciano a Novegro, a Padova o alle borse più conosciute, bensì in manifestazioni minori (o più marginali), che peraltro si contraddistinguono per la loro discontinuità. In poche parole, se si ha fortuna bene, altrimenti si rischia di fare un viaggio per niente. La miglior soluzione è non mancare agli appuntamenti a due passi da casa perché per un'edizione scadente si può incappare in una giornata "buona" che vale le poche ore spese. L'edizione di maggio (definita "estiva" dagli organizzatori) della borsa di scambio di Calenzano, ospitata come sempre all'Hotel Delta Florence, si è appena chiusa ed è stata probabilmente una delle più interessanti di questi ultimi due-tre anni.


Niente di stratosferico, per carità, ma a guardare bene diverse buone occasioni si potevano scoprire. Qualche speciale anche particolare, obsoleti di qualità più che discreta a prezzi ottimi, alcuni Minichamps a 20 euro, delle pubblicazioni rare e poi come sempre quei soldatini che contraddistinguono da sempre l'offerta della borsa di Calenzano.


Come si è detto, dipende dalla giornata - e dalla fortuna, e stavolta valeva davvero farsi un giro più approfondito fra i banchi. Era possibile trovare alcune versioni piuttosto rare della Pilen a 10 euro, qualche bel Mercury come Balilla Coppa d'Oro o Ferrari 250 Le Mans a prezzi ragionevolissimi, il tutto a patto di sapere distinguere fra esemplari del tutto originali e altri ritoccati o anche riverniciati. Si tratta come sempre di un esercizio estremamente complicato e dagli esiti incerti, soprattutto se fatto nella fretta e nella confusione tipiche di una manifestazione pubblica.


Appuntamento a settembre con un'edizione "straordinaria" prima dell'evento abituale, previsto a fine novembre.

01 maggio 2018

Le tendenze della produzione di massa: alla ricerca di equilibri difficili



L'intervento di Maz Woolley nell'editoriale di maggio di Modelauto Review Online torna su alcuni aspetti dell'attuale produzione dei modelli di serie e sulle generali tendenze di mercato. Woolley, parlando dei nostri tempi, fa il paragone con gli anni 80 (io direi piuttosto fine 80-inizi 90) in cui grossi stock di Matchbox, Corgi, Minichamps, Vitesse e altre marche inondarono gli scaffali dei grossisti non specializzati, per essere rivenduti a dei prezzi nettamente inferiori a quelli ufficiali. In poche parole, c'era stata una sovraproduzione e il mercato non era più in grado di assorbire le enormi quantità di roba uscita dalle aziende che già operavano in Cina o stavano per andarci. Ci si chiede se oggi non si stia ripetendo la stessa storia, con le centinaia di modelli delle varie serie da edicola, rivangati spessissimo con altri marchi come Whitebox o Ixo. Nel settore di modelli di fascia più alta, Minichamps ha tentato la stessa operazione, riutilizzando vecchi stampi e proponendoli col marchio MaXichamps, quando i modelli delle serie originali li puoi trovare su eBay o altrove a prezzi stracciati, ancora minori rispetto alla gamma MaXichamps. Le aziende cinesi debbono produrre senza requie e in grandissime quantità, altrimenti il sistema rallenta e crolla su se stesso.


E se i quantitativi necessari per tener bassi i prezzi non sono raggiunti, anche i prodotti economici smettono di essere appetibili e non si giustificano più ulteriori investimenti per nuovi stampi (il discorso riguarda quasi solo il diecast, escludendo le produzioni assai più limitate dei modelli in resina, ma potrebbe prima o poi divenire valido anche per questo tipo di modelli). Nell'1:43 i prezzi stanno salendo in modo evidente, mentre l'1:18 vede la lotta di vecchi e nuovi marchi nell'entry level, cui si accede con modelli diecast sprovvisti di aperture, quando non si voglia tentare la strada della resina. Un marchio come iScale sembra essere la nuova frontiera del low-cost nell'1:18 di un certo tenore (escludendo quindi i marchi ai limiti del giocattolo). Da una parte, quindi, i costi sempre più difficili da tenere a freno; dall'altra alcuni produttori, specialmente nelle scale più grandi, che cercano soluzioni più o meno "creative" per non rompere il fragilissimo equilibrio del rapporto qualità-prezzo. Un fattore aggiuntivo cui pochi sembrano fare attenzione è il limitato spazio a disposizione della maggior parte dei collezionisti: ecco perché l'1:18 è destinato finire la propria corsa prima di quanto parecchi produttori sperino, e la soluzione al problema non è certo l'1:12...


Altre scale come l'1:64 o l'1:87 sembrano essere abbastanza estranee ai problemi che ho cercato di riassumere in questo thread, anche perché - da sempre, direi - seguono logiche molto diverse da quelle dell'1:43 e dell'1:18 e anche perché legate a mercati molto specifici, come quello americano per l'1:64 e quello tedesco per l'1:87. Sarebbe interessante capire quanto certe tendenze di mercato riguardino i collezionisti più specializzati, quelli che non si accontentano delle novità generaliste e vanno a cercare pezzi particolari e rari. Probabilmente essi non comprano neanche Minichamps, Ixo, Whitebox o altri marchi di questo genere, per cui il loro comportamento potrebbe non influenzare gli andamenti del settore mainstream. Maz Woolley afferma, richiamandosi al fenomeno del dumping di cui sopra, che le caterve di modelli Alas & C. vendute a prezzi infimi su eBay o alle borse potrebbero assorbire il budget dei collezionisti, che lascerebbero così perdere le novità. Discorso in teoria razionale, ma che forse non tiene conto del livello d'interesse suscitato da queste produzioni scontatissime; del resto anche trent'anni fa le tonnellate di Corgi che si ammassavano sugli scaffali non avevano certo lo stesso appeal delle brillanti novità tirate fuori da Minichamps, che andavano esaurite nel giro di poche settimane se non di pochi giorni. Le risposte a un problema complesso sono in questo caso articolate.