16 giugno 2017

Le Mans modellistica 2017: poche novità in una generale piattezza



La roulotte vintage di Spark nei pressi del villaggio. E'
presente un altro punto vendita ufficiale al di là delle tribune,
oltre naturalmente
il negozio nella piazzetta. 
 "Beato te che vai a Le Mans". Quante volte mi sono sentito ripetere questa frase. Ma da qualche anno a questa parte, è davvero la stessa, la situazione? Sono da invidiare quelli che vogliono (o che debbono) andare a Le Mans per la 24 Ore? Difficile dare una risposta, dipende ovviamente anche dai casi. In questo weekend c'è Novegro e non è certo un gran rimpianto aver saltato la tradizionale borsa di scambio di fine stagione per la gara di Le Mans. Questo in assoluto. Ma c'è da chiedersi cosa sia rimasto a Le Mans del vero spirito che contraddistingueva le uscite del passato. Poco o nulla, e i segnali erano stati evidenti già negli anni scorsi. L'omologazione si chiama Spark, questo ormai è assodato, ma se i vari stand che in un tempo non troppo lontano erano occupati da Chater's o da Washington Photo sono sostituiti da Decathlon o da altri marchi della grande distribuzione un motivo ci sarà. Forse gli organizzatori hanno tirato troppo la corda; forse guadagna solo chi vende roba da poco, comprata a poco (ma deve vendere comunque molto, magari moltissimo). Fatto sta che qualcosa si sta rompendo, l'equilibrio vacilla, i conti non tornano. Spark è onnipresente, mentre i tedeschi di Modelissimo occupano uno dei "garage" sotto la tribuna Michelin.
Modelissimo: tutto (tanto) a prezzi bassissimi. 
Di venditori di libri non ce ne sono tanti; se fra i modelli si cerca qualcosa di originale, si possono trovare le solite, bellissime peraltro, elaborazioni su base Solido nell'area di Angers Miniatures. Con 30-50 euro ci si porta a casa qualcosa di unico, di non standardizzato.
Pochi libri, assenti alcuni dei più noti venditori, da Chater's a Michel Delannoy. 
La ricerca, appunto, di qualcosa che si allontani dall'imperante globalizzazione diventa impresa ardua. E anche in assoluto, il numero degli stand è in netto calo, anche in confronto al 2016. Non è un bel segno, o forse è il segno che all'ACO qualcosa stia cambiando. Lo si è notato anche nei rapporti fra l'ACO stessa e gli organizzatori del WEC, ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano, troppo lontano. Tornando ai modelli, per chi viene a Le Mans, l'appuntamento di riferimento è la Classic biennale, non certo la 24 Ore.

Chi cerca un po' di originalità la trova da Angers, con le
elaborazioni su base Solido: soggetti senza tempo. 





Tutto ciò mette un po' di tristezza, anche perché ne risente tutto l'ambiente che pare anno dopo anno un po' più grigio. Da qui a parlare di decadenza ce ne corre, ma attenzione a non sottovalutare i segnali di una crisi che sembra più "filosofica" che finanziaria.

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