Kazumasa Ueda è il titolare del negozio Piccolina di Osaka (Giappone), che tratta esclusivamente modelli, accessori e memorabilia relativi all'auto italiana.
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Kazumasa Ueda e Denis Carrara. Già Valerio Barnini aveva avviato alcuni contatti con collezionisti giapponesi e a Firenze alcuni ancora ricordano gli anni in cui Hirotsugu Matsumoto, una specie di intermediario, abitava in Via de' Neri in pieno centro. Ce ne sarebbero di aneddoti da raccontare... |
Non è il solo in Giappone, a testimonianza che l'immagine dell'automobilismo nostrano gode ancora di grande favore nonostante qui da noi facciamo di tutto per affossarne il prestigio, con rigorosa scientificità. I giapponesi, per fortuna, ci vedono ancora come creatori di auto eccezionali, e non solo per il nostro glorioso passato. Ueda è arrivato in Italia in questi giorni, e non è il suo primo viaggio qui da noi. Da Firenze si sposterà a nord, a Cuneo, per poi andare a Padova dove in questo weekend si svolgerà Auto & Moto d'Epoca, appuntamento classico di fine ottobre. Ex-collezionista, ormai Ueda si dedicato esclusivamente al commercio; diciamo che è uno di quelli che è riuscito a far diventare una passione il proprio mestiere. Dal suo sito (
http://piccolina.727.net/ ) ci si fa un'idea abbastanza completa del genere di modelli preferito da Ueda. In Giappone esistono svariati siti di questo tipo, normalmente poco frequentati dal pubblico occidentale.
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Il classico modello speciale montato italiano (in questo caso un Barnini restaurato e ricondizionato da Denis Carrara, con teca rifatta ex-novo), un genere che attira molto il collezionista giapponese. Se poi ci si aggiunge il marchio Abarth... |
"I Giapponesi, conferma Ueda, tendono a costituire un mercato a se stante. Anche ebay, tutto sommato, non è molto battuto dai miei connazionali, che preferiscono sempre il sito di aste di yahoo". Sito che sarebbe probabilmente una miniera di cose interessanti se non fosse per l'ostacolo della lingua. E se non sbaglio, vi si possono iscrivere solo utenti giapponesi. Per gli occidentali, penetrare nel mercato nipponico non è mai stato facile, e non lo è tuttoggi malgrado la diffusione esponenziale delle comunicazioni in rete. Sotto questo aspetto, nonostante la sua apparenza ipertecnologica (e anche in questo caso sarebbero molti i luoghi comuni da sfatare) i collezionisti giapponesi sono tradizionalisti; certo, in questi ultimi anni la diffusione degli acquisti on-line ha avuto il proprio peso. Certi discorsi, in ogni caso, restano validi ovunque ci si rechi: un crescente disinteresse del pubblico più giovane, l'invasione dei resincast, la difficoltà a far capire l'importanza o la particolarità di certe produzioni artigianali. "In Giappone, osserva Ueda, l'1:43 è ancora la scala che va per la maggiore; qualche anno fa c'è stato un boom di kit più grandi, specie di vetture di Formula 1, ma ora come ora mi pare che gli sbocchi per l'1:18 o l'1:24 siano piuttosto limitati qui da noi". Ueda se la cava molto bene sia con l'inglese sia con l'italiano, che ha imparato in Giappone. "Dovrei ricominciare qualche corso, ma mi tengo allenato guardando dei programmi TV italiani". Resta sempre difficile avere un quadro esatto del "pubblico" dei collezionisti in Giappone: chi sono esattamente, cosa fanno, qual è il loro approccio con i modelli; con che spirito li guardano, in base a quali criteri li scelgono, come e dove li conservano.
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Il kit del modello pubblicato in alto. Questo genere di modelli costituisce ancora un polo d'interesse per i collezionisti orientali. In anni recenti, produzioni ad hoc (specie toscane) hanno preso la strada del Giappone, magari basate su vecchi modelli rivisti e corretti. |
Ma ho l'impressione che questo genere di osservazioni si potrebbero fare solo in loco. Ho sempre pensato alla realtà giapponese come a qualcosa di molto diverso dalla nostra, e a volte ne ho avuto qualche conferma nei dettagli (nel blog se n'è parlato di tanto in tanto) ma senza avere esattamente la misura di cosa si trattasse realmente. L'incontro con Ueda non ha fatto che aumentare la curiosità, alimentando ulteriori congetture che avrebbero però bisogno di conferme ben più concrete di quanto non sia in grado di riceverne io in questo momento. Sta di fatto - questo non è un mistero - che anche il modo di presentare i modelli è molto diverso: ho notato che spesso si insiste molto sulla storia della vettura vera, anche con notizie molto particolareggiate (ad uso di chi magari ha difficoltà nel reperire informazioni sui siti occidentali?) e foto dell'originale.
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Mica solo a Milano ci sono le conventicole. |
Ma forse sarebbe opportuno, ed è una cosa che ho suggerito a Mr. Ueda, far capire meglio ai collezionisti giapponesi l'importanza delle realtà artiginali nostrane, e questo andrebbe a tutto vantaggio di alcune produzioni che sono sicuro interesserebbero molto il mercato giapponese. Lo spirito di certi modelli, Ueda stesso l'ha capito benissimo. Si tratterebbe solo di trasmetterlo con maggiore dovizia di particolari. Ora Ueda è diretto a Padova, dove sono sicuro che si divertirà parecchio.