14 aprile 2021

La storia di Provence Moulage, parte 3: gli anni di Elkoubi, Provence Miniatures e un (inevitabile) tramonto

Pubblichiamo la terza parte della storia della Provence Moulage, a cura di Umberto Cattani e David Tarallo. Ricordiamo che le prime due puntate potete leggerle a questi link: 

http://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/09/provence-moulage-ricchezza-e-nobilta.html

http://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/10/la-storia-di-provence-moulage-parte-2.html


STORIA DELLA PROVENCE MOULAGE - PARTE III

Una delle tantissime Porsche 911 GT3
competizione di fine anni novanta-inizi
anni duemila. Montaggio Juergen Renardy. 
I motivi per cui, ad un certo punto, Xavier de Vaublanc pensa di lasciare le redini di Provence Moulage non sono mai stati chiari. Di certo, un insieme di cause sono alla base di questa decisione, non ultima e, forse quella più veritiera, sta nel fatto che a Aubagne si avvertivano le prime avvisaglie di un cambiamento di tendenza che, di lì a qualche anno, sarebbe drasticamente avvenuto, con il progressivo calo di vendite dei kit di fascia media, una fetta di mercato che da anni vedeva la casa di Aubagne leader indiscussa. 

I modelli Nationale7 erano di buona fattura
e proponevano temi piuttosto originali. 
In una lunga intervista concessa a Jean-Marc Teissedre, apparsa nel 2001 sulla rivista francese Automodélisme, Rémy Elkoubi, subentrato nel 1999 a capo di Provence Moulage, svelava alcuni aspetti fino ad allora sconosciuti della lotta commerciale intrapresa con la rivale di sempre, la marsigliese Starter. Rémy veniva da una lunga esperienza maturata in tutt’altro campo, essendo stato a capo di un’importante azienda di trasporti. Varcata la soglia dei quarant’anni, s’imponeva una svolta lavorativa. 

Produzione montata Starter: una BMW 
di Le Mans 2000...

...e un'Audi R8 dello stesso anno. La 
qualità del montaggio era quantomeno 
discontinua. 
Nato nel 1958, Rémy per parte di madre, Aurora Benni, aveva origini italiane. Come già accennato, lasciata la precedente attività, Elkoubi era intenzionato inizialmente a cimentarsi nel campo automobilistico in qualità di costruttore, un progetto presto accantonato perché fin troppo avventuroso. L’impatto con il mondo così particolare delle riproduzioni in scala fu positivo, sulla carta i progetti erano tanti, ad iniziare da una razionalizzazione dei prodotti, grazie a nuovi canali progettuali. Le vecchie istruzioni che corredavano i kit furono presto rimpiazzate da altre più dettagliate, mentre si cercò di allacciare rapporti sempre più stretti con clienti e commercianti. 

Quando Internet era un'opzione: la 
home page del sito Starter, marzo 2001. 
Rémy si accorse presto che alcuni dettagli della produzione andavano aggiornati. Era impossibile continuare a proporre roll-bar generici oppure dettagli in resina che si rivelavano fin troppo fragili e soggetti a problemi di stampaggio. Consapevole che non sarebbe stato più possibile produrre unicamente kit, Elkoubi si ispirò a quanto accadeva in BBR, all’interno della quale si sfornavano a getto continuo anche riproduzioni finite, in ossequio ad un mercato in continua evoluzione, caratterizzato da richieste mirate. 

Ancora il sito di Starter, aprile 2002. 
L’idea di assorbire la concorrente Starter iniziò a materializzarsi ben presto, complice le difficoltà in cui versava la casa marsigliese. Un accordo con Jean-Pierre Calligaro fu trovato in fretta, Rémy decise che Jean-Pierre sarebbe restato all’interno del nuovo gruppo in qualità di responsabile tecnico di produzione. E’ interessante a questo punto parlare di cifre. 

La Corvette C6 in veste stradale fu 
commercializzata anche montata, in
diverse colorazioni. Non si sapeva quale
fosse la tiratura di questi modelli, oggi
molto difficili da reperire. 
La fusione dei due giganti dell’1:43 portò in dote alla nuova realtà qualcosa come circa 2800 prototipi, molti dei quali si trovarono in concorrenza tra di loro dato che, in precedenza, tra Starter e Provence Moulage c’era stata una lotta feroce a base di doppioni, scontati perché per entrambi la vincente della 24 ore di Le Mans oppure la griglia di partenza della celebre gara di durata francese costituivano il pane quotidiano richiesto dalla maggioranza dei collezionisti. Si cercò quindi di razionalizzare la produzione nel miglior modo possibile. La linea Nationale7, basata su riproduzioni già montate in scala 1:43, fu mantenuta. 

Un kit scomposto in tutti i suoi dettagli. 
Diversi i particolari più fragili e minuti
stampati vantaggiosamente in metallo bianco
di buona fattura. I cristalli in acetato termoformato
avevano i profili serigrafati. 
A Starter, nata con una connotazione specifica per lo sport, fu riservata la fetta di mercato dedicata alle vincenti di Le Mans, alle protagoniste del Mondiale Rally ed alle regine delle competizioni, quasi tutte realizzate come modelli finiti, Nationale-7 avrebbe invece dedicato le sue attenzioni alle vetture francesi classiche, in un raggio d’azione che andava dagli anni quaranta fino all’attualità. 
Starter proponeva da 
par suo la completa linea
delle vincitrici di Le Mans. Modelli
montati provvisti di vetrina, licenziati
e venduti anche dall'ACO. Qualità
altalenante, distante da 
quanto già proponeva Spark ad
un costo decisamente inferiore. 



Chi non ricorda le primitive 
istruzioni contenute nei vecchi kit
di Provence Moulage? Certo si 
trattava di pochi pezzi ma molti
dettagli erano riservati a chi possedeva
una documentazione probante. Provence
Miniatures puntava al cuore dei modellisti...
Tra i due marchi nacque uno scambio reciproco di referenze, tutte aggiornate e molte delle quali riprese perché nel frattempo esaurite. 

Le Mans era da sempre terra di
conquista. Questa Porsche era già nel
mirino di Minichamps ma un kit
bello e dettagliato come questo 
ad Aachen se lo sognavano. Lang era
pragmatico, Provence Miniatures contava
invece su un gruppo di idealisti. 
La produzione in Madagascar, intrapresa da Starter, fu accantonata, Rémy continuava ad ispirarsi a BBR come filosofia di base, l’intento era di concentrare ad Aubagne tutta la fase produttiva, dal progetto alla realizzazione finale. In una parte dell’intervista, si legge che Elkoubi non temeva affatto la concorrenza di Spark, da poco sul mercato, ritenendo la resina un materiale poco nobile, temendo invece come le nuove realtà firmate Minichamps o Vitesse potessero opporre una concorrenza molto pericolosa. 

Ecco come un modellista in gamba
poteva rivoltare come un calzino un 
kit dettagliato. La Ford Mk.II poteva
esaltarsi se assemblata con le mani della 
festa.

Uno degli ultimi kit. Quello che era nel 1982
e per tutti gli anni ottanta un gigante in 
grado di affrontare e battere la concorrenza
stava un poco alla volta prendendo le 
sembianze di Pollicino. Si stava chiudendo 
un'epoca, oggi da molti rimpianta. 
L’obiettivo era quello, comune a tutti, di puntare alla qualità, sia che si trattasse di kit oppure di modelli montati. Purtroppo le speranze di Elkoubi iniziarono presto a vacillare, l’ondata cinese arrivò a spazzare via ogni buon proposito. 
Peugeot, Renault, la Carrera 
Panamericana, Mercedes, tante
erano le realtà prese in esame
dalla casa di Aubagne. Alcuni 
modelli furono ripresi dalle vecchie
referenze, altri erano del tutto 
nuovi. Lo sforzo produttivo e
qualitativo era evidente, purtroppo
i tempi stavano cambiando in fretta. 



La copertina del catalogo Starter, 
relativa al 2004. La grafica è intrigante,
ben lontana dalle vecchie
raccolte di foglietti degli anni
passati. La presentazione puntava molto
su colori vivaci, in grado di attirare 
l'attenzione dei collezionisti. 

Nel 2003 subentrò Emmanuel Baret ma l’avvicendamento non portò a nulla di positivo tanto che un anno dopo Provence Moulage si trovò in liquidazione giudiziaria. 

L'Aston Martin DB9 era ai tempi molto 
richiesta. Da questa immagine si nota
come il kit fosse ben dettagliato, un'ottima
base non tanto per i principianti quanto
per chi sapeva destreggiarsi bene 
con lime, stucchi e pennelli. 


Ignioriamo se l'incubo delle
licenze fosse stato affrontato ad
Aubagne, sta di fatto che l'ACO
non aveva ancora accampato alcun
diritto. Come già accennato, la
progressiva scomparsa di questi kit
fu per molti (o pochi...?) 
una vera dannazione. 





















Come spesso accade. quattro dei salariati del gruppo cercarono di salvare il salvabile creando un nuovo marchio, Provence Miniatures Automobiles. La storia tribolata non era comunque finita. A metà 2008 Philippe Benoit acquisì il marchio, dopo un passaggio fugace dalle parti di Hervé Colombet, a capo di Heco Miniatures. 

Con la referenza K1798, la 
Mitsubishi Pajero Evo 2003 appariva
sulla copertina di questo depliant. 
Il kit era provvisto di aperture. La
qualità era eccellente ma
la concorrenza stava diventando
ogni mese più agguerrita. 
Un kit costava quanto se non 
più di un montato fatto in Cina
e la pattuglia dei modellisti 
si faceva sempre più sparuta. 

Norev acquisì nel frattempo il marchio Provence Moulage,  creando un’interessante linea di montati in resina, molto simili ad analoghe produzioni Spark. 

"Attention, création": gli intenti di 
Provence Moulage erano chiari. Siamo
nel 2004 e viene pubblicato un 
lussuoso catalogo in carta patinata, all'interno
del quale sono inserite le linee guida
della firma di Aubagne. 


Un altro dei montati che uscivano dal 
laboratorio di Gémenos. Riproduce con 
buona fedeltà la classica De Tomaso Pantera GTS
in allestimento stradale. Nel settore dei prodotti
già assemblati la concorrenza si era fatta
davvero impietosa. 
La qualità era ottima ma la produzione durò lo spazio di un paio di anni per poi essere abbandonata. Inutile sottolineare come il tutto giungesse da una fonte scontata, ovvero quella cinese. La nostra storia si conclude quindi in sordina, Philippe Benoit continua oggi l’attività anche se questa nel frattempo si è drasticamente ridotta quasi al minimo. 

Un classico fra i classici d'oltralpe. 
L'Alpine A110 era come la Stratos per
l'Italia. Kit full open, riservato a 
modellisti esperti che cercavano
in questi prodotti ciò che un 
diecast oppure uno Spark non potevano
offrire. 

Una Jaguar non poteva mancare nel ricco
catalogo di Provence Miniatures. Il set di 
fotoincisioni a corredo del kit divenne
sempre più completo ed invasivo, 
soprattutto sui modelli apribili. 

I trenta addetti ai lavori, le tirature da 1500 pezzi, i vasti locali appartengono ad un passato oramai molto remoto,  oggi è obbligatorio fare i conti con una realtà del tutto diversa dal lontano 1982, anno in cui nacque Provence Moulage. 


L'Alpine Renault A110 condotta da Mény
al Tour Auto: a volte era possibile trovare
l'accordo con un pilota e si materializzava 
la riproduzione di versioni meno note
ma ugualmente interessanti. 

Fa pensare quel passaggio dell’intervista in cui Rémy Elkoubi accennava a Spark come un concorrente per nulla scomodo. Alla luce dei fatti, purtroppo, si trattò di una convinzione mal supportata dai fatti…

Norev acquisì il marchio Provence Moulage quando
questo fu messo in liquidazione giudiziaria. 
I modelli della nuova linea, in resina, erano
realizzati in Cina. Ebbero inizialmente
un'accoglienza tiepida tanto che la serie si 
interruppe presto, non senza rimpianti. 

Come è evidente, queste riproduzioni
nate da un'idea di Norev non avevano
nulla da invidiare a quanto arrivava
da Macao. Oggi queste Porsche sono 
piuttosto rare e ricercate. 

La famosa Kangaruh della Targa Florio. Oltre
alle vetture da competizione, la gamma
Norev-Provence Moulage si focalizzò
anche sulla riproduzione di veicoli al 
seguito dei circhi nazionali e delle gare
ciclistiche. Tutti soggetti originali, 
oggi caldamente rimpianti dai collezionisti. 










Più sopra abbiamo pubblicato 
una foto di una Peugeot 304 della
gamma Nationale7. In questa
panoramica si nota che la N7
comprendeva soggetti esclusivamente
francesi, nella maggior parte anni
cinquanta e sessanta. Unica eccezione, 
la Saxo. I prezzi erano concorrenziali, 
uniti a una buona qualità. 





Su alcuni kit come questo, i vetri
erano da inserire su profili cromati
plotterati. L'A110 fu sfruttata in base
alle tante richieste che arrivavano da 
ogni angolo della Francia. Con questa
Alpine corse Bob Wollek al 
Criterium des Cévennes 1969.  

La R5 Turbo poteva contare su una 
moltitudine di riproduzioni in 1:43, 
paragonabili come numero a quelle
della A110. Da tempo Provence Miniatures, 
già passata di mano, aveva
abbandonato le aperture e le
vetture di punta, preferendo rifugiarsi in una più
ospitale nicchia di mercato. 


Le tirature iniziarono a diminuire
vertiginosamente. Alcuni kit come
questo furono realizzati in pochi 
esemplari. 









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