31 dicembre 2014

Alcune riflessioni sul new vintage

Un "new vintage" artigianale in resina: Ford Comete
Monte Carlo di Car Horse, Francia

In Italia è quasi ignorato, ma nella vicina Francia è un fenomeno commerciale scoperto ormai diversi anni fa e potremmo dire già ampiamente sfruttato. E' il "new vintage", ossia tutta quella serie di tematiche legate a modelli somiglianti a quelli del passato, soprattutto degli anni cinquanta e sessanta. Lasciando stare per questa volta i cosiddetti "code 3", che sono dei modelli originali ma elaborati da terzi (quindi non della casa) che possono essere stati trasformati anche diversi decenni dopo - esistono oggi come ieri dei veri specialisti in materia - il new vintage vero e proprio è rappresentato da case come Dan Toys, Minialuxe (la nuova gestione, nata qualche anno fa), e le varie collezioni da edicola "ufficiali", come la Dinky Atlas. Per essere new vintage un modello deve ricalcare le linee costruttive di cinquanta o sessanta anni fa: a volte, volutamente, vengono omessi interni e vetri per avvicinarsi ancora di più alle caratteristiche dei più famosi Dinky degli anni gloriosi. Quanto ai soggetti riprodotti, ora si scelgono vetture inedite, ora si ricalca pedissequamente la produzione di un marchio, come nel caso della già citata collezione Atlas. Attenzione: non si tratta di riedizioni, come lo furono ad esempio gli Sport Cars o i Verem per Solido o le versioni rivedute e corrette di Norev di fine anni novanta. No, qui si parla di una reinterpretazione più libera dei temi, studiata per sedurre gli ex bambini degli anni cinquanta, sessanta e anche settanta (non è un caso che Minialuxe si sia concentrata anche su alcuni soggetti anni settanta, come la Renault 5 o la Peugeot 104). Altri fabbricanti ancora, non di rado di estrazione artigianale come Imit'Toys o Car Horse, hanno creato delle serie in resina (indubbiamente di fascino) e stanno pensando anche a qualcosa in metallo bianco. Del resto già alla fine degli anni settanta un produttore inglese, Odgi, uscì con una linea vintage dedicata a modelli che Dinky non aveva mai realizzato, ma fabbricati esattamente secondo i dettami tipici del marchio di Binn's Road. E parallelamente non mancarono i casi più "banali" di vere e proprie copie in metallo bianco di Dinky, come i Copycat, oggi a loro volta piuttosto ricercati dai collezionisti di estrazione anglosassone.
Viene da chiedersi se l'esplosione del new vintage in questi ultimi anni abbia saturato quella che tutto sommato resta una fascia di mercato relativamente limitata. Probabilmente sì, e ormai si assiste a fenomeni piuttosto artificiosi che possono indicare una cerca crisi o quantomeno una difficoltà a cavalcare un mercato difficile e bizzoso. Minialuxe, di recente, prova a ingolosire i collezionisti con una serie di modelli i cui brillantini dei fari sono prodotti e certificati da Swarovsky. Il loro posizionarsi "alto di gamma" fu ben evidente fin dalle prime apparizioni in pubblico della nuova produzione Minialuxe, basti pensare alla presentazione in pompa magna in occasione di Rétromobile 2013. Se le vendite abbiano sostenuto gli ingenti investimenti (con produzione in Cina da parte di Eligor) è difficile dire.
Febbraio 2013: un particolare dello stand Minialuxe a Rétromobile, per la
presentazione ufficiale della rinascita del marchio.

Sta di fatto che sul sito, via via, sono comparse offerte sempre più bizzarre, fino alle "rarissime" prove di colore o "prototipi" messi in vendita dal produttore stesso a svariate centinaia di euro, in un tentativo di "copiare" le tendenze del mercato dei veri obsoleti, i cui collezionisti si contendono a peso d'oro gli esemplari unici. Ma in questo caso si tratta di esemplari scampati alla distruzione o alla dispersione e ormai di veri pezzi di antiquariato; nell'altro caso siamo in presenza di una rarità creata a tavolino da un marketing sapiente quanto si vuole, ma è pur sempre un fenomeno artificiale. Attraente, inutile negarlo, ma "di plastica".

Uno dei primi esempi di new vintage italiani si deve alla genovese Scottoy e alle sue riedizioni di vecchi Mercury
Non basta creare un'aura di esclusività con la scrematura dei prezzi (come fanno certi marchi di alta moda) per conquistarsi la palma in un settore dove la domanda è così difficile da interpretare. Già a suo tempo l'uscita della collezione Atlas trovò giudizi contrastanti, al punto che addirittura nelle ultime pagine della riedizione del libro di Jean-Michel Roulet, dedicato alla storia della Dinky France, uscito proprio in concomitanza del lancio della Dinky Atlas, si legge un giudizio "aperto" sull'utilità effettiva di questa rinascita. Rinascita che per fortuna non ha avuto alcun impatto negativo sulle quotazioni dei Dinky veri, anzi. Se le riedizioni Solido hanno per sempre affossato le quotazioni della maggior parte dei modelli d'origine, la collezione Atlas è rimasta appannaggio di un diverso genere di collezionisti. I pezzi di grande valore, ossia quelli in condizioni vicine al nuovo e provvisti di scatola, non ne hanno assolutamente risentito.
Un vero code 3 moderno, basato su un Dinky originale: Fiat 1200
Gran Luce Taxi di Barcellona (Automic, Francia)
E in Italia? In Italia resta una sostanziale ignoranza, sulla storia del vecchio come sulle tendenze del nuovo, tranne alcuni eccezionali collezionisti, alcuni dei quali hanno creato siti o libri di ottimo livello, soprattutto sulle produzioni nostrane. Qui la maggior parte dei cultori del modello obsoleto preferisce accumulare roba in condizioni mediocri convinta di risparmiare. La rarità di un modello, lo ricordiamo, in questi casi coincide quasi esclusivamente con le sue condizioni. Un modello anche molto raro in condizioni povere non vale niente, a meno che non si tratti dell'unico esemplare conosciuto in un determinato colore o cose del genere.
A volte mi hanno chiesto cosa ne pensi del new vintage. A me non dispiace. Ma personalmente lo considererei una piacevole integrazione a una collezione di obsoleti veri.

Rassegna stampa: Auto Modélisme 207



Intanto buon anno da un luogo imprecisato dell'Europa. Questa rassegna stampa sarà molto breve ma mi va di consigliarvi il numero 207 di Auto Modélisme, sicuramente molto più interessante dell'edizione di novembre. Numero ricco di contenuti e anche di tecnica, ma stavolta ve lo consiglio per un qualcosa che forse potrà non interessare i collezionisti più tradizionali, ma che merita comunque una certa attenzione per la sua originalità: si tratta - parliamone almeno una volta - del progetto di convertire una normale pista slot in un impianto molto più originale, vale a dire con traiettorie irregolari. In pratica le auto non corrono sempre parallele su due (in questo caso quattro) vie, ma all'approssimarsi di una curva, ad esempio, le guide si avvicinano permettendo il passaggio di una sola auto all'entrata di curva, come accade sui circuiti veri. Bell'idea e stimolante la prospettiva di gare in cui non conta solo l'abilità nell'aprire o chiudere al momento opportuno l'acceleratore, ma anche la capacità di prevedere le mosse dell'avversario per sfruttare al meglio la staccata. Questo e tanto altro si trova nel numero natalizio di Auto Modélisme, che mi pare si sia per fortuna un po' staccato dal mainstream a tutti i costi, dando spazio a realtà più particolari e meno conosciute. A volte è opportuno, prima di fare il timone di una rivista, togliersi il frac.

25 dicembre 2014

Rassegna stampa: Modelli Auto 118


L'ultimo numero dell'anno di Modelli Auto conferma le tendenze lasciate intuire nei primi tre numeri del 2014: sempre maggiore spazio agli artigiani, agli argomenti meno noti (ma non certo meno interessanti), attenzione a certi particolari che altrove vengono sistematicamente ignorati. Ne è uscito un altro numero che, anche se sono di parte, considererei fra i migliori in assoluto, con diversi servizi su argomenti inediti, fra cui una bella intervista di Lorenzo Marsano ad Angelo Tron. Fra gli altri temi, recensioni di alcuni speciali, la seconda parte della Lancia Story a cura di Valerio Comuzzi, l'esordio ufficiale di prototipista raccontato da Alfonso Marchetta, uno spazio dedicato finalmente al montatore Alberto Gianfrancesco e molto altro ancora, fra cui la chiusura di una vera e propria saga dedicata alla collezione di Piero Tecchio. Sono ormai una sicurezza i "test build" di Fabio Pastres. Direi che ormai - e non da oggi - Modelli Auto non ha nulla da invidiare ad Auto Modélisme e questo deve essere per l'editore un giusto motivo di orgoglio. Speriamo che la rivista possa continuare a migliorarsi e a sviluppare i molti argomenti che sono già in cantiere. Appuntamento a metà marzo 2015 con il numero 119.

22 dicembre 2014

Nuova serie di montaggi di Denis Carrara: Porsche 935 JLP4 IMSA Miller J.Paul di Remember

Denis Carrara ha appena completato una serie di cinque esemplari della Porsche 935 JLP4 Miller IMSA pilotata da John Paul nel 1982. Rispetto alla versione factory built tradizionale, questo montaggio si contraddistingue per una maggiore attenzione al dettaglio e una presentazione più elegante, su basetta di legno. Questa edizione porta la speciale numerazione dedicata alle serie montate su kit di altri produttori. Ecco alcune foto di uno dei cinque modelli. La vendita è effettuata su ebay: http://www.ebay.fr/itm/121524876511?ssPageName=STRK:MESELX:IT&_trksid=p3984.m1558.l2649
Per ulteriori informazioni e vendita diretta potete contattarmi sul blog.







18 dicembre 2014

Rassegna stampa: Auto Modélisme 206




E' già uscito da quasi venti giorni il 207 e siamo ancora a recensire il 206, ma per amore di completezza cerco di non saltare nemmeno un numero. Parliamo quindi del 206 di novembre, evidentemente ispirato agli USA, con un modello Herbie in copertina (di Elite Hot Wheels) e tutta una serie di oggetti inerenti alla realtà nordamericana, compreso una retrospettiva non proprio esaltante sui cinquant'anni della Mustang. Un numero abbastanza scialbo, questo 206, ma del resto, lo si è detto spesso, uscire ogni mese è un compito tutt'altro che facile, che costringe a compromessi a volte dolorosi e ad una semplificazione spesso poco convincente di alcuni spunti che meriterebbero una miglior trattazione. Abbastanza interessante l'articolo sui diorami in grande scala realizzati da Jean-Charles Saura (da basi di kit in plastica in 1:20 e 1:24); si trova poi una carrellata della collezione di auto americane di Jean-Luc Meheust (una specie di catalogo di modelli Neo e Minichamps, poco testo e tante immagini di roba assolutamente banale) e la solita teoria di novità con foto e mini-recensione. Un numero interlocutorio, decisamente meno brillante del solito, anche perché manca, più di altre volte, qualcosa di tecnico, come il tradizionale montaggio del kit in plastica, che tra l'altro so essere un tema molto apprezzato anche sul "nostro" Modelli Auto. Le schede documentarie sono dedicate stavolta ai mezzi di assistenza del team Almeras, con anche qualche foto delle loro 911 impegnate a Montecarlo, al Sanremo e al Rally del Portogallo.



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17 dicembre 2014

Rassegna stampa: Four Small Wheels 9/2014

A parte i soliti ottimi contenuti, mi si permetta di iniziare la rassegna stampa con una battuta: il numero 9/2014 della rivista di GPM merita di essere letto perché contiene una "dritta" preziosa di cui forse non tutti i collezionisti sono a conoscenza, ossia come eliminare l'ingiallimento dell'acetato. Siete curiosi di sapere come? Anch'io lo ero.



Modelli del mese sono la Ferrari 250 GTO 64 in scala 1:12, pazzesco kit di MFH. Questo è il tipico genere di modello che in scatola di montaggio è bellissimo, quasi da conservare così com'è. Chissà se qualcuno avrà il coraggio di montarne uno. Accanto alla GTO di MFH, una delle solite cineserie di CMC, l'Alfa Romeo 8C 2900C Touring Coupé 1938, in 1:18. Sinceramente, anche se collezionassi questo genere di modelli, l'equivalente di 337 sterline (ho sotto mano la rivista inglese, non so bene a quanto sia venduto in Italia) per un oggetto così non ce li spenderei mai. Primo, perché non amo i modelli apribili, secondo perché ormai sono giunto alla conclusione (discutibile quanto si vuole ma è l'opinione del sottoscritto) che l'affastellamento di dettagli non dà la fedeltà assoluta, così come la somma dei colori non dà un quadro magnifico ma solo un desolato foglio bianco. E freddo come il ghiaccio esco dalla visione di simili modelli. Con tanti auguri, tra l'altro, con chi si troverà la vernice completamente rovinata fra pochi anni. E poi li chiamano investimenti. Fra i kit eletti modello del mese, la Celica Gr.B del Safari 1984/5/6 (gli anni in cui ha vinto) in scala 1:24 di Profil 24 e il primo modello della serie semplificata Tameo, in metallo bianco e con poche sofisticazioni, più adatto ai neofiti. Per chi volesse ripassarsi un po' di storia, l'articolo di approfondimento di David Blumlein racconta le vicende della Triumph TR3S. Nel mezzo, caterve di Spark ma anche diverse idee originali, molto lontane da un certo mainstream nostrano. FSW, nonostante tutto, è ancora una buonissima fonte di ispirazione.



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12 dicembre 2014

La collezionite e un percorso quasi casuale


A volte è proprio come se i libri venissero a cercarci. Questo thread inizia prendendola un po' alla larga, ma i percorsi non sono mai così casuali come sembrerebbero. Guardando alcuni volumi alla libreria francese di Piazza Ognissanti a Firenze, decisi alcune settimane fa di acquistare un libro edito da Le Passage, un saggio sulla Parigi dell'Ottocento. Ahinoi, questo libro si rivelò talmente deludente e mal scritto che decisi di comunicare tutto il mio malcontento all'editore. Nel cercarne l'indirizzo e-mail, fu inevitabile di dare una scorsa al resto dei titoli in catalogo, non foss'altro che per la curiosità di sapere se altri titoli fossero tanto allettanti come quello che mi aveva attirato alla libreria francese. In realtà uno lo trovai quasi subito, nel catalogo virtuale, un librino di un certo Emmaniel Pierrat, intitolato La collectionnite.

L'ennesimo libro sulla storia del collezionismo, pensai. E invece no. Ordinato su e-bay a prezzo stracciato (evidentemente non è stato propriamente un best seller), è arrivato in questi giorni e me lo sono divorato in due balletti. No, dicevo, niente storia del collezionismo. Per quello ci sono già le pagine di un Maurice Rheims o di un Pierre Cabanne, che vi consiglio comunque di leggere. Qui invece ci sono ritratte le piccole manie, le assurdità psicologiche (psichiatriche verrebbe da dire) di collezionisti di ogni tipo. Nel tempo, mi sono accorto della patologia latente, o magari anche patente, di alcuni comportamenti, miei e di certi colleghi collezionisti. Oggi non ho un modello preferito e mi fanno anche un po' ridere quelli troppo attaccati agli oggetti. Ecco perché sto forse un po' deviando dal collezionismo puro e semplice che rischia di diventare mero affastellamento, sommatoria acritica e un po' confusa. Perché forse la vera chiave è che i modelli vanno e vengono, è la passione che rimane.