03 giugno 2020

La Porsche 956 e gli spilli: compleanno in salsa Le Mans (storie di modelli, episodio 9)

Prima di passare effettivamente tanti compleanni della mia vita - non meno di quindici - a Le Mans è esistito un periodo in cui i compleanni potevano avere lo stesso gusto, con la sola differenza dell'immaginazione e del sogno. Gli anni del liceo, abbastanza tetri, erano illuminati dall'arrivo della bella stagione e dall'uscita del leggendario TSSK, sul quale almeno due generazioni di modellisti e collezionisti hanno studiato con diuturna dedizione.
La Porsche 956 Gruppo C su base Vitesse
fu il primo modello di MM43. Seguirono
altri soggetti, fra cui Jaguar e Sauber. 

Il fascicolo della primavera 1986 fu particolarmente ricco e presentava, fra tanti modelli di marche di cui molti di noi avevano a malapena sentito parlare, una serie di Porsche 956 di un artigiano nostrano, MM43. Se non sbaglio il creatore di questi modelli si chiamava Matteo Martino, ed elaborava per lo più basi diecast Vitesse tagliando le carrozzerie in vari tronconi e ottenendo versioni apribili con riproduzione del motore, dell'abitacolo e dell'avantreno. Non erano economici, gli MM43: il prezzo proposto da Paolo Tron era di 150.000 lire, una bella cifra all'epoca, ma presto le tariffe sarebbero salite di parecchio. In prossimità del mio compleanno fui abbastanza fortunato da telefonare in tempo per accaparrarmi l'esemplare fotografato nel TSSK, la versione New Man vittoriosa a Le Mans nel 1984. La ordinai insieme a una Ferrari Daytona della Verem, la NART rosso scuro di Le Mans '72. I modelli sono una macchina del tempo e spessissimo ricordi esattamente - a distanza di decenni - cosa stavi facendo al momento dell'ordine o dell'arrivo del pacco postale. A Firenze la metà di giugno del 1986 fu piovosa e temporalesca. La città era calda, lucida, ancora più splendente sotto nuvoloni neri fra i quali si faceva posto un cielo di un azzurro limpidissimo. Le Mans era lontana ma ognuno si creava la propria sognando con i modelli. Arrivò in tempo la scatolina marrone con la preziosa 956 e la meno nobile Daytona della Verem. Allora un modello come l'MM43 sembrava eccezionale. Oggi strapperebbe forse un sorriso, con il ben poco prestigioso abbinamento fra la plasticaccia del fondino e dettagli eterogenei, nel tentativo di stupire, forse di innovare. L'intento era onesto, la passione dell'artigiano si notava allora e si nota ancora oggi. Si parla di trentaquattro anni fa, non sono noccioline.
Nel 1986 un modello come questo era in grado
di suscitare entusiasmo e ammirazione. 

Abbondantissimo l'uso degli spilli - sì i comuni spilli da sartoria - per ottenere bracci, braccetti e altri organi della meccanica. La finitura era un po' aleatoria perché la carrozzeria del Vitesse era ovviamente troppo grossolana per dare un'impressione di assoluto realismo: spessori eccessivi, accoppiamenti aleatori fra le tre parti (e gli sportelli facevano pezzo unico con la parte centrale). Eppure, all'epoca lo strano duo di modelli arrivato da Milano portò a Firenze una ventata di 24 Ore, fresca e frizzante come l'aria che entrava dalle finestre quelle mattine di metà giugno. La 956 di MM43 non è più in collezione da molto tempo. Fu venduta infatti a un collezionista sudamericano nell'autunno 2002. Di lei restano alcune foto fatte in occasione della vendita su eBay.

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