Ferrari 512S
12 ore Sebring 1970Ferrari Collection 1/43
A cura di Umberto Cattani
Vittoria sul filo
21 Marzo 1970, dopo 12 ore di gara, la
Ferrari 512S guidata prima da Vaccarella e Giunti poi, nelle fasi finali, da
Mario Andretti, si aggiudicò l'unica gara della stagione. Teatro della
vittoria, la Florida, nello specifico il vecchio aeroporto di Sebring, solo 23
secondi separarono sul filo del traguardo la Sport italiana dalla Porsche 908
di Peter Revson e Steve McQueen. La gara fu ricca di colpi di scena, la 512
spider di Andretti e Merzario, a lungo in testa, fu costretta al ritiro a causa
di noie al cambio, ma la Porsche 917 di Rodriguez, subentrata al comando della
corsa, nemmeno lei ebbe fortuna. Un portamozzo,
sollecitato dalle imperfezioni del manto stradale, rese l'anima, offrendo alla
Ferrari la vittoria su un piatto d'argento.
Nelle restanti otto gare del campionato,
la casa di Maranello ottenne solo dei piazzamenti, mentre Porsche collezionò
altrettante vittorie, totalizzando 63 punti contro i 39 dell'avversaria. Un
debacle difficile da digerire...
I collezionisti più navigati conoscono
bene il modello realizzato da Solido una quarantina d'anni fa nella classica
scala 1/43, per tanto tempo restò un mostro sacro nelle nostre collezioni.
Riproduceva la vettura che corse a Daytona, la decorazione era incompleta, la
linea però risultava piuttosto fedele ed era provvista di portiere apribili.
Per quegli anni, era quanto di meglio si poteva pretendere. Il costo era di
circa 2500 lire, ben oltre quanto richiesto dalla nostrana Politoys ma le
caratteristiche erano già quelle del pezzo da collezione mentre la casa
italiana era più indirizzata verso il mondo del giocattolo.
Il tempo è trascorso, di 512S se ne sono
viste molte, soprattutto nell'ambito artigianale. MPA, FDS, GPM ed ultimamente
Tecnomodel, si sono interessate al soggetto, con risultati più o meno
incoraggianti.
Come diecast, erano molti ad attendere
l'uscita in edicola della 512 con gli
orecchioni, dopo quanto realizzato da Brumm. Non crediate si tratti della
versione romagnola della 512 (gli orecchioni sono un primo ricco di calorie che
le azdore preparano nei dì di festa) ma con questo termine erano identificate
le prime 512, provviste di carenatura sul cofano posteriore e di orecchie
dinamiche d'aspirazione, poi abbandonate nel prosieguo della stagione.
L'attesa dei collezionisti è andata
delusa, almeno in parte.
La linea generale è buona, ma sono i
dettagli a recitare un ruolo da comprimari.
Font dei numeri di gara fantasiosi, qualche
decalcomania inesatta oppure mancante, sfoghi d'aria verticali di coda figurati
solo con una vernice nera opaca, interni discutibili, alette di coda incomplete
vanificano i sogni degli appassionati. La 512 che vinse a Sebring era altra
cosa ma, per poco meno di 13 euro, è possibile acquistare quella che è
destinata a divenire la base per un'elaborazione alla portata di tutti, con
spesa relativa, ovviamente senza pretendere troppo e scendendo a qualche
compromesso.
Lasciamo quindi ai tuner più estremi la
responsabilità di prove modellistiche eccellenti, spesso chi si accontenta e si
diverte in questi lavoretti mette in vetrina la soddisfazione personale più che
la perfezione.
Ecco il modello da cui siamo partiti, prezzo di vendita poco meno di 13 euro, decisamente poco elevato. |
C'è crisi, quindi spazio al fai da te, ai
pezzi di recupero, all'inventiva. Negli anni del dopoguerra, ci si riempiva la
pancia con tanta fantasia, dopotutto...
Prospettiva di coda, diversi gli errori evidenziati nel testo. Font dei numeri, mancanza di alcuni dettagli come i faretti che illuminano il numero sulla portiera. |
Per prima cosa, si deve scegliere una
delle opzioni offerte dal modello: una rinfrescata generale oppure una più
radicale operazione che richiederà interventi invasivi. Noi abbiamo optato per
quest'ultima iniziativa, ma ognuno è libero d'esprimersi come meglio crede.
I fari
mascherati proprio non ci piacciono, mano quindi a frese, acetato e gruppi ottici firmati Stefano Adami. |
Qui ci
siamo limitati a qualche miglioria; rendere aperte le zone dipinte in nero opaco sarebbe stato un lavoro troppo impegnativo viste le caratteristiche di base del modello. |
Piuttosto
semplice separare il modello dal pianale, grazie a viti a croce. |
Un lavoro approfondito richiederà quindi
il rifacimento della scocca, partendo dalla sua completa sverniciatura. Ma solo
se sarete in grado di recuperare tutte
le decalcomanie necessarie sarà possibile rivolgersi a questo tipo
d'elaborazione.
Dopo un bagno nel solvente -sono
necessarie diverse ore perché lo smalto è tenace- la scocca sarà pronta per una
ripulita generale. Lime e carta vetrata saranno protagoniste assolute. La
carrozzeria è priva di grosse imperfezioni, quindi sarà sufficiente una
finitura di routine. Come tinta, si è scelto il rosso Fiat 120, senza
l'applicazione del trasparente finale, allo scopo di seguire più da vicino le
caratteristiche della 512 originale. Quattro o cinque mani leggere e ben stese
sono sufficienti per ottenere la giusta lucentezza dello smalto.
Altrettanto
semplice scomporre la 512 nei suoi pochi elementi di base. |
Dopo un
bagno nel solvente di un paio d'ore, la carrozzeria è lucidata e pulita dalle piccole bave di stampaggio. Buona la lega utilizzata per le fusioni. |
Per gusti personali, non apprezzo molto
le coperture dei fari mascherate. Preferisco di gran lunga i gruppi ottici bene
in vista. Spazio quindi alla fresa perché la coppia di fari centrali va aperta
e lavorare sullo zama non è agevolissimo. E' facile invece rimpiazzare il piano
verticale che ospiterà le parabole principali, ricavandolo da un foglio di
lamierino. Analogo materiale è usato per ottenere i deflettori di coda
inclinati. Sul modello infatti questi particolari s'interrompono troppo presto
mentre nella realtà terminano in corrispondenza dell'arco del passaruota. Il
lamierino va quindi tagliato, adattato poi stuccato per ottenere il profilo
ottimale.
Come già accennato, trattandosi di un
modello da edicola con un pedigree limitato, siamo scesi ad un compromesso: in
coda, non sono state aperte le bocche verticali, troppo il materiale da
asportare e problematico il lavoro che ci attenderebbe aprendo queste porte...
Spazio quindi alla vernice nera, satinata
perché rappresenta meglio i giochi d'ombra. I cerchi con relative gomme sono
stati rimpiazzati da altri, al centro sono inseriti bulloni in alluminio. Il
tergi a compasso è ora in metallo fotoinciso, sul lato destro è inserita una
presa aria supplementare davanti alla ruota posteriore, ricavata anche questa
da un foglio di lamierino. Sempre su questo lato, in corrispondenza della
portiera, vanno praticati due fori che ospiteranno le lucine che illuminano i
numeri di gara.
Sul lato
sinistro sarà incollata la presa d'aria supplementare, in Florida fa sempre molto caldo... |
La carenatura del vano motore è ben riprodotta, va solamente
aggiustata nel bordo inferiore per togliere qualche lieve imperfezione nello
stampaggio. Le aperture orizzontali delle persiani vanno simulate grazie a filetti
neri in decalcomania. Gli interni sono storicamente sbagliati: i sedili ed i
pannelli orizzontali di copertura sono stati rimodellati e dipinti in rosso
amaranto opaco, la strumentazione è stata aggiunta al pari del selettore del
cambio, fotoinciso. La leva che aziona le marce è ora un pezzo tornito, il
tutto naturalmente proviene dalla magica scatoletta dei ricambi. Cinture in
tela con relative fibbie fotoincise completano finalmente gli interni, così più
fedeli. Il profilo del lunotto che separa l'abitacolo dal vano motore va
dipinto in rosso per regalare un tocco finale prezioso.
In coda
saranno incollati i due flap di sostegno, realizzati in lamierino. Supporteranno lo stucco per raccordare quelli originali, incompleti. |
Non dimenticate la pedaliera, anche
questa fotoincisa, magari a lavoro finito non si vedrà ma voi, sapete che c'è e
tanto basta!
Come già sottolineato, la coda deve
scendere a compromessi, ciò nn toglie che potremo rimpiazzare i terminali di
scarico con tubicino d'alluminio su cui applicheremo le coperture antifiamma,
anche queste ritagliate ad arte dal solito ed immancabile foglio di lamierino.
La scatola del cambio va dipinta utilizzando un mix di vernici oro ed
alluminio.
I
particolari ora sono incollati in sede, con un prodotto a base cianocrilata. |
Stucco a
palate, sull'anteriore un profilo in resina cosparso di grasso consente di modellare perfettamente la zona dei fari centrali, ottenuta con frese e lime. |
Avendo tolto le tre asole su cui era
inserito il parabrezza, rimpiazzato da un elemento termoformato, il cruscotto
va stuccato anteriormente.
Dopo la verniciatura, il modello passa
direttamente nel reparto grafico: le decalcomanie sono importanti e vanno
applicate ad arte. Non dimenticate la parte inferiore della carrozzeria dipinta
in alluminio, naturalmente. Mano poi al pennello, spazio all'elettrauto- i fari
anteriori sono quelli realizzati dal celebre tuner Stefano Adami-un ultimo
ritocco di colla per applicare il deflettore sul tetto dato che l'originale,
ricavato direttamente in fusione, era inadeguato, ed il vostro modello sarà
pronto per la vetrina che potrà essere quella originale, una teca che ci sembra
adeguata al prodotto.
Anche gli
interni sono bisognosi di cure amorevoli, gli originali erano del tutto fuori luogo. |
Si
provano le scarpe nuove, corredate da bulloncini e gomme adeguate. |
Sul lato
destro sono praticati due fori per ospitare le lucine d'illuminazione per i numeri. In basso, ecco la presa aria supplementare. |
I faretti
centrali hanno ora la loro sede, privata della copertura originale. |
Vi siete divertiti? Noi lo speriamo,
guardando al portafoglio, abbiamo materializzato ed ottimizzato al meglio la
massima "poca spesa, grande resa". Non sarà un capolavoro
"giallo" ma è pur sempre un'onesta riproduzione della vincitrice
della 12 ore di Sebring 1970. Altri tempi, altre corse ed altre realtà, un
tuffo in un passato che probabilmente alcuni non conoscono e la scusa per
sfogliare qualche bella pagina di storia, ma di quella grondante benzina, olio
e passione. Insomma, uno sguardo pieno di nostalgia per quel Mondiale Marche
che molti di noi hanno vissuto celebrando l'eterno duello tra i due cavallini.
Nel 1970, la giumenta di Stoccarda vinse con parecchie incollature di vantaggio
ma ci sarà poi l'occasione per prendersi qualche rivincita.
Sul tetto
è stato eliminato lo sfogo d'aria ricavato per fusione. Al suo posto, spazio all'acetato. |
Gli
interni sono pronti, radiatori, pedaliera, selettore cambio e fibbie delle cinture sono fotoincisi. |
La
scocca, dipinta alla nitro e priva di trasparente, è terminata; sono servite quattro mani per ottenere una superficie lucida e compatta. |
Il
modello è finalmente pronto per la vetrina, sono state necessarie alcune ore ma tutto è filato via senza troppi problemi. Il parabrezza originale è stato rimpiazzato da un altro in acetato. |
L'altro lato della 512, quello visibile dai box. |
Un tre
quarti di coda, aprire gli sfoghi aria sarebbe stato problematico, accontentiamoci di dipingere le zone in nero satinato, tinta che regalerà il migliore compromesso tra luci ed ombre. |
Dal
sovrappasso di Sebring era possibile vedere la 512 vincitrice in questa prospettiva... |
Calate le
tenebre, la 512 si è privata delle coperture sui fari. A noi, piace più così, senza occhiali da sole... Stefano Adami con le sue belle lampadine in scala illumina la strada! |
Ciao Zio, che bello rileggerti....
RispondiEliminaCAttani, la clase non è acqua! Bravo!
RispondiEliminaE pensare che mi sono rifiutato di prenderla.
RispondiEliminaLa penna dello zio......tecnica , umana e dolce. Un piacere leggerti
Grazie Umberto. Un "manuale di modifica" utilissimo!
RispondiEliminaIo però, che sono scassam..., intanto che era sverniciata avrei modificato anche la zona prima della ruota posteriore.
Grazie per aver condiviso di nuovo qualcosa con noi.
Luca
Grazie Luca, e grazie anche a quanti hanno salutato il mio ritorno.
EliminaIn queste settimane ho ripreso a pieno ritmo il mio vecchio mestiere, David mi ha concesso questa opportunità e cercherò di mettere a buon frutto il fardello degli anni.
Avevo messo in conto di modificare le fiancate ma l'esiguo spessore dello zama mi ha fatto desistere.
Se avessi dovuto rifare completamente la scocca con l'intento poi di stamparla in resina per un'eventuale utilizzo commerciale, avrei stravolto tutta la coda, ma, come ho scritto, sono sceso a qualche compromesso per offrire a tutti lo spunto per un'elaborazione non troppo complicata e pericolosa.
In fin dei conti, anche altri hanno scelto questa strada...
Ben trovato, Umberto! Bella l'elaborazione della 512. Volevo chiederti: il parabrezza in acetato lo hai fatto tu o altro? Grazie.
EliminaCiao Umberto è sempre un piacere leggerti e guardare le tue elaborazioni, soprattutto quando fai cose replicabili da noi... umani!
EliminaL'unica cosa che forse si può aggiungere alla tua magnifica elaborazione è una piccola modifica realizzabile senza troppe difficoltà al "lunotto" posteriore per eliminare quell'antipatico ed irrealistico scalino rispetto al tetto. Che ne pensi?
Un caro saluto Renato
Ho trovato il tuo messaggio, Renato.
EliminaLo scalino in effetti è presente, anche se appena percettibile.
Lo si può eliminare rifilando leggermente la copertura in plastica ed eliminando le aperture circolari di sostegno.
A quando un bel BMW 320 GR.5?
RispondiEliminaMarcoparra
Quanto mi sono sempre piaciuti questi tipi di articoli relativo alle "elaborazioni"!
RispondiEliminaE quant'è bello rileggere lo Zio!
Grazie Zio (e grazie a ddt per lo spazio).
Edo.ardo
Bene
RispondiElimina"Un'eventuale utilizzo"....
RispondiEliminaQuando mi rileggo questi errori, penso sempre al mio professore d'italiano, cui devo l'amore per le lettere.
David, per cortesia, togli quell'apostrofo altrimenti stanotte non ci dormo.
Bentornato, aspettando il numero "ZERO"
RispondiEliminaCiao Umberto, un grazie per buone considerazioni nei miei confronti, nell'altro forum.
RispondiEliminaIl lupo perde il pelo ma non il vizio, bentornato tra i mostri!
Bella e semplice la trasformazione, questo è l'Umberto che preferisco.
MADYERO.
Grazie Pierluigi.
RispondiEliminaIl vizio è vecchio come Noè, difficile guarirne. Magari a volte se ne esce ma poi Lui torna, più cattivo di prima.
E' vero, apparteniamo di diritto al gruppo dei mostri, se ne potrebbe fare un film sulla falsariga del capolavoro di Dino Risi.
Stai lì a guardar gli apostrofi... con le tastiere e la fretta l'errore è dietro l'angolo. Invece propongo, per un futuro spero prossimo, una rubrica tipo "la cucina degli avanzi", ovvero come ottenere ottimi risultati con buona mano e relativa poca spesa per tenersi in allenamento o semplicemente per divertirsi, partendo da edicolosi e freguglie avanzate nella cassetta degli accessori.
RispondiEliminaFosse stato nel testo avrei potuto correggerlo, ma si tratta di un semplice commento (non posso intervenire sui commenti, solo eliminarli ma non mi pareva il caso). Il fatto che Umberto se ne sia accorto corrisponde ad una correzione, come se l'errore non fosse stato mai fatto. Condivido la sua idiosincrasia nei confronti degli errori ortografici ma sappiamo tutti benissimo che si tratta in questo caso di un banale errore di battitura e non di ignoranza nella lingua italiana.
EliminaIl parabrezza l'ho ricavato utilizzando l'originale come master.
RispondiEliminaCarlo
RispondiEliminaPer ora vediamo l'accoglienza che sarà riservata alla tematica.
Le idee, come sai, ci sono, lo spazio anche, l'angolino dei poveri cristi potrebbe allargarsi in futuro, grazie al vostro interesse.
Sono tempi cupi, di quattrini ne girano davvero pochi quindi la palestra dell'ardimento potrebbe essere un angolino per combattere stress e preoccupazioni. Tre dita abbondanti di sangiovese nel bicchiere con il vetro grosso, il gatto sotto la tavola a sfregarti le gambe ed una cassetta che spande nell'aria le note di the long and winding road.
Ad un volume non troppo alto, attorno ci sono pur sempre i soliti vecchi amici, quelli affezionati, quelli che non ti mollano mai.
BMW 320, Marco?
RispondiEliminaBella macchina, mi è sempre piaciuta, ne ho una quindicina in collezione, firmate Minichamps (quella che ancora parlava crucco e francese) Luso Toys ed ancora Minichamps (quella mandorlata) oltre ad un pezzo unico, opera di Francis Bensignor.
Potrebbe essere argomento interessante, ne parlerò con l'oste.
Scusami ma si puo' sapere a cosa ti riferisci quando dici "pezzo unico by Francis Bensignor",marca?.
EliminaNe ho anch'io una decina in collezione,firmate pero' Starter,Provence Moulage,Competition 43,John Day(la mia eta' e sopratutto la mia nostalgia di tempi passati mi fanno ODIARE i die cast attuali)ma quando mi parli di PEZZO UNICO by BENSIGNOR,mi fai drizzare le antenne!
Ancora complimenti per la tua abilita'.
By Marcoparra
Si tratta della celebre 320 di Colani, ottenuta da Francis partendo da una 320 Minichamps di cui era responsabile per la prototipazione.
EliminaIl problema è l'oste astemio.
RispondiEliminaCome mi piacerebbe vedere David scolarsi una buona bottiglia di vino e come
sarei felice nel sentire (dopo la bevuta)un suo spassionato commento su una
GTO montata da un modellista di fama internazionale.
Ago, sono astemio solo quando devo fare lunghi tragitti in auto. Quanto allo spassionato commento sulle GTO montate da modellisti di fama internazionale, è presto detto: a me piace solo Magnette, per gli altri non ci spenderei più un euro, anche se in passato l'ho fatto. Ma sono errori che non ripeterò.
EliminaPoveri cristi un accidente, per ricavare il tanto dal poco ci vogliono abilità, conoscenza e inventiva.
RispondiEliminaSecondo me l'oste è astemio come me, che lo sono diventato per obbligo medico fino a dicembre causa analisi del sangue (polistirolo e tricicli oltre la norma). Ma poi...
Ne butto lì un'altra: restauro obsoleti, altra nicchia nascosta ma ricca che attira sempre i vecchi volponi del modellismo...
Alla bisogna, comunque, ho un paio di bocce di Brunello da parte. fatemi sapere...
E' quello che ultimamente sto facendo io con i miei primi modelli STARTER e RECORD montati in tenera eta' e a volte verniciati a pennello con la HUMBROL!!!!,con un bel foglio decals a disposizione,il modello torna come nuovo!
EliminaCosi le le bottiglie buone restano in cantina a stagionare..........
By Marcoparra
Che bello rileggere lo Zio!
RispondiEliminaE complimenti per il lavoro, anche se il soggetto non rientra nei miei polverosi interessi...
Ciao Umberto, bentornato anche da parte mia!
RispondiEliminaCon questo tuo lavoro sul un modello d'edicola, abbiamo la conferma di come un brutto anatroccolo possa diventare un cigno. Unica cosa credo, difficile da modificare, riguarda la zona centrale del tetto che nell'auto vera era piatta e non a tutto tondo come questo modello. Comunque hai fatto un buon lavoro, complimenti e alla prossima.
zapatero
Cito:
RispondiElimina"Un'elaborazione alla portata di tutti, con spesa relativa, ovviamente senza pretendere troppo e scendendo a qualche compromesso."
Il tetto è un altro compromesso. Lo spessore dello zama è tanto fine da non permettere modifiche. Purtroppo, perché altrimenti la modifica sarebbe stata semplice.
Una curiosità. La 512 spider guidata da Andretti montava cinture nere firmate Willans, forse volute dal pilota italoamericano. Su questa, ho dubbi sulla loro presenza.
RispondiEliminaDubito che questa montasse le Willans (uno degli sponsor di Andretti), perché come certamente sai, Mario fu dirottato sulla N° 21 solo nell'ultima ora di gara.
Eliminazapatero
Ho una foto che ritrae Vaccarella al posto guida. Non ho capito se la spugna voluta dal pilota siciliano nasconde le cinture, in ogni caso il "preside volante" sembrava non indossarle affatto.
EliminaEra nota l'avversità che Nino Vaccarella aveva per l'uso delle cinture di sicurezza, era stato fotografato altre volte con le cinture non allacciate, in modo particolare alla sua Targa Florio, ci sono alcune foto che lo ritraggono sulla 330 P4 senza le cinture allacciate.
EliminaNino, come tanti piloti della sua epoca, aveava iniziato a correre in auto quando le cinture non erano ancora in uso.
zapatero
attento a non citarmi troppo che poi ti chiedo i diritti :-))
RispondiEliminanon chiederli a me visto che ho già cacciato fuori i soldi.
EliminaScusate ma a quale altro forum si riferisce Pierluigi?
RispondiEliminaDa quando ho i fari Adami, gli altri hanno spento la lampadina.
RispondiEliminaPotrebbe andar bene per uno spot pubblicitario, poi i diritti li chiedo io.
"... il gatto sotto la tavola a sfregarti le gambe ed una cassetta che spande nell'aria... "
RispondiEliminaLa mente è andata ad altri tipi di cassette... per gatti!
Anche a me piacerebbe sapere qual è l'altro forum.
Luca
Ah, che bello rileggere lo Zio....grazie di essere di nuovo con noi a deliziarci....
RispondiEliminaSecondo le cronache locali, Andretti era più veloce di sei secondi sul giro rispetto Vaccarella e Giunti.
RispondiEliminaAd ognuno il suo territorio di caccia...
A parità di macchina e condizioni sono un'enormità.
Elimina...intanto l'articolo sulla 512S è entrato già nella top-ten dei più letti dall'inizio del blog.
RispondiEliminaCi deve ben essere un motivo...valido!
EliminaCome sempre un ottimo lavoro bellissima, è un piacere finalmente ritrovarti. Sono d'accordissimo per la verniciatura è lo stesso procedimento che adotto io, non mi sono mai piaciute le caramelle
RispondiEliminaDrago
Ciao Umberto,
RispondiEliminada quanto scrivi si evince che hai sostituito i cerchi originali con altri, dato che sono alla ricerca di cerchi per le mie 512S, quali mi consiglieresti di acquistare?
E. Re
Quelli che vedi provengono dalla tasca di Eta Beta.
EliminaOggi non saprei cosa consigliarti, guarda alla produzione Tron oppure Sprint 43, purtroppo attualmente il mercato offre poco mentre, al contrario, sarebbe auspicabile un ritorno al passato.
Forse, è un settore che rende poco, sotto l'aspetto economico.
Meglio non parlare di economia, oggi se le cose non assicurano un guadagno del 200% neanche vengono prese in considerazione.
EliminaImmaginavo che si trattasse di "residuati", ma di quale modello? Vecchi die-cast?
Dovendo risolvere il problema sono disposto a cercarli nelle varie borse e mercati.
Di Tron ho i cerchi per la 330 P4, simili nel disegno ma stretti e con un diverso sistema di fissaggio (non sto qui a spiegarvelo), quelli di Sprint 43 sono piatti.
E. Re
Purtroppo non ne conosco l'origine.
EliminaTieni conto che il mio magazzino ricambi risale al 1978.
Dovrebbero andare bene anche i cerchiruota fatte a suo tempo da BBR e Tecnomodel per le loro 512 S, semprechè si riescano a reperire.
Eliminazapatero
Evviva Umberto!
RispondiEliminaGrazie anche da parte mia. Moooolto interessante e molto da esempio. Per tutto.
Mi permetto (lo so, sono un vizioso!) di ri-suggerire il mio solito argomento: elaborazioni/costruzioni di auto (da corsa) un po' misconosciute, strane, di poco successo, ma degli anni della mia prima giovinezza (1961/1970. Oggi sono nella mia seconda giovinezza!).
Grazie ancora Umberto. A presto!
Andrea De Regis
Ciao Andrea
EliminaHo in cantiere un paio di Porsche 356 che fecero la Carrera Panamericana, su base Brumm. Soliti modelli a costo limitato su cui è consentito far danni senza troppi patemi d'animo. Mal che vada, un bagno nel solvente e tutto torna di nuovo al punto di partenza. Valuterò con l'oste astemiomasoloquandoserve la pubblicazione del pezzo. Si tratta di inediti con decalcomanie italoamericane, entrambi già ia buon punto ma in attesa della busta proveniente da Tom.
Ho inserito un commento sulla 512 forse in un posto inesatto.
RispondiEliminaScusatemi ma non avevo mai scritto su questo blog e sono poco pratico.
Spero che Umberto riesca a leggermi per darmi un suo parere sulla la modifica che ho suggerito; anche perchè, nel provare a farla mi sono accorto che in realtà non è poi così agevole...
Non so se questo forum consente questo tipo di approfondimenti.
Intanto approfitto per fare i complimenti a David Tarallo per questo bellissimo sito!
Ciao Renato
RispondiEliminaPurtroppo non sono in grado di leggere il tuo commento, dove l'hai inserito?