Le famose scatole a scacchi dei kit Starter. Ma il marchio marsigliese poteva sorprendere anche con rare edizioni montate. |
Nella primavera del 1984 uscì in edizione limitata a 150 esemplari la Ferrari 250 TRI/61 vincitrice di Le Mans 1961. |
Il modello era verniciato a bomboletta e nella sua sostanziale semplicità era notevole per precisione ed equilibrio. Un montaggio alla Magnette. |
La storia di marchi come MRF, Record, Starter e Provence Moulage è costellate di piccole stranezze, curiosità ed eccezioni. Nella prima metà degli anni ottanta, Starter era uno dei marchi di riferimento nel settore dei kit speciali 1:43. Gli appassionati ricordano ancora quelle scatole a scacchi bianchi e rossi (talvolta bianchi e blu) che nascondevano modelli che fino ad allora nessuno aveva mai prodotto. Starter era l'attualità ma anche la storia, con la rivisitazione di soggetti che necessitavano ormai di un aggiornamento dal periodo pionieristico degli anni settanta. Di tanto in tanto, come detto, un marchio come Starter si allontanava dalla strada battuta per tentare qualcosa di diverso.
Base in legno e vetrinetta in plastica. |
E' il caso di una serie montata che uscì nella primavera del 1984. In centocinquanta esemplari fu prodotta la Ferrari 250 TRI/61 vincitrice di Le Mans 1961 con Phil Hill e Olivier Gendebien. Un modello fornito con una vetrinetta e base in legno, scatola specifica e un livello di finitura precisissimo per l'epoca ma discreto, lontano anni luce da certe realizzazioni caramellose che già all'epoca si vedevano in giro.
Poche fotoincisioni, finitura minimalista ma molto precisa, particolari ripresi a pennello: uno stile tipico degli anni ottanta ma apprezzato ancora oggi da chi riesce ad andare oltre le apparenze. |
Verniciato a bomboletta alla nitro, il modello era l'ideale proseguimento di certe serie di factory built di MRF, dal montaggio che poteva ricordare nello stile quello di un Jean Liatti.
Il kit uscì successivamente e ci fu chi commentò che non era una strategia onesta nei confronti dei collezionisti. All'epoca, molto meno che oggi, non si aveva ben chiara la distinzione fra kit e factory built, anche perché la maggior parte degli appassionati montava personalmente i propri modelli.
La scatola, specifica, era molto diversa da quella
utilizzata per i kit.
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L'edizione limitata montata da Tim Dyke era considerata il non plus ultra. |
Il modello di Dyke era fornito con la scatola originale del kit e con una ampia documentazione che descriveva la vettura e tutte le modifiche apportate al modello di base. |
La TR/61 riapparve come montato nella gamma Spark negli anni novanta, ma né il livello di finitura né lo "spirito" erano più gli stessi. |
Nel frattempo Tim Dyke aveva realizzato una serie limitata di 250 TRI/61 su base Starter, uscite col suo marchio MPH.
Casuale o dettata da qualche motivo la scelta di produrre scatole a scacchi rosse od a scacchi blu?
RispondiEliminaRicordo anche quelle contenenti due modelli a scacchi bianco verde
Vero. Ora come ora non ricordo se il colore degli scacchi indicasse necessariamente un genere specifico di modello. Certo è che la maggior parte delle scatole aveva gli scacchi rossi.
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