19 agosto 2020

Non solo scatole a scacchi: Starter e la Ferrari 250 TRI/61 Le Mans 1961

Le famose scatole a scacchi dei kit Starter. Ma il marchio
marsigliese poteva sorprendere anche con rare
edizioni montate. 
Nella primavera del 1984 uscì in edizione
limitata a 150 esemplari la Ferrari 250 TRI/61
vincitrice di Le Mans 1961. 
Il modello era verniciato a bomboletta e
nella sua sostanziale semplicità era notevole
per precisione ed equilibrio. Un montaggio alla
Magnette. 














La storia di marchi come MRF, Record, Starter e Provence Moulage è costellate di piccole stranezze, curiosità ed eccezioni. Nella prima metà degli anni ottanta, Starter era uno dei marchi di riferimento nel settore dei kit speciali 1:43. Gli appassionati ricordano ancora quelle scatole a scacchi bianchi e rossi (talvolta bianchi e blu) che nascondevano modelli che fino ad allora nessuno aveva mai prodotto. Starter era l'attualità ma anche la storia, con la rivisitazione di soggetti che necessitavano ormai di un aggiornamento dal periodo pionieristico degli anni settanta. Di tanto in tanto, come detto, un marchio come Starter si allontanava dalla strada battuta per tentare qualcosa di diverso. 

Base in legno e vetrinetta in plastica.


E' il caso di una serie montata che uscì nella primavera del 1984. In centocinquanta esemplari fu prodotta la Ferrari 250 TRI/61 vincitrice di Le Mans 1961 con Phil Hill e Olivier Gendebien. Un modello fornito con una vetrinetta e base in legno, scatola specifica e un livello di finitura precisissimo per l'epoca ma discreto, lontano anni luce da certe realizzazioni caramellose che già all'epoca si vedevano in giro. 
Poche fotoincisioni, finitura minimalista ma
molto precisa, particolari ripresi a pennello:
uno stile tipico degli anni ottanta ma
apprezzato ancora oggi da chi riesce ad andare
oltre le apparenze. 

Verniciato a bomboletta alla nitro, il modello era l'ideale proseguimento di certe serie di factory built di MRF, dal montaggio che poteva ricordare nello stile quello di un Jean Liatti. 
Il kit uscì successivamente e ci fu chi commentò che non era una strategia onesta nei confronti dei collezionisti. All'epoca, molto meno che oggi, non si aveva ben chiara la distinzione fra kit e factory built, anche perché la maggior parte degli appassionati montava personalmente i propri modelli. 
La scatola, specifica,  era molto diversa da quella
utilizzata per i kit.

L'edizione limitata montata da Tim Dyke
era considerata il non plus ultra. 
Ricordo distintamente che chi comprava modelli speciali montati era visto con un po' di sospetto ma proprio in quegli anni marchi come AMR - che con la Ferrari 250 GT California aveva ripreso la linea di modelli venduti solo montati - stavano iniziando a fidelizzare una clientela più facoltosa che potesse individuare in un modello già pronto, venduto dalla casa, un prodotto esclusivo e degno di attenzione indipendentemente dall'offerta del kit. 

Il modello di Dyke era fornito con la
scatola originale del kit e con una
ampia documentazione che descriveva la vettura
e tutte le modifiche apportate al modello di base. 
La 250 TRI/61 tornò come factory built nella produzione Starter montata in Madagascar ma la finitura era molto meno raffinata e il modello guastato da una coltre di trasparente fuori da ogni realismo. 
La TR/61 riapparve come montato nella gamma Spark
negli anni novanta, ma né il livello di finitura né
lo "spirito" erano più gli stessi. 

Nel frattempo Tim Dyke aveva realizzato una serie limitata di 250 TRI/61 su base Starter, uscite col suo marchio MPH

2 commenti:

  1. Casuale o dettata da qualche motivo la scelta di produrre scatole a scacchi rosse od a scacchi blu?
    Ricordo anche quelle contenenti due modelli a scacchi bianco verde

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    1. Vero. Ora come ora non ricordo se il colore degli scacchi indicasse necessariamente un genere specifico di modello. Certo è che la maggior parte delle scatole aveva gli scacchi rossi.

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