13 giugno 2019

Speciale Le Mans parte 6: A proposito di Spark

Premesso che l'ultima volta che ho scritto qualcosa che iniziava per "A proposito di..." qualcuno ha preso parecchio d'aceto, riprendiamo il filo parlando di Spark. Inutile dire che ormai è l'unica cosa modellistica che sopravvive, a parte qualche sporadica presenza di basso ordine di cui vi daremo notizia in uno dei prossimi post. La poca gente che c'è quest'anno a Le Mans sembra entrare tutta nei vari punti vendita Spark, tanto sono affollati. Soprattutto quelli con lo zaino da Everest che si girano di scatto rischiando di darti un colpo che neanche Tyson se gli dicessi che ha la mamma introcchia. Spark domina e non potrebbe essere altrimenti. Hanno ovviamente portato tutte le novità e anche di più, comprese alcune edizioni limitate per paesi esotici, come la Porsche 917K Gulf del film di McQueen o un'incredibile Martini-Renault Mk22 Formula 2 di una gara giapponese del 1978 (pilota il campione europeo Arnoux). Il modello, oltre ad assomigliare in modo abbastanza impressionante al vecchio ma bellissimo X-Tenariv, e del resto non c'è nulla di cui sorprendersi, prelude forse al fatto che Spark stia finalmente prendendo in considerazione tutta quella generazione di Formula 2 che appunto Viranet aveva toccato ai tempi, con risultati di grande livello (March, Martini, Chevron, Kauhsen). A parte questo, abbondano nelle vetrine gli 1:18 e anche gli 1:8, che costituiscono l'élite della produzione Spark. Accanto, l'entry level, ossia i MileziM che hanno definitivamente preso piede, anche se con scadimenti qualitativi abbastanza preoccupanti: le idee sono originali, ma basti osservare i parabrezza che si staccano sulle Renault 8.

D'accordo che sono fatti in Madagascar, ma ci vorrebbero dei controlli un po' più rigorosi. L'esigenza di contenere il prezzo finale sotto i 40 euro impone delle scelte produttive che finiscono per andare in contrasto con gli standard del collezionista medio.











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