22 giugno 2019

Il topos oggi: banalità, luoghi comuni, semiotica e social network. Una provocazione


A volte i libri si inseguono. Stavo cercando l'altro giorno  la ristampa di un saggio pubblicato all'inizio degli anni ottanta sulla linguistica da Tullio de Mauro e vicino al volume che volevo acquistare ho trovato il libro di Stefano Bartezzaghi pubblicato da qualche mese per i tipi di Bompiani e intitolato Banalità, luoghi comuni, semiotica, social network. Che c'entra tutto questo con un blog di automodellismo-automobilismo? C'entra eccome. Questo blog è nato nel 2012; da quei tempi, un'eternità per i ritmi del web, Facebook e gli altri social hanno vissuto un'escalation da far sembrare superata l'idea stessa di blog. E ancora, gli stessi Facebook e compagni hanno finito per imporre delle norme semantiche, dei topoi (l'ho scritto apposta nel testo per incasinarvi col greco antico), degli schemi di pensiero che sono allo stesso tempo modernissimi e antichissimi, affondando le loro radici nei meccanismi della retorica antica. Se non ci credete, leggete il saggio di Bartezzaghi, possibilmente insieme alla Retorica antica di Roland Barthes, uscito nell'ormai lontano 1970 ma ancora attualissimo. Nel nostro piccolo mondo dell'automodellismo questi schemi retorici e questi luoghi comuni si ripropongono pari pari nei vari gruppi. Non è sorprendente, sarebbe strano il contrario. Ma mi sono venute in mente le tiritere che tediano i lettori di Facebook e le instancabili discussioni che nascono da presupposti verosimili: non vi viene in mente Aristotele quando si parla di verosimile? E via andare, fra Fanalate ne abbiamo?, edicolosi, resinosi e decals tabaccaie. Frammenti di un discorso aggressivo, schegge che esplodono insieme alle bombe degli insulti e dell'aggressività trionfante. Non rimpiango di aver aperto il blog, almeno posso scrivere quello che mi pare senza che nessuno mi chiede se di fanalate ne abbiamo. E per essere sinceri nessuno degli sgrammaticati, sgangherati, fanatici, faziosi e miocuggineschi frequentatori di certi gruppi mette piede qui. Quelli che si estasiano di fronte alle Burago degli anni ottanta. Mi direte che ogni generazione ricerca il proprio paradiso perduto. Ma ve lo posso assicurare, ai tempi le Burago erano considerate emerite schifezze, giocattoli approssimativi per bambini cialtroni. Quando gli attuali italioti erano bambini dell'elementari, i loro coetanei tedeschi, svizzeri o olandesi giocavano con gli Schuco o con i Gama, sul fondino dei quali erano riprodotte schematicamente le caratteristiche tecniche delle varie versioni. Si formavano una cultura automobilistica di base con le cartine del Quartett. I nostri invece si ingaglioffivano con i Reel filoguidati. Poi da adulti hanno imparato a idolatrare la Delta Integrale, pensando che le vetture che vincevano nei rally fossero le stesse che si trovavano per strada, il cui telaio fletteva come una sottiletta. Oggi queste generazioni si scafazzano a vicenda sul gruppo di Laudoracing urlando e berciando come dei quadrumani da stadio. Ce li siamo coltivati e questo è. Come dite, vado fuori tema? So che è un thread intollerante e semirazzista, ma tant'è. Quasi quasi rimpiango i ricconi californiani che scrivono Rosselini pubblicando i capolavori montati dalla suberìa.