Ultimo numero di AutoModélisme. No, non nel senso di ultimo numero dell'anno (anche), né del numero più recente (anche), ma proprio nel senso di ultimo di una serie. Col gruppo Hommell in liquidazione giudiziaria, AM cessa le sue pubblicazioni. Le speranze sono quelle di trovare un editore che possa continuare la serie, ma ho l'impressione che non sarà domani. Di sicuro, alla direzione della rivista non ci sarà più Alan Geslin, arrivato undici anni fa a sostituire Jean-Marc Teissedre che si era giustamente anche un po' rotto le scatole. E' una rivista con la quale ho collaborato anch'io, per diversi anni, ed è stata un'esperienza indubbiamente piacevole. Jean-Marc Teissedre, di passaggio a Firenze con la moglie, era andato a trovare Umberto Codolo, che con la BAM collaborava da lungo tempo. Fu nel laboratorio di San Mauro a Signa che mettemmo giù la prima lista di possibili argomenti da trattare. E di soggetti ce n'erano: a parte le visite ad artigiani e modellisti italiani (qualche esempio? Fabrizio Pitondo, Ugo Fadini, Roberto Quaranta, BRM) che i redattori francesi ben difficilmente avrebbero potuto raggiungere, mi occupavo di storia, con gli articoli di documentazione e con le schede fotografiche. Sono felice di aver dato anch'io, nel mio piccolo, un contributo a questa rivista che pur con tutte le sue pecche mancherà ai nostalgici della carta. Posso dire peraltro che l'aria di crisi si respirava già dal 2009. Ricordo una conversazione con Jean-Marc nella sala stampa del circuito di Barcellona, in cui lui simulava con le mani la chiusura dei "rubinetti" da parte della proprietà. C'è voluto un altro decennio e un'epidemia ad ammazzare AutoModélisme e con AutoModélisme anche molte delle riviste di Michel Hommell (AutoHebdo è già stato ceduto svariati mesi fa a Calmels). E così si chiude. L'ultimo numero propone argomenti simpatici ma sarebbe quasi pleonastico farne la disamina. Speriamo di potervi presto dare notizie migliori. Quella scritta "Spécial fetes", tradizionale titolo del numero di fine anno, a questo giro mette una discreta malinconia.
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