Ci voleva questo assurdo 2020 per far arrivare la Formula 1 al Mugello e farla tornare a Imola, dove mancava dal GP di San Marino 2006. La F.1 ritrova circuiti veri, anche se non c'è da sperare che lo scenario possa ripetersi in tempi normali (ammesso che ritornino tempi normali, ma questo è un altro paio di maniche). Gli effetti benefici si sono visti, soprattutto al Mugello, dove abbiamo assistito a una gara incerta e spettacolare, per lo meno diversa da quelle cui siamo abituati da tempo. Imola corteggiava la Formula 1 da molto. Anche il Mugello lo faceva da almeno quindici anni, ma Imola aveva condotto questa specie di lotta contro i mulini a vento con meno speranze, meno mezzi, quasi spinta dalla forza di una tradizione che rischiava di affievolirsi. Eppure, anche nel periodo successivo alla perdita del GP di San Marino, non erano mancati tentativi più o meno ambiziosi.
Il ritorno della F.1 sul Santerno mi ha fatto pensare ad un ormai lontano giorno di settembre del 2008 in cui venne presentata ai giornalisti la nuova gestione dell'autodromo, che aveva riaperto giusto qualche mese prima con lo slogan "piedi per terra e cuore nel vento".
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Imola, 4 settembre 2008: Ezio Zermiani augura nuova vita a Imola. Accanto, Fabio Ravaioli, all'epoca responsabile della comunicazione del WTCC (foto David Tarallo) |
Ricordo che feci anche un colloquio a Milano per il ruolo di capo ufficio stampa, e fu proprio in occasione di alcuni test del WTCC, nel settembre del 2008, che mi resi conto di cosa avevo rischiato. Benedissi il mio stellone e mi godetti la presentazione del nuovo corso in una delle sale della palazzina sopra ai box. In quelle stesse ore, gente come Gabriele Tarquini e Alex Zanardi macinava chilometri in previsione della gara in programma a fine mese (ebbi anche l'opportunità di fare qualche giro con Tarquini sulla Seat Leon). Alla presentazione intervenne Ezio Zermiani, che ci intrattenne con un bel discorso sull'importanza "culturale" e umana dei circuiti veri, quelli storici. Quasi alla fine ci sorprese con una delle sue uscite pacate ma decise: "Vedrete, prima o poi la Formula 1 tornerà sulle piste di un tempo, perché di queste piste ne ha un bisogno estremo". Eravamo già in piena era dei circuiti Mickey Mouse e sinceramente non vi fu chi, pur essendo d'accordo con Ezio sullo squallore di certe piste del calendario di F.1, non dubitò di quella che sembrava essere più che altro la boutade di un inguaribile nostalgico. Com'è andata, lo sappiamo. Abbiamo visto la F.1 ovunque: nel deserto, nelle città di qualche strano stato, su Marte, sulla Luna. Ma la Formula 1, a Imola, alla fine c'è tornata, anche se in un rileccatissimo circuito ormai irriconoscibile rispetto a quello delle immagini ruspanti con la gente strabordante, appollaiata ovunque, sotto il sole primaverile. L'immagine di un'Italia che non esiste più. L'idea di straniamento è stata ulteriormente accentuata dalle tribune deserte imposte dal regime sanitario ma ho voluto ricordare ugualmente Zermiani e la sua profezia. No, più che una profezia fu una speranza, magari anche ingenua nella sua estemporaneità. A volte i sogni si avverano, anche se raramente nel modo in cui ci immaginiamo.
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