24 luglio 2019

Una collezione... sintetica. Alcune idee per qualcosa di un po' fuori dagli schemi (o no?)


In questi giorni mi diverto con i video del canale Youtube di Greg dedicati ciascuno alla storia di un modello particolare di auto. In dieci-quindici minuti si spiegano i come e i perché, le caratteristiche fondamentali e l'evoluzione di vetture che in un modo o nell'altro hanno fatto la storia dell'automobilismo. Sportive e non sportive, europee, americane, giapponesi... insomma quelle che hanno lasciato una traccia, anticipato una tendenza, inaugurato una moda, innovato tecnologicamente. Macchine iconiche, si potrebbe dire, dalla Mini alla Mazda Mx-5, dalla Honda Integra alla Dodge Viper. Guardando questi video mi sono chiesto: e se uno decidesse di allestire una vetrina di modelli (rigorosamente 1:43, l'1:18 è per i trogloditi moderni) che ripercorressero un po' la storia dell'automobilismo, diciamo dal dopoguerra a oggi? Sarebbe un'opera di estrema sintesi ma straordinariamente pregnante. L'esatto contrario di certe collezioni dove vedi duecento modelli con la stessa livrea o centocinquanta Porsche 911 Carrera RS (se collezioni solo Porsche magari una selezione molto larga è giustificata, anche per rappresentare l'attività degli innumerevoli team privati, una storia nella storia; ma intendevo il caso in cui si oltrepassano i limiti per sforare nel parossismo). Una volta su Facebook mi imbattei nelle foto della collezione di un matto che aveva diverse centinaia di Ferrari 360 Modena, in tutte le salse. Ma che senso ha? Secondo me queste sono degenerazioni patologiche, di qualcosa - il collezionismo - che già di per sé indica che tanto a posto non sei. Figurati se ti metti ad accumulare centinaia di modelli tutti uguali, perdendo di vista, in questo caso, l'idea generale. Poi ognuno fa come gli pare, eh. Ci mancherebbe.

Però forse non è inopportuno a volte tentare operazioni che invece che verso la moltiplicazione molecolare di un tema, cercano di riassumere e di dare un senso a una raccolta. Del resto è quello che la maggior parte dei musei fa, anche quelli più specialistici. Al museo Porsche di Zuffenhausen c'è una sola 935, mica quaranta (anche perché lo spazio non basterebbe, ma anche se bastasse penso che gli allestitori lo riempirebbero con altro). Sono i collezionisti ad essere ossessionati dalla sommatoria come se fossero classificatori di insetti. Tornando all'idea originaria, perché quindi non tentare di chiudere il cerchio scegliendo ed esponendo trenta, quaranta, cinquanta modelli al massimo che rappresentino l'evoluzione tecnologica, sociale e culturale dell'era contemporanea? Delle auto più famose ci sono tante riproduzioni. Proverò in futuro a buttar giù una lista di una possibile collezione-tipo, dalla duplice funzione modellistica e decorativa. Qualcosa di "universale", tale da attrarre l'attenzione anche di ospiti o amici che magari non hanno mai degnato di uno sguardo un modello in scala ridotta. Una campionatura dove l'occhio non si disperda ma venga attirato dalla pluralità di forme e di funzioni. Un ritorno alle origini? Forse.

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