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28 luglio 2019
Focus: Toyota Celica LB Turbo Gr.5 Schnitzer Zolder 1977 Ertl di Spark (S7700)
Nella storia del Gruppo 5 ci sono tante vetture che pur non avendo ottenuto risultati particolarmente eclatanti, sono rimaste nella memoria degli appassionati e hanno anche avuto molta fortuna tra i fabbricanti di modelli. Fra queste vi è la Toyota Celica LB Turbo Gruppo 5, che prese parte al DRM nel 1977 e nel 1978, unica auto non tedesca in griglie dominate da Porsche 935 e BMW 320. Per il suo aspetto futuristico e per lo stesso fatto di essere un'auto "esotica", la LB Turbo Gruppo 5 è l'esempio tipico dello scollamento fra risultati e persistenza nella memoria, complici anche le tante riproduzioni in scala che si sono affacciate sul mercato già dalla fine degli anni settanta. Tutti ricorderanno i kit in plastica Tamiya: addirittura, in questo caso, il marchio giapponese uscì con due modelli, uno in 1:20 e uno in 1:24, con versioni e livelli di dettaglio diversi fra loro. La foto dei kit montati della Celica LB Silhouette è da sempre una presenza iconica nei cataloghi della Tamiya. Nel mondo degli artigiani ci pensò presto Minichamps-Danhausen, con un kit in metallo bianco in linea con gli standard dell'epoca: i dettagli erano ovviamente un po' approssimativi, ma con un minimo di lavoro si poteva ricavare un modello più che decoroso. La fortuna della Celica proseguì anche a livello di giocattoli, con varie riproduzioni di Tomica (ancora un marchio nipponico) e con alcune slot in 1:32. Il ritorno nell'1:43 si ebbe agli inizi degli anni duemila col modello Ebbro, offerto sia nella livrea blu del 1977, sia in quella rossa e bianca del 1978, proposta anche nella configurazione evoluzione con coda più lunga e altre modifiche aerodinamiche.
L'Ebbro, per gli anni in cui uscì, era un modello che si collocava al top dei livelli dei diecast: finiture di ottimo livello, decorazioni perfette, ruote tutto sommato accettabili e interni ben rifiniti. Passati quindici anni, però, era ovvio che per gli appassionati del gruppo 5 ci volesse qualcosa di meglio, adeguato ai tempi.
Fra le ultime novità di Spark, vi è finalmente la Celica Gruppo 5, riprodotta nella versione Zolder 1977. In quella gara, fuori campionato, Harald Ertl ottenne una delle pochissime vittoria nella storia sportiva della LB Turbo preparata da Schnitzer. Sull'auto vera ci sarebbe molto da dire, ma non è forse questa la sede. Basti ricordare che dopo l'esperienza del DRM, la macchina andò in Giappone dove si trova tutt'oggi (sembra sia stata ritrovata in condizioni originali ma critiche in una specie di rimessa per auto rottamate).
Lo Spark (catalogo S7700) è in resina e presenta tutte le caratteristiche richieste dai resincast odierni: le linee sono state ben riprese e il modello è molto meno tozzo dell'Ebbro, che peccava un po' per le sue forme esagerate. La verniciatura è fine e non troppo lucida, uniforme e priva di ogni difetto. Davvero ottimi gli interni, dove tutto è stato riprodotto con dovizia di particolari: il piantone dello sterzo col cruscotto in posizione arretrata, il rollbar a gabbia di colore blu, i rinforzi sul telaio, la pedaliera e altri dettagli che risaltano bene sulle superfici verniciate in alluminio satinato. I vetri laterali sono applicati senza alcuna sbavatura e da vivo si nota il taglio in corrispondenza della giunzione fra la portiera e la seconda luce laterale. Ben applicate le decals, che in questo caso non si fanno troppo criticare per la scelta tecnica di Spark di accorpare più loghi, anche distanti tra loro, in un unico film. Gli sticker sono pochi e l'effetto-patacca è scongiurato, con l'eccezione delle due scritte laterali KKK Turbolader e Shell, stampate in un solo elemento. L'effetto plasticoso dei cerchi è stato evitato con la verniciatura in alluminio: l'effetto è notevolmente più convincente, a testimonianza che qualcosa si può fare anche senza avere a disposizione ruote tornite. D'accordo, ci sono vetture (vedi alcune Gruppo C anni 80) che presentano cerchi molto brillanti, ma la cromatura che Spark dà ai cerchi non è mai troppo convincente: forse anche in quei casi una passata di trasparente - magari lucido - potrebbe attutire il bruttissimo effetto plasticaccia. In ogni caso la Celica ne è esente, proprio per il particolare trattamento satinato, meglio così. Satinato è pure lo spoiler posteriore.
Alcune fotoincisioni danno ulteriore finezza al modello: tergicristallo, ganci di chiusura del cofano motore e del portellone posteriore, griglie varie e poco altro. L'idea è quella di un generale equilibrio, ed è ciò che conta. Inutile infarcire modelli di fotoincisioni se poi l'effetto finale è poco uniforme o addirittura sgraziato. E' questo un concetto che alcuni fabbricanti di modelli speciali (Renaissance, uno fra tutto, ma se ne potrebbero citare altri) non hanno mai perfettamente assimilato. Belli i fari carenati, con le protezioni in plexiglass montate come meglio non si potrebbe. Ottimo anche l'effetto di cromatura attorno le due due modanature laterali.
Questa Toyota Celica Gruppo 5 di Spark rappresenta bene il livello raggiunto dagli attuali produttori di resincast. In modelli come questo non c'è un particolare fuori posto e lo sforzo di esattezza storica è tangibile. Visto che ormai possiede il master, non c'è dubbio che Spark continuerà a sfruttare questo soggetto, facendo uscire magari versioni finora inedite ma non meno interessanti. Come detto, la vettura ebbe una carriera abbastanza breve ma non mancarono gli sviluppi.
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