Ospitiamo un contributo di Claudio Govoni, che affronta un argomento tabù per le riviste del settore: lo smontaggio di uno dei modelli che vanno per la maggiore per analizzarne le caratteristiche costruttive. Questa operazione era stata fatta qualche tempo fa in questo blog con una BMW di Spark, ma stavolta Claudio ha portato ancora più avanti l'analisi, non limitandosi a smontare i pezzi avvitati o le principali componenti incollate, ma smontanto tutti o quasi i pezzi del modello, vetri e minuteria compresa.
Qualche post fa, David ha sollevato il problema della
resistenza nel tempo dei modelli montati nelle factory cinesi come New Ace.
Ritengo che il problema possa estendersi a molti altri
prodotti modellistici e, come sa chi colleziona automodelli già montati, è già
capitato che si verificassero, in passato, problemi di tenuta dei pezzi su
modelli anche di fascia medio alta.
E' stato ad esempio il caso di cedimenti nell'assemblaggio
delle parti trasparenti in alcune delle prime referenze Look Smart.
Ho sentito voci, per la verità non confermate da
testimonianze dirette, che il problema sussista anche sui BBR assemblati in
Cina, serie BBR – Concept 43 per intenderci.
Se cede un LookSmart, può cedere, se un BBR può cedere,
cosa possiamo aspettarci da un più economico resicast?
A tal proposito ho voluto testare di persona un resicast di
True Scale – Fujimi, presente sul mercato da relativamente meno tempo della
concorrente Spark.
Specifico che il test non prende in considerazione la
fedeltà della riproduzione o della specifica versione e neppure la pulizia di
montaggio, ma solo la “qualità costruttiva”, intesa come probabilità che il
modello duri nel tempo.
Come fare quindi uno stress test della qualità di un
prodotto del genere?
Al di là dell'analisi superficiale ho pensato che
l'approccio migliore fosse quello del bambino molesto.
Il bambino molesto smonta tutto, non solo quello che è raggiungibile
con le viti.
Il bambino molesto mette a dura prova il suo giocattolo
nuovo.
Il test quindi, per certi versi brutale, è consistito nello
smontare completamente o quasi una Ferrari 458 GT2.
Dico quasi perché alcuni pezzi si sono rivelati incredibilmente
tenaci ed ho rinunciato a smontarli per non rovinare troppo il modello, che in
futuro dovrà essere modificato, riverniciato e ridecorato e poi rimontato.
Non voglio, tuttavia, anticipare più di tanto.
Procediamo con ordine.
A prima vista il modello sembrerebbe molto poco robusto. I
pezzi riportati in fotoincisione sono numerosi e sottili.
In realtà, appena lo si prende in mano, si capisce che è ben
fatto e più tenace di quello che suggerisce una prima occhiata.
Innanzitutto, molte griglie fotoincise che temevo potessero
staccarsi da lì per lì, sono in effetti appoggiate ed incollate sul pieno.
La scelta è per certi versi strana, perché essendo griglie
passanti, ci si aspetterebbe che dietro avessero dei vuoti per valorizzarle.
D'altro canto, però, questo conferisce all'insieme una solidità non
trascurabile.
Ribaltando il modello, si trova un fondino in plastica,
probabilmente ABS, analogamente a quanto già rilevato da David per i modelli Spark.
Questo dovrebbe garantire che in futuro questo particolare del nostro resincast
non soffrirà di metal fatigue o altre spiacevoli sorprese.
Gli interni presentano relativamente pochi pezzi, tutti
fissati al pianale con colla tenace, probabilmente bicomponente. Unica
eccezione, il cambio in fotoincisione, che si stacca dalla sua sede appena lo
sfioro.
Non ho (ancora) disassemblato completamente la zona motore,
ma sembra sia stata utilizzata la stessa colla del cockpit, conferendo
all'insieme una robustezza non indifferente.
Il cruscotto, poi, è incollato alla scocca con un uso
generoso del medesimo adesivo, rendendo particolarmente difficile l'operazione
di smontaggio senza causare danni.
A parte il volante, rilevo che tutti i particolari del
cruscotto stesso sono stampati direttamente sul pezzo e non riportati.
Meno cose che si possono staccare, quindi.
Inutile preoccuparsi della tenuta dei pezzi del roll bar: è
in gran parte stampato solidale alla carrozzeria.
All'esterno, la prima cosa che cedono sono le antennine, in
particolare quella sul tetto, che sembra quasi appoggiata.
L'alettone posteriore si rivela invece compatto e robusto.
Staccarlo dai sostegni richiede l'applicazione di una certa forza.
I sostegni stessi, tanto per cambiare in fotoincisione,
possono essere rimossi solo agendo con una pinza e un certo grado di brutalità.
Le parti trasparenti sono sottili e non particolarmente
resistenti, ma non credo che quando sono state progettate qualcuno pensasse a
dimensionarle per poter essere smontate facilmente.
Quello che conta è che sembra quel tipo di acetato bello
trasparente che resiste per anni all'ingiallimento.
Non penso ci sia da aspettarsi nemmeno distacchi proditori
del trasparente dalla cornice. I vetrini sono fissati lungo il bordo superiore
e laterale, mentre sul bordo inferiore non c'è adesivo, ma di nuovo è stata
usata una colla piuttosto robusta (nota importante: se intendete cimentarvi
nello smontaggio di un modello del genere, sappiate che difficilmente i
trasparenti ne usciranno integri. Siate pronti a ricostruirli).
Molto meno robusto si rivela il fissaggio delle coperture
dei fari anteriori, che, tra l'altro, non sono realizzate in plastica
trasparente gialla, ma in incolore verniciata di giallo.
Questo potrebbe forse determinare, nel tempo, il distacco o la scheggiatura di
parte della vernice.
Tenacissimi gli specchietti, nonostante l'aspetto esile.
Riguardo alla finitura del modello vero e proprio, in primo
tempo ho immerso il modello in acqua per vedere se le decals si staccavano.
Non avendo fatto una piega, ho dedotto che fosse stata stesa
una mano di trasparente per sigillarle.
In effetti, ho poi realizzato che l'intero modello è coperto
da una strana pellicola lucida e sottile, che sembra quasi vinile.
Tirandola, si stacca a pezzi, insieme alle stesse decals.
E' una finitura che non avevo ancora visto, la cui qualità
nel tempo non so giudicare.
La vernice sottostante appare lucida e spessa e piuttosto
dura.
E' plausibile che sia la classica vernice uretanica industriale.
Ho provato a grattala in qualche punto, per rendermi conto
di come è stata stesa.
Dal momento che anche la resina del modello è bianca, non
riesco a capire con certezza se è stata stesa su un sottile fondo bianco o
direttamente sul modello.
In ogni caso, sembra tutt'altro che prona a saltare via o a
scheggiarsi al primo tocco.
A fine test emergono tre cose.
Innanzitutto, che è composto da veramente tanti pezzi.
Saranno ottanta, forse più. Data la fascia di prezzo, mi aspettavo meno. Sono
rimasto piacevolmente sorpreso.
Ovviamente, questo fa nascere un'altra domanda: se il prezzo
è medio/contenuto, se la qualità della presentazione è discreta (basetta di
legno verniciato con targa di metallo e ampia vetrinetta, se i particolari da
montare sono molteplici, se le royalties da versare alle case automobilistiche
sono quelle che sono, dove sta il margine del produttore?
Non mi è sembrato un “prodotto al risparmio”, quindi o mi è sfuggito qualcosa,
o la tiratura è sufficientemente elevata da garantire le dovute economie di
scala, o chi lo assembla è pagato con la proverbiale ciotola di riso. Vi farà
sorridere, ma considero, nella scelta di un prodotto, anche l'aspetto etico.
Perché su beni voluttuari preferisco pagare qualche euro in più che rendermi
complice di uno sfruttamento indegno. Vorrei che le case produttrici facessero
chiarezza se questi prodotti vengono confezionati nel rispetto di un minimo di
etica.
La seconda considerazione è che è un modello che potrebbe
essere dato in mano a un bambino in età scolare – diciamo di dieci o undici
anni, non meno – e uscirne vivo.
Forse perderebbe gli specchietti o le antennine, ma ci si
potrebbe quasi giocare senza paura.
Lo confesso: fossi un impallinato di slot, forse tenterei di
montare la carrozzeria su una scocca e portarla in pista, e non avrei paura di
vederla eccessivamente danneggiata.
La terza considerazione, penso la più attinente al tema
trattato è quanto, in sintesi, può durare il nostro modello senza rovinarsi e
senza iniziare a perdere pezzi.
Una stima è difficile, ma azzardo che, per dieci o quindici
anni, si possa avere in collezione un oggetto senza difetti.
Su un periodo più lungo non ci scommetterei, ma due o tre
lustri sì.
Può sembrare molto, ma la mia Ferrari 365 BB AMR ha più di trent'anni e per
molti versi sembra uscita dalle mani dell'assemblatore ieri.
Chissà se un modello come il Fujimi esaminato può anche
lontanamente avvicinarsi a un traguardo del genere....