Le due Alfetta 1.8, prima e seconda serie. Colori neutri che valorizzano le linee pure di questa berlina anni settanta. |
Credo che il blog non debba perdere definitivamente quello spirito diaristico che forse in questi anni ha un po' smarrito, magari per forza di cose. Man mano che un sito di informazione si evolve, acquisisce forse una maggiore oggettività, che a volte coincide con una maggiore freddezza. E' inevitabile. Ma non era solo per informare in modo imparziale che il blog nacque nel 2021. Nacque piuttosto come documentazione di un percorso personale, certo nella speranza che tale itinerario potesse essere utile a qualcuno, ma anche con quello spirito indipendente e soggettivo che può contraddistinguere una raccolta di commenti e impressioni. Qualcuno di voi ricorderà certi thread che alimentarono discussioni, forse anche polemiche, che mi illudo contribuirono a chiarire alcuni aspetti che fino a quel momento non erano stati affrontati con sufficiente approfondimento. Ci troviamo attualmente in un periodo in cui i temi modellistici possono apparire quantomeno futili, così come irrimediabilmente bizantini potrebbero sembrare i confronti "generazionali" fra una tipologia di modello e l'altro, che molti lettori, anche i più giovani, mostrano peraltro di apprezzare. Stasera vorrei presentare alcuni recenti lavori di Fabrizio De Gennaro. Si tratta di montati su base kit Tron, ormai un po' datati ma sempre validi. Seguire questi montaggi ha permesso di apprezzare alcune caratteristiche di questi modelli che rappresentano bene quella tradizione italiana degli speciali che tutt'altro che morta.
Originariamente dotati di livree e accessori per realizzare versioni Carabinieri e Polizia, i kit sono stati invece montati con allestimenti civili. Le Alfetta sono delle 1.8 prima e seconda serie; all'inizio, l'intento era quello di ottenere una 1.8 e una 1.6 ma quest'ultima versione era incompatibile con i paraurti forniti nel kit, con i rostri stampati in corpo unico, impossibili da eliminare senza danneggiare la nichelatura. Ne sono quindi venute fuori due interpretazioni della 1.8, in colori classici che ne esaltano le forme semplici ed eleganti. La Giulietta prima serie è stata invece verniciata in un più sofisticato "luci di bosco metallizzato", con una combinazione di interni coerente con la tinta della carrozzeria, il tutto riprodotto seguendo la documentazione dell'epoca. In questo caso è stata ricostruita tutta la vetratura laterale, poiché l'acetato del kit, stampato malissimo, era pieno di macchie e tracce varie (cosa abbastanza frequente con i termoformati, ma in questo caso i difetti erano davvero troppo evidenti per non intervenire). Mi sono divertito a fotografare le due Alfetta sul libro del Fusi, un classico del suo genere, mentre per la Giulietta lo sfondo è quello delle... istruzioni del kit. Credo che a fronte di una produzione cinese che spessissimo scivola sulle proverbiali bucce di banana, i kit nostrani possano costituire un'alternativa (di nicchia, ma pur sempre un'alternativa) per mettere in collezione modelli storicamente corretti. Siamo lontani dalle sofisticazioni che oggi ci offrono i resincast ma il colpo d'occhio di queste tre Alfa realizzate e montate "qui da noi" è qualcosa in grado di regalare un'emozione. E non mi pare poco. La Giulietta di Tron Models tradisce la sua
parentela col Mebetoys. Qualcuno ricorda
le produzioni limitate di Mario Barteletti proprio
su base Mebetoys?
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