13 ottobre 2020

La storia di Provence Moulage, parte 2: gli anni ruggenti

Provence Moulage Parte II

A cura di Umberto Cattani e David Tarallo

Foto Umberto Cattani-David Tarallo

[la Parte I di questa storia potete leggerla a questo link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/09/provence-moulage-ricchezza-e-nobilta.html

Link della parte III: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2021/04/la-storia-di-provence-moulage-parte-3.html]

Gli anni ruggenti

Abbiamo lasciato Xavier de Vaublanc in piena bagarre per affermare il suo marchio sul mercato. La concorrenza è agguerrita, sono ancora tanti i modellisti che non digeriscono affatto l’uso della resina, preferendo il metallo, ritenuto un materiale più nobile anche se tanti produttori ricorrono a secchiate di piombo per contenere i costi, trascurando i danni per la salute e la tendenza a cristallizzare di questa lega, ma questo è un tema che potremmo analizzare più dettagliatamente all’interno del blog qualora l’argomento destasse interesse tra i lettori. 

Nel tempo la scatola che conteneva
i kit cambiò. Dal cartone ondulato si 
passò a un involucro più raffinato,di colore
diverso, mantenendo comunque le stesse
dimensioni. La Porsche 956 Gr.C non era una
copia del modello Record o Starter, ma una
creazione del tutto originale. 
Ricordo un amico che detestava la resina perché, quando prendeva un modello in mano, doveva sentire il peso, quantificare la sostanza, giustificare la spesa, come se un modello andasse venduto non in base alle sue qualità bensì al progressivo innalzarsi dell’ago della bilancia.  Naturalmente artigiani come André Marie Ruf oppure firme quali Western Models potevano soverchiare la concorrenza grazie a leghe eccellenti, ma il costo dei loro kit era sensibilmente superiore. L’uso della resina poliuretanica, quella per capirci infrangibile, fu introdotto da Record sul finire degli anni settanta. Molti ancora ricordano l’odore pungente di questo materiale di colore caramellato, posso a tal proposito testimoniare di  una vetrina personale che, essendo quasi a chiusura stagna, ogni volta che viene aperta sparge per l’aria un profumo non proprio invitante, anche a distanza di tanti anni.

Un secondo catalogo venne dato 
alle stampe. All'interno si trova una
rassegna di modelli elencati in base alla 
casa madre. Inizia Peugeot, mentre l'ultima
pagina è dedicata ad alcuni marchi
artigianali con i quali 
Provence Moulage collabora. 
Parte del successo di Provence Moulage è riferita all’ingresso come collaboratore esterno di un prototipista molto preparato, Patrick Cornu. Dopo un’esperienza lavorativa ad Automany, l’artigiano di Nantes nel 1986 approda in Provenza se non fisicamente, almeno con i suoi preziosi master. Il primo prototipo è la Nissan R86V, protagonista della 24 ore di Le Mans dello stesso anno cui seguiranno negli anni centinaia di master; saranno infatti oltre 560 le referenze realizzate per conto della marca di Aubagne. Potendo contare su un volume di affari sempre più importante, Xavier de Vaublanc decide saggiamente di lasciare i vecchi locali, divenuti nel frattempo troppo piccoli, per istallarsi in uno spazio molto più ampio di circa 400 m2. situato in Boulevard de Roux, sempre a Marsiglia. 

Dopo i fasti delle decalcomanie Cartograf, Provence
fece ricorso a Virages, una casa francese che produceva
quantitativi minimi di trecento pezzi. Il mercato
si stava affievolendo e i cinquecento foglietti
pretesi e imposti dalla ditta bolognese 
iniziavano a essere troppi. 
Nel 1987, a Provence Moulage viene affiancato il marchio Sibur, sancendo così l’apertura di nuovi orizzonti intesi come scale di riproduzione. Accanto alla classica 1:43, si alternano quindi altre dimensioni come l’1:50 o l’1:87. 

Tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta, 
Tim Dyke dimostrò cosa era possibile tirar fuori
da un kit Provence Moulage. Le sue serie limitate, 
basate spesso sui kit del marchio Provence, erano
ricercatissime e raffinatissime. 
Facendo riferimento al 1987, è possibile snocciolare alcuni dati. Le referenze a catalogo sono circa 240, molti kit rapidamente esauriti sono ristampati dopo la tiratura iniziale di 500 pezzi, imposta da Cartograf che da qualche tempo affianca la produzione di Provence Moulage. 

Jaguar XJR14 Gruppo C. Per il marchio
inglese, Xavier de Vaublanc aveva un occhio
di riguardo. Il kit in questione, montato 
da poche settimane, svela come si sia
mantenuto nel tempo, a distanza di quasi
trent'anni. 
Il costo di una scatola di montaggio è di 42.500 lire, la stessa cifra richiesta da Starter, Mini Racing, Tenariv e Record. Un nuovo catalogo è disponibile, contiene naturalmente una rassegna della produzione con piccole foto di ogni modello, tutte a colori. Un paio di pagine sono destinate a box pubblicitari, utili per coprire le spese di pubblicazione. Non che Xavier de Vaublanc avesse necessità di ricorrere a sponsor munifici ma si deve riconoscere all’imprenditore marsigliese una sempre attenta ed oculata  gestione aziendale. Pur se stretta dalla concorrenza, soprattutto interna ma anche italiana, Provence continua a crescere d’importanza e di fatturato. 

Alfa Romeo Giulietta 1600 Hard Top. Angelo
e Paolo Tron bussarono a più riprese alle
porte di Provence Moulage. La casa francese
provvedeva con stampate in resina e prototipo. 
Ai particolari, invece, pensavano i fratelli 
di Loano. 
Il mercato è in costante fermento, gli ordini fioccano, ma, a conti fatti, mantenere al centro di Marsiglia un’impresa diventa sempre più oneroso, si decide quindi nel 1990 di spostare il fulcro dell’attività altrove, più precisamente nella zona industriale di Aubagne, in locali ancora più vasti ed ospitali. Nel 1992 ciò che resta del marchio Record entra a far parte del patrimonio di Provence Moulage, così com’è accaduto l’anno precedente con gran parte dei prototipi di Graphyland. Nel 1995 Provence festeggia il kit K1000, una Subaru Impreza Monte Carlo 1995 realizzata con un livello di dettaglio superiore alla media. Si continuano a diversificare anche le attività, con ad esempio una collaborazione con Matra Défense per la realizzazione di modelli di missili o la realizzazione di parti in scala 1:1 per le Citroën Mehari. 

Aston Martin DB4GT Zagato. Uno dei kit
appartenente al periodo d'oro, quello 
riferito a tirature minime di cinquecento pezzi. 
In questo caso, furono studiate più versioni, 
favorite dalla popolarità della vettura reale. Le
ruote a raggi erano BBR. 
A questo si aggiungono i modelli montati per alcune serie speciali in resina vendute da Verem-Solido.

Se è vero che l’appetito vien mangiando, la realtà produttiva si sta spostando da una impostazione artigianale verso quella più impegnativa di una connotazione quasi industriale. Il pensiero e l’interrogativo è uno solo, scontato: produrre in Cina per affrontare le nuove realtà della pressofusione? 

MGB Hard Top. Uno dei tanti
prototipi creati da Patrick Cornu. Il raggio
d'azione era sterminato: rally, endurance, 
stradali, poi negli anni si studiò da
vicino anche la Formula 1 che pure
non era la tematica preferita da Xavier
de Vaublanc. 
Minichamps sembra aver intrapreso la strada giusta ma, complice qualche prima avvisaglia di crisi, Xavier de Vaublanc finisce per non farsi tentare da certe sirene orientali, preferendo proseguire una strada già collaudata, quella cioè del fabbricante di kit in 1:43, divenuto nel frattempo leader assoluto di mercato.

La squadra si compone oramai di diversi prototipisti affermati, due dei quali lavorano ad Aubagne, di un paio di tecnici specializzati nella creazione di stampi e dediti allo stampaggio delle resine, di tre incaricati nel seguire il magazzino nonché le spedizioni, di un’impiegata che si occupa della gestione amministrativa e di un montatore qualificato che lavora a tempo pieno, oltre, ovviamente al responsabile effettivo, nello specifico l’onnipresente Xavier. 

Provence Moulage realizzò un eccellente
modello della BMW 3.0 CSL. Questa è 
la versione Alexander Calder Le Mans 1975, 
montaggio di Juergen Renardy. 
Mercedes 230 SL. Nel tempo, Provence
Moulage seppe conquistare un posto di 
rilievo nel microcosmo dell'1:43. I kit
erano piuttosto semplici da montare, tutto
combaciava perfettamente, richiedendo 
pochi adattamenti. I più esigenti potevano
comunque arricchire il modello riccorrendo
a un'accessoristica che era divenuta sempre
più vasta e gratificante. 

Oltre a Patrick Cornu, i modellisti più abili che lavorano in pianta più o meno stabile presso Provence Moulage sono Frédéric Perche, proveniente dalla Record e autore di un buon numero di Ferrari e Alfa Romeo, Etienne Dhont, che creerà più avanti Renaissance, ma anche Grosdidier, precedentemente in forza a Starter, e Olivier Domecq, specialista dei motoscafi da competizione e delle vetture anni 50-60. Ogni mese ad Aubagne undici persone ricevono uno stipendio, si cola quasi una tonnellata di resina e s’impiegano 200 kg. di gomma siliconica. I numeri di produzione non sono comunque più quelli degli anni d’oro: gli addetti si sono dimezzati rispetto al 1990, parte delle lavorazioni avvengono all’esterno e la quota di novemila kit realizzati al mese appartiene oramai al passato. 

Morgan Plus 4. La fotoincisione era limitata
al minimo indispensabile. Montare un kit 
doveva essere divertente e non fonte di 
troppi grattacapi, una sorta di svago. Purtroppo
la cadenza di uscita era in quegli anni così
impressionante che gli armadi dei modellisti
finirono progressivamente per riempirsi 
sempre più di scatoline in attesa di essere aperte...
Ciò non toglie che ogni trenta giorni Provence debba sfornare una media di dodici nuove referenze, quelle necessarie per seguire l’attualità e per coprire le spese di gestione. Trascorsi gli anni in cui il collezionista medio era molto meno esigente ed attento, e ad un produttore bastava anche solo una fotografia, magari in bianco e nero, per partire con un progetto produttivo, ora lo studio di una novità prevede la disponibilità di una documentazione il più completa possibile. 
Il kit della Toyota Celica GT-Four Rally Monte
Carlo 1993-1994. Il master si deve a Cornu. 
Notare i tantissimi particolari già stampati col 
pianale: sedili, cinture, estintore, ruota di scorta
con tanto di cinghia, e così via. Decals Virages. 
Di errori, come oggi è facilmente intuibile, se ne fecero comunque, così come era possibile evitare le gabelle dei diritti d’immagine ma i tempi del tutto fattibile, presto, bene e comunque, erano già passati. Si aprivano d’altra parte nuove possibilità collegate alla stretta collaborazione con case automobilistiche, sponsor oppure piloti. 


Sopra: un esempio lampante. La Ferrari era già
tra le più affamate in fatto di... lire. Provence Moulage
per questa 512BB Bellancauto stampava un pianale
anonimo, privo di ogni riferimento al marchio del 
Cavallino. Il mercato iniziava ad avvertire
le prime ingerenze dei giganti dell'automobile. 
Sotto: Ferrari Daytona Gr.4. In questo caso il master
fu estrapolato da un prototipo iniziale creato da MRF.
Uscirono molte versioni di questa gloriosa vettura, fra
Tour Auto e, ovviamente, 24 Ore di Le Mans. 

A partire dal 1993, il marchio Provence Moulage inizia ad apparire sulle carrozzerie di alcune macchine in gara alla 24 ore di Le Mans, permettendo l’accesso agli stand e consentendo di poter scattare quelle fotografie indispensabili per seguire fedelmente l’attualità. 

Subaru Legacy Gr.A. Indubbiamente il filone
dei rally era tra le tematiche preferite. Spesso
era possibile mettere in vetrina la riproduzione
di una vettura a poche settimane dalla
partecipazione a una gara. Patrick Cornu, 
oltre ad essere molto bravo, sfornava master
a tamburo battente, con una cadenza 
quindicinale. 

McLaren F1 GTR. Se i loghi degli sponsor
di tabacco non erano ancora proibiti ma in qualche
modo tollerati, le case iniziarono a chiedere 
fior di soldoni per concedere la licenza di 
riproduzione. Iniziò una battaglia sotterranea, 
fatta di commerci "confidenziali" basati 
sulla fiducia reciproca fra produttore 
e commercianti. 
A proposito di Le Mans, nel 1995, per la prima volta nella storia di un produttore di automodelli, Provence Moulage riesce a riprodurre la totalità della griglia di partenza. La concorrenza di Starter, la cui qualità sta declinando, si fa sempre meno temibile. Spesso i due marchi propongono nello stesso periodo lo stesso soggetto (di attualità) e il confronto è quasi sempre a favore di Provence Moulage, con Brian Harvey che si irrita sempre di più su Four Small Wheels nel recensire i kit di Starter che sempre più spesso propongono soluzioni tecniche poco efficaci quando non del tutto irrazionali (pensiamo ai padiglioni delle carrozzerie delle Gruppo C e similari realizzati in acetato trasparente). 

Renault 5 GT Turbo. Secondo logica, erano i 
marchi francesi a recitare la parte dei protagonisti. 
Il mercato transalpino era quello trainante, incidendo
su un terzo delle vendite. La quota restamte
era equamente divisa tra resto d'Europa, Giappone 
e Stati Uniti.

Provence Moulage, conscia di non poter realizzare tutto da sola, continua ad appoggiarsi su validi collaboratori, fra i quali Umberto Codolo, che per il marchio di Marsiglia progetta un set rollbar universale in plastica che sarà utilizzato praticamente in tutti i kit di vetture da competizione moderne. 
Alfa Romeo Giulietta SS, montata da 
Madyero nel 2015. Un Provence
Moulage assemblato con cura è in grado di 
rivaleggiare con gli odierni resincast. 

Il rollbar "universale" realizzato da Umberto
Codolo per Provence Moulage. Nel set erano 
compresi anche quattro dischi freno. 

Il primo ordine è di trentamila pezzi e Umberto parte col suo pick-up alla volta della Provenza a consegnare personalmente gli scatoloni. Per Provence realizzerà anche due varianti di pneumatici, capaci di adattarsi a gran parte della produzione. Umberto ci tiene molto a ricordare un altro personaggio importante in quegli anni, Philippe Khomiakoff, autentico pilastro dell’azienda e destinato a restare anche in futuro.

Sopra, Renault 12 Gordini Gr.2. Se alcuni 
modelli erano studiati per essere sviluppati in 
più versioni, altri, come questa Renault, si prestavano
a poche manipolazioni. Il principio di questi kit
era elementare: grande cura per l'esecuzione
delle forme mentre gli accessori erano
di base, spesso standardizzati. 
Sotto: con una cadenza mensile, erano
pubblicati dei fogli in A4 che finirono per 
sostituire il catalogo. Inizialmente era impresso
l'anno, poi questo fu tolto, mantenendo 
comunque la periodicità mensile. 

Si avvicina la fine del ‘900, un nuovo secolo sta per aprirsi e pure le sorti di Provence Moulage stanno per cambiare. 

Una rarità, che testimonia la molteplicità
delle collaborazioni di Provence Moulage. 
Questa Lotus XI fu realizzata in serie 
limitata solo montata per l'A.C. d'Auvergne e
celebrava la vittoria di Innes Ireland nella prima gara
disputata a Charade, nel 1958. Il prototipo della
Lotus XI era di Metroz.  

L’ultima puntata di questa narrazione riguarderà i successivi mutamenti che si verificheranno nel corso degli anni, seguiti da diversi passaggi di consegne fino all’epilogo finale. Perché, come sapete, ogni favola, bella o brutta che sia, ha sempre un’ultima pagina, quella definitiva.
Un Provence Moulage spinto... all'esasperazione. 
Questo montaggio di Jean-François Alberca, realizzato 
nel 2012, mette in risalto tutte le qualità di base di uno
di questi kit. 



 

2 commenti:

  1. Merci David pour ce bout d'histoire si joliment raconté qui nous ramène à notre jeunesse heureuse.

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  2. Ah, ma quindi Sibur era Provence Moulage? Ecco perché la mia 5 Maxi Turbo ha un po' quell'aria da specialino industriale che fa tanto Spark in versione rupestre...

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