Pubblichiamo la terza parte della storia della Provence Moulage, a cura di Umberto Cattani e David Tarallo. Ricordiamo che le prime due puntate potete leggerle a questi link:
http://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/09/provence-moulage-ricchezza-e-nobilta.html
http://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/10/la-storia-di-provence-moulage-parte-2.html
STORIA DELLA PROVENCE MOULAGE - PARTE III
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Una delle tantissime Porsche 911 GT3 competizione di fine anni novanta-inizi anni duemila. Montaggio Juergen Renardy. |
I motivi per cui, ad un certo
punto, Xavier de Vaublanc pensa di lasciare le redini di Provence Moulage non
sono mai stati chiari. Di certo, un insieme di cause sono alla base di questa
decisione, non ultima e, forse quella più veritiera, sta nel fatto che a
Aubagne si avvertivano le prime avvisaglie di un cambiamento di tendenza che,
di lì a qualche anno, sarebbe drasticamente avvenuto, con il progressivo calo
di vendite dei kit di fascia media, una fetta di mercato che da anni
vedeva la casa di Aubagne leader indiscussa. |
I modelli Nationale7 erano di buona fattura e proponevano temi piuttosto originali. |
In una lunga intervista concessa a
Jean-Marc Teissedre, apparsa nel 2001 sulla rivista francese Automodélisme,
Rémy Elkoubi, subentrato nel 1999 a capo di Provence Moulage, svelava alcuni
aspetti fino ad allora sconosciuti della lotta commerciale intrapresa con la
rivale di sempre, la marsigliese Starter. Rémy veniva da una lunga esperienza
maturata in tutt’altro campo, essendo stato a capo di un’importante azienda di
trasporti. Varcata la soglia dei quarant’anni, s’imponeva una svolta
lavorativa. |
Produzione montata Starter: una BMW di Le Mans 2000... |
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...e un'Audi R8 dello stesso anno. La qualità del montaggio era quantomeno discontinua. |
Nato nel 1958, Rémy per parte di madre, Aurora Benni, aveva origini
italiane. Come già accennato, lasciata la precedente attività, Elkoubi era
intenzionato inizialmente a cimentarsi nel campo automobilistico in qualità di
costruttore, un progetto presto accantonato perché fin troppo avventuroso.
L’impatto con il mondo così particolare delle riproduzioni in scala fu
positivo, sulla carta i progetti erano tanti, ad iniziare da una
razionalizzazione dei prodotti, grazie a nuovi canali progettuali. Le vecchie
istruzioni che corredavano i kit furono presto rimpiazzate da altre più
dettagliate, mentre si cercò di allacciare rapporti sempre più stretti con
clienti e commercianti. |
Quando Internet era un'opzione: la home page del sito Starter, marzo 2001. |
Rémy si accorse presto che alcuni dettagli della
produzione andavano aggiornati. Era impossibile continuare a proporre roll-bar
generici oppure dettagli in resina che si rivelavano fin troppo fragili e
soggetti a problemi di stampaggio. Consapevole che non sarebbe stato più
possibile produrre unicamente kit, Elkoubi si ispirò a quanto accadeva in BBR,
all’interno della quale si sfornavano a getto continuo anche riproduzioni
finite, in ossequio ad un mercato in continua evoluzione, caratterizzato da
richieste mirate. |
Ancora il sito di Starter, aprile 2002. |
L’idea di assorbire la concorrente Starter iniziò a
materializzarsi ben presto, complice le difficoltà in cui versava la casa
marsigliese. Un accordo con Jean-Pierre Calligaro fu trovato in fretta, Rémy decise
che Jean-Pierre sarebbe restato all’interno del nuovo gruppo in qualità di
responsabile tecnico di produzione. E’ interessante a questo punto parlare di
cifre. |
La Corvette C6 in veste stradale fu commercializzata anche montata, in diverse colorazioni. Non si sapeva quale fosse la tiratura di questi modelli, oggi molto difficili da reperire. |
La fusione dei due giganti dell’1:43 portò in dote alla nuova realtà
qualcosa come circa 2800 prototipi, molti dei quali si trovarono in concorrenza
tra di loro dato che, in precedenza, tra Starter e Provence Moulage c’era stata
una lotta feroce a base di doppioni, scontati perché per entrambi la vincente
della 24 ore di Le Mans oppure la griglia di partenza della celebre gara di
durata francese costituivano il pane quotidiano richiesto dalla maggioranza dei
collezionisti. Si cercò quindi di razionalizzare la produzione nel miglior modo
possibile. La linea Nationale7, basata su riproduzioni già montate in scala
1:43, fu mantenuta. |
Un kit scomposto in tutti i suoi dettagli. Diversi i particolari più fragili e minuti stampati vantaggiosamente in metallo bianco di buona fattura. I cristalli in acetato termoformato avevano i profili serigrafati. |
A Starter, nata con una connotazione specifica per lo
sport, fu riservata la fetta di mercato dedicata alle vincenti di Le Mans, alle
protagoniste del Mondiale Rally ed alle regine delle competizioni, quasi tutte
realizzate come modelli finiti, Nationale-7 avrebbe invece dedicato le sue
attenzioni alle vetture francesi classiche, in un raggio d’azione che andava
dagli anni quaranta fino all’attualità. |
Starter proponeva da par suo la completa linea delle vincitrici di Le Mans. Modelli montati provvisti di vetrina, licenziati e venduti anche dall'ACO. Qualità altalenante, distante da quanto già proponeva Spark ad un costo decisamente inferiore. |
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Chi non ricorda le primitive istruzioni contenute nei vecchi kit di Provence Moulage? Certo si trattava di pochi pezzi ma molti dettagli erano riservati a chi possedeva una documentazione probante. Provence Miniatures puntava al cuore dei modellisti... |
Tra i due marchi nacque uno scambio
reciproco di referenze, tutte aggiornate e molte delle quali riprese perché nel
frattempo esaurite. |
Le Mans era da sempre terra di conquista. Questa Porsche era già nel mirino di Minichamps ma un kit bello e dettagliato come questo ad Aachen se lo sognavano. Lang era pragmatico, Provence Miniatures contava invece su un gruppo di idealisti. |
La produzione in Madagascar, intrapresa da Starter, fu
accantonata, Rémy continuava ad ispirarsi a BBR come filosofia di base,
l’intento era di concentrare ad Aubagne tutta la fase produttiva, dal progetto
alla realizzazione finale. In una parte dell’intervista, si legge che Elkoubi
non temeva affatto la concorrenza di Spark, da poco sul mercato, ritenendo la
resina un materiale poco nobile, temendo invece come le nuove realtà firmate
Minichamps o Vitesse potessero opporre una concorrenza molto pericolosa. |
Ecco come un modellista in gamba poteva rivoltare come un calzino un kit dettagliato. La Ford Mk.II poteva esaltarsi se assemblata con le mani della festa. |
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Uno degli ultimi kit. Quello che era nel 1982 e per tutti gli anni ottanta un gigante in grado di affrontare e battere la concorrenza stava un poco alla volta prendendo le sembianze di Pollicino. Si stava chiudendo un'epoca, oggi da molti rimpianta. |
L’obiettivo era quello, comune a tutti, di puntare alla qualità, sia che si
trattasse di kit oppure di modelli montati. Purtroppo le speranze di Elkoubi
iniziarono presto a vacillare, l’ondata cinese arrivò a spazzare via ogni buon
proposito. |
Peugeot, Renault, la Carrera Panamericana, Mercedes, tante erano le realtà prese in esame dalla casa di Aubagne. Alcuni modelli furono ripresi dalle vecchie referenze, altri erano del tutto nuovi. Lo sforzo produttivo e qualitativo era evidente, purtroppo i tempi stavano cambiando in fretta. |
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La copertina del catalogo Starter, relativa al 2004. La grafica è intrigante, ben lontana dalle vecchie raccolte di foglietti degli anni passati. La presentazione puntava molto su colori vivaci, in grado di attirare l'attenzione dei collezionisti. |
Nel 2003 subentrò Emmanuel Baret ma l’avvicendamento non portò a
nulla di positivo tanto che un anno dopo Provence Moulage si trovò in
liquidazione giudiziaria. |
L'Aston Martin DB9 era ai tempi molto richiesta. Da questa immagine si nota come il kit fosse ben dettagliato, un'ottima base non tanto per i principianti quanto per chi sapeva destreggiarsi bene con lime, stucchi e pennelli.
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Ignioriamo se l'incubo delle licenze fosse stato affrontato ad Aubagne, sta di fatto che l'ACO non aveva ancora accampato alcun diritto. Come già accennato, la progressiva scomparsa di questi kit fu per molti (o pochi...?) una vera dannazione. |
Come spesso accade. quattro dei salariati del gruppo
cercarono di salvare il salvabile creando un nuovo marchio, Provence Miniatures
Automobiles. La storia tribolata non era comunque finita. A metà 2008 Philippe
Benoit acquisì il marchio, dopo un passaggio fugace dalle parti di Hervé
Colombet, a capo di Heco Miniatures.
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Con la referenza K1798, la Mitsubishi Pajero Evo 2003 appariva sulla copertina di questo depliant. Il kit era provvisto di aperture. La qualità era eccellente ma la concorrenza stava diventando ogni mese più agguerrita. Un kit costava quanto se non più di un montato fatto in Cina e la pattuglia dei modellisti si faceva sempre più sparuta. |
Norev acquisì nel frattempo il marchio
Provence Moulage, creando
un’interessante linea di montati in resina, molto simili ad
analoghe produzioni Spark.
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"Attention, création": gli intenti di Provence Moulage erano chiari. Siamo nel 2004 e viene pubblicato un lussuoso catalogo in carta patinata, all'interno del quale sono inserite le linee guida della firma di Aubagne. |
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Un altro dei montati che uscivano dal laboratorio di Gémenos. Riproduce con buona fedeltà la classica De Tomaso Pantera GTS in allestimento stradale. Nel settore dei prodotti già assemblati la concorrenza si era fatta davvero impietosa. |
La qualità
era ottima ma la produzione durò lo spazio di un paio di anni per poi essere
abbandonata. Inutile sottolineare come il tutto giungesse da una fonte
scontata, ovvero quella cinese. La nostra storia si conclude quindi in sordina,
Philippe Benoit continua oggi l’attività anche se questa nel frattempo si è drasticamente
ridotta quasi al minimo. |
Un classico fra i classici d'oltralpe. L'Alpine A110 era come la Stratos per l'Italia. Kit full open, riservato a modellisti esperti che cercavano in questi prodotti ciò che un diecast oppure uno Spark non potevano offrire. |
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Una Jaguar non poteva mancare nel ricco catalogo di Provence Miniatures. Il set di fotoincisioni a corredo del kit divenne sempre più completo ed invasivo, soprattutto sui modelli apribili.
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I trenta addetti ai lavori, le tirature da 1500 pezzi,
i vasti locali appartengono ad un passato oramai molto remoto, oggi è obbligatorio fare i conti con una
realtà del tutto diversa dal lontano 1982, anno in cui nacque Provence Moulage.
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L'Alpine Renault A110 condotta da Mény al Tour Auto: a volte era possibile trovare l'accordo con un pilota e si materializzava la riproduzione di versioni meno note ma ugualmente interessanti. |
Fa pensare quel passaggio dell’intervista in cui Rémy Elkoubi accennava a Spark
come un concorrente per nulla scomodo. Alla luce dei fatti, purtroppo, si
trattò di una convinzione mal supportata dai fatti…
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Norev acquisì il marchio Provence Moulage quando questo fu messo in liquidazione giudiziaria. I modelli della nuova linea, in resina, erano realizzati in Cina. Ebbero inizialmente un'accoglienza tiepida tanto che la serie si interruppe presto, non senza rimpianti. |
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Come è evidente, queste riproduzioni nate da un'idea di Norev non avevano nulla da invidiare a quanto arrivava da Macao. Oggi queste Porsche sono piuttosto rare e ricercate. |
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La famosa Kangaruh della Targa Florio. Oltre alle vetture da competizione, la gamma Norev-Provence Moulage si focalizzò anche sulla riproduzione di veicoli al seguito dei circhi nazionali e delle gare ciclistiche. Tutti soggetti originali, oggi caldamente rimpianti dai collezionisti. |
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Più sopra abbiamo pubblicato una foto di una Peugeot 304 della gamma Nationale7. In questa panoramica si nota che la N7 comprendeva soggetti esclusivamente francesi, nella maggior parte anni cinquanta e sessanta. Unica eccezione, la Saxo. I prezzi erano concorrenziali, uniti a una buona qualità. |
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Su alcuni kit come questo, i vetri erano da inserire su profili cromati plotterati. L'A110 fu sfruttata in base alle tante richieste che arrivavano da ogni angolo della Francia. Con questa Alpine corse Bob Wollek al Criterium des Cévennes 1969. |
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La R5 Turbo poteva contare su una moltitudine di riproduzioni in 1:43, paragonabili come numero a quelle della A110. Da tempo Provence Miniatures, già passata di mano, aveva abbandonato le aperture e le vetture di punta, preferendo rifugiarsi in una più ospitale nicchia di mercato. |
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Le tirature iniziarono a diminuire vertiginosamente. Alcuni kit come questo furono realizzati in pochi esemplari. |
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