Alberto Rastrelli fu il primo presidente della nuova Scuderia Biondetti. Eccolo al centro della foto. Da sinistra si riconoscono Amos Pampaloni, Renzo Marinai, Fernando Cappelli e Carlo Mentelli. |
La sua dedica sul libro consacrato alla storia delle Sport-Prototipo italiane. |
Naturalmente, dal punto di vista editoriale, l'impresa era tutt'altro che semplice: riuscì a pubblicare il primo volume, sempre grazie all'ingegner Altorio, ma di metter mano al secondo volume non ne volle sapere. Troppo complesso e forse anche troppi compromessi da digerire, per lui che era qualcuno di molto categorico, poco propenso a cedere su certi punti fermi. Era collerico, generoso, impulsivo e intuitivo, amante dei libri e della musica cubana, di cui possedeva una ricca discografia. Amava anche mettersi a suonare le percussioni, nella sala del suo appartamento e approfondire la storia di un personaggio che lo coinvolgeva molto, Davide Lazzaretti. I ricordi personali - mi rendo conto - rischiano di prendere il sopravvento. Voglio ricordare qui Alberto come un espertissimo appassionato di auto (possedeva fra l'altro una delle pochissime De Sanctis-Ford 1000 Sport) e di storia delle competizioni motoristiche, anche motociclistiche; nell'atrio di casa, se non stavi attento, inciampavi in una moto Bartali che aveva corso la Milano-Taranto. Di lui ci restano i suoi due libri e i tanti articoli che aveva scritto prima per Auto d'Epoca, poi per EpocAuto, l'ultimo dei quali pubblicato giusto una decina di giorni fa. Nel 1989 fu il primo presidente della Scuderia Biondetti, che aveva chiuso i battenti nel 1976, e dopo dei dissapori con alcuni consiglieri se n'era andato per rifondare la Piloti Fiorentini, che sarebbe arrivata ai vertici dell'automobilismo storico italiano tra la fine degli anni novanta e i primissimi anni duemila. Venduta un'Abarth, proseguì nelle cronoscalate al volante della sua De Sanctis. Avrò tempo per riparlare di Alberto, perché gli debbo davvero tanto.
Nessun commento:
Posta un commento