Col numero di catalogo SF152 è disponibile da qualche giorno la Ralt-Honda RH6/81 F.2 in versione Pau 1981 Geoff Lees. |
Lo Spark non teme troppo i close-up: anche il macro non riesce a scovare imperfezioni notevoli. Le razze del volante sono fotoincise. |
Perfetto l'allineamento delle ruote e di tutti gli elementi della sospensione posteriore. Notare gli scarichi con l'effetto brunito. |
L'arrivo della Ralt-Honda RH6/81 di Spark rappresenta quindi una bella novità, che fa sperare anche in altre uscite simili. Il modello è inserito nella serie francese, ed è in edizione numerata e limitata a cinquecento esemplari. Per fortuna la scatola riporta la dicitura "made in China", garanzia di precisione di montaggio a fronte degli inguacchi made in Madagascar. Con un modello apparentemente semplice come la Ralt, ma che in realtà nasconde non poche insidie è una buona notizia. La versione prescelta è quella relativa al Grand Prix di Pau che Geoff Lees, campione europeo quell'anno, vinse davanti alle March-BMW di Thierry Boutsen e Piero Necchi.
E' tutto molto pulito e ben assemblato. L'alluminio delle ali non "spara" eccessivamente. |
Gli agganci per il sollevamento della vettura sono in fotoincisione. Il resto è in plastica e in resina. |
Validissima la verniciatura e la posa delle decals. |
Il casco di Geoff Lees era un Simpson, tipico dell'epoca. |
Il modello è il classico Spark: ottime linee, verniciatura, finitura accurata. La verniciatura bicolore bianco-BRG è perfetta così come applicati in modo impeccabile sono i filetti in decal gialla a delimitare i due colori principali. Tutto il tipico understatement dei modelli Spark è riassunto in questo modello: niente è fuori posto, niente si nota eccessivamente rispetto al resto. L'uso delle fotoincisioni è mirato e discreto: paratie delle ali anteriori e posteriori, radiatori e poco altro. L'alluminio utilizzato per le appendici aerodinamiche è piuttosto spento e questo conferisce al modello ulteriore realismo.
Ottime le ruote (a tre razze quelle anteriori, a disegno "forato" le posteriori), dotate di pneumatici con le scritte Bridgestone tampografate e dalla superficie un po' rodata, a dare l'impressione di una leggera usura.
Il retrotreno è veramente ben realizzato, col sistema delle sospensioni, tiranti, barre e braccetti, fra cui spiccano un paio di fotoincisioni applicate con estrema precisione.
La RH6 fu la prima vettura nata dalla collaborazione fra il costruttore britannico e la Honda, che stava facendo le prove generali per il suo rientro in Formula 1. |
Altre piccole finezze, il parabrezza, la superficie riflettente degli specchietti, gli scarichi e altri elementi della meccanica bruniti. Piaccia o non piaccia, il pilota è realizzato con buon realismo: il casco è il caratteristico Simpson dalle linee squadrate utilizzato da tanti piloti all'epoca; esatta la colorazione rossa e blu della tuta di Lees. Riassumendo, un modello ben fatto, che a molti susciterà ricordi di un tempo ormai lontano, di trasformazione da un periodo ancora ruspante a un'era più tecnologica e organizzata. Ignoro le ragioni per le quali Spark abbia scelto proprio la Ralt RH6. Fra i master a sua disposizione aveva già la RT3 di Formula 3, ma non credo che la ragione sia da ricercare in questo.
Da questa immagine si può apprezzare l'equilibrio generale del modello. |
Il bianco Honda si sposa alla perfezione col British Racing Green. |
La scatola, in formato standard, è quella tipica della serie francese di Spark. La base è in colore grigio. |
Nessun commento:
Posta un commento