21 aprile 2012

Alfa Romeo Giulietta di BBR Concept 43

testo e foto di Andrea Rossignoli

Oggetto della recensione odierna è l’Alfa Romeo Giulietta riprodotta da BBR nell’ambito della propria linea Concept 43, ovvero quei modelli prototipati in Italia ma prodotti in oriente (come viene abilmente “celato” dato che non sono riuscito a trovare una dicitura di dove sia stata prodotta: sulla confezione è solamente ripetuto che il design è italiano).

Tranne che per la grafica della scatola, la confezione è uguale a quella dei BBR normali quindi piuttosto curata. Apprezzabile l’effetto pavé sulla basetta, più gradevole dell’usuale nero. Sulla stessa è poi riportata una placca metallica con la numerazione (la mia è la 30/50) e i marchi. La versione riprodotta è il top di gamma: sono presenti infatti i cerchi da 18, le minigonne nonché il doppio scarico.



Ad un primo sguardo la linea sembra essere fedele, tuttavia ad uno sguardo approfondito risulta poco sviluppata in larghezza e di conseguenza non trasmette la grinta del modello reale. Intendiamoci: nulla di veramente grave ma avrebbe fatto piacere ritrovare anche in scala questa sportività. Forse in questo caso la prototipazione computerizzata ha giocato un brutto scherzo e si è preferito non alterare le misure per avere maggior rigore, a scapito di dettagli non misurabili dai freddi numeri.


Peccato per le targhe di fantasia, con la posteriore di dimensioni uguali all'anteriore.

Al di là di queste considerazioni, che possono anche risultare personali, la finitura esterna si colloca sui livelli medio-alti di Spark con il plus dell’attenzione al montaggio, non sempre costante. Qui invece non ci sono dettagli macroscopici fuori posto, al limite si possono discutere le scelte progettuali come la maniglia delle porte posteriori (integrata nel montante del finestrino) riprodotta con la stessa fotoincisione delle cornici vetro e quindi in due dimensioni. A dire il vero nemmeno le maniglie anteriori sono un capolavoro in quanto un po’ troppo massicce.



Per contro è lodevole il gruppo ruota con pneumatici morbidi dotati di battistrada (senza essere da cingolato) , cerchi ben fatti con stemma Alfa e fori tridimensionali a simulare i bulloni. Da notare inoltre le pinze rosse dei dischi che sono tra l’altro differenziati tra anteriori (di diametro maggiore) e posteriori.

Non esaltanti i ripetitori laterali; inoltre uno dei due ha una bava della stampata.

Al posteriore, in risalto c’è la filettatura del lunotto termico ben fatta ma anche la scritta “Giulietta” in fotoincisione. Ho scelto come colore il Blu Profondo metallizzato perché la metallizzatura è resa efficacemente, è meno scontato del Rosso Alfa (presente comunque in catalogo BBR assieme al bianco, al nero ed al rosso 8C) ed in grado di combinarsi bene con gli interni in rosso.

Questi ultimi sono in linea con il modello: la trama dei sedili è resa bene con i classici cannelloni e le decals con gli stemmi Alfa sugli appoggiatesta. La plancia, ben definita, è arricchita di deca per radio e strumentazione mentre il selettore DNA (microscopico!) è riprodotto separatamente come la leva del cambio e quella del freno a meno. Alcune attenzioni poco visibili ma apprezzabili sono il padiglione dotato di plafoniere ed alette parasole in pezzo unico e gli agganci delle cinture di sicurezza (che mancano!!).




Infine il capitolo prezzo: di listino è a 150 € ed è lievemente caro a mio avviso in confronto ai contenuti ma è anche vero che dopo poco tempo i Concept 43 si trovano su eBay e sullo stesso BBR Store con uno sconto del 30 %, pienamente accettabile.

Se la linea Concept 43 è stata creata per ampliare il bacino d’utenza BBR, in cambio di una qualità sensibilmente inferiore, l’obbiettivo è stato centrato. Se invece l'obiettivo era metter paura ai giganti asiatici del resincast, l’industria italiana deve darsi ancora da fare.

Un ulteriore passo in questo senso l’ha compiuto sempre la casa di Saronno con la creazione di una nuova sottolinea chiamata Blue Moon di prossima commercializzazione che promette listini inferiori ai 100 € per gli 1/43 e ai 200 per gli 1/18, sempre curbside in resina.

4 commenti:

  1. Ciao Andea, bella analisi.
    I BBR Concept sono fabbricati in Cina, sotto la scatola c'e scritto chiaramente Made in China.
    A mio avviso questa linea e' simile a livello qualitativo dei dettagli dei Gasoliei ma e' piu' curata la qualita' del montaggio.
    Non sono convinto pero' che sia una scalta strategica corretta, chi cerca un BBR vuole una certa qualità non ii rapporto qualita'/prezzo.
    La basetta col pave' può, forse, essere accettabile per una versione stradale non sicuramente per una versione racing.
    Se BBR mira ad una fascia di collezionismo piu' basso spero che ricomincino a produrre i kit in modo che sia possibile accontentare anche chi e' un po' piu' esigente.

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  2. D'accordo con cico.
    Il kit è sempre benvenuto tra chi pratica anche modellismo. Tecnomodel l'ha capito, spero torni a capirlo anche BBR.

    Per le versioni corsaiole, o più sportive, spesso nella linea concept è prevista la base simil fibra di carbonio.

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  3. Ciao Francesco, sinceramente non mi dispiaccia questo affiancamento di una linea un pò più economica ai classici montati a Saronno, beninteso senza che questi scompaiano: hanno fatto la fortuna del marchio e sarebbe sciocca una cosa del genere. In effetti tra i resincast e gli artigianali (BBR, Eidolon ecc) c'era parecchia differenza e credo che vogliano mettere i bastoni tra le ruote a Looksmart, ad esempio.

    Son d'accordo con entrambi sui kit. Credo però che sia questione di progettazione in quanto immagino che i master odierni vengano prodotti per essere costruiti solamente nei loro laboratori. Altra storia rispetto ad Arena, ad esempio, che pensa i modelli già in ottica della vendita come kit per i quali basta aggiungere le istruzioni e sono già pronti!

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  4. No, se ficcassero i pezzi in una scatolina smontati e li vendessero come kit lo potrebbero fare già tanquillamente così.
    Solo con in più le istruzioni.
    Non c'è niente di progettato in maniera specifica, per il semplice motivo che non vengono montati da una macchina ma pur sempre da persone.
    Ci se ne accorge benissimo smontandone uno...

    Penso che la scelta di destinare tutta la produzione ai montati dipenda dalla lucrosità dell'affare.
    Facciamo un conto della serva:
    Costo industriale del kit: 15 euro
    Costo della licenza per ogni modello: 2 euro
    Costo stampa istruzioni: 1 euro
    Costo confezionamento e distribuzione per modello: 5 euro
    Totale: 23 euro.
    Prezzo di vendita del kit: 45 euro.
    Ricavo: 22 euro.
    (Attenzione: i numeri sopra non hanno nessuna pretesa di essere esatti! servono solo per il ragionamento!)
    Ora:
    per il montato teniamo fissi tutti i numeri sopra, tranne costo istruzioni che non c'è.
    Aggiungiamo:
    -Costo incrementale miglior confezionamento: 7 euro (da aggiungere a quello già segnato)
    -Costo mano d'opera a modello: probabilmente 5 euro.
    Totale costi: 34 euro
    Prezzo di vendita: 100 euro
    Ricavo: 66 euro.

    La scelta mi pare ovvia. E' una scelta di business, non di passione.

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