Oggetto della recensione odierna è l’Alfa
Romeo Giulietta riprodotta da BBR nell’ambito della propria linea
Concept 43, ovvero quei modelli prototipati in Italia ma prodotti in
oriente (come viene abilmente “celato” dato che non sono riuscito
a trovare una dicitura di dove sia stata prodotta: sulla confezione è
solamente ripetuto che il design è italiano).
Tranne che per la grafica della scatola,
la confezione è uguale a quella dei BBR normali quindi piuttosto
curata. Apprezzabile l’effetto pavé sulla basetta, più gradevole
dell’usuale nero. Sulla stessa è poi riportata una placca
metallica con la numerazione (la mia è la 30/50) e i marchi. La
versione riprodotta è il top di gamma: sono presenti infatti i
cerchi da 18, le minigonne nonché il doppio scarico.
Ad un primo sguardo la linea sembra essere
fedele, tuttavia ad uno sguardo approfondito risulta poco sviluppata
in larghezza e di conseguenza non trasmette la grinta del modello
reale. Intendiamoci: nulla di veramente grave ma avrebbe fatto
piacere ritrovare anche in scala questa sportività. Forse in questo
caso la prototipazione computerizzata ha giocato un brutto scherzo e
si è preferito non alterare le misure per avere maggior rigore, a
scapito di dettagli non misurabili dai freddi numeri.
Peccato per le targhe di fantasia, con la posteriore di dimensioni uguali all'anteriore. |
Al di là di queste considerazioni, che
possono anche risultare personali, la finitura esterna si colloca sui
livelli medio-alti di Spark con il plus dell’attenzione al
montaggio, non sempre costante. Qui invece non ci sono dettagli
macroscopici fuori posto, al limite si possono discutere le scelte
progettuali come la maniglia delle porte posteriori (integrata nel
montante del finestrino) riprodotta con la stessa fotoincisione delle
cornici vetro e quindi in due dimensioni. A dire il vero nemmeno le
maniglie anteriori sono un capolavoro in quanto un po’ troppo
massicce.
Per contro è lodevole il gruppo ruota con
pneumatici morbidi dotati di battistrada (senza essere da cingolato)
, cerchi ben fatti con stemma Alfa e fori tridimensionali a simulare i
bulloni. Da notare inoltre le pinze rosse dei dischi che sono tra
l’altro differenziati tra anteriori (di diametro maggiore) e
posteriori.
Non esaltanti i ripetitori laterali; inoltre uno dei due ha una bava della stampata. |
Al posteriore, in risalto c’è la
filettatura del lunotto termico ben fatta ma anche la scritta
“Giulietta” in fotoincisione. Ho scelto come colore il Blu
Profondo metallizzato perché la metallizzatura è resa efficacemente, è meno
scontato del Rosso Alfa (presente comunque in catalogo BBR assieme al
bianco, al nero ed al rosso 8C) ed in grado di combinarsi bene con
gli interni in rosso.
Questi ultimi sono in linea con il
modello: la trama dei sedili è resa bene con i classici cannelloni e
le decals con gli stemmi Alfa sugli appoggiatesta. La plancia, ben
definita, è arricchita di deca per radio e strumentazione mentre il
selettore DNA (microscopico!) è riprodotto separatamente come la
leva del cambio e quella del freno a meno. Alcune attenzioni poco
visibili ma apprezzabili sono il padiglione dotato di plafoniere ed
alette parasole in pezzo unico e gli agganci delle cinture di
sicurezza (che mancano!!).
Infine il capitolo prezzo: di listino è a
150 € ed è lievemente caro a mio avviso in confronto ai contenuti
ma è anche vero che dopo poco tempo i Concept 43 si trovano su eBay
e sullo stesso BBR Store con uno sconto del 30 %, pienamente
accettabile.
Se la linea Concept 43 è stata creata per
ampliare il bacino d’utenza BBR, in cambio di una qualità
sensibilmente inferiore, l’obbiettivo è stato centrato. Se invece
l'obiettivo era metter paura ai giganti asiatici del resincast,
l’industria italiana deve darsi ancora da fare.
Un ulteriore passo in questo senso l’ha
compiuto sempre la casa di Saronno con la creazione di una nuova
sottolinea chiamata Blue Moon di prossima commercializzazione che
promette listini inferiori ai 100 € per gli 1/43 e ai 200 per gli
1/18, sempre curbside in resina.
Ciao Andea, bella analisi.
RispondiEliminaI BBR Concept sono fabbricati in Cina, sotto la scatola c'e scritto chiaramente Made in China.
A mio avviso questa linea e' simile a livello qualitativo dei dettagli dei Gasoliei ma e' piu' curata la qualita' del montaggio.
Non sono convinto pero' che sia una scalta strategica corretta, chi cerca un BBR vuole una certa qualità non ii rapporto qualita'/prezzo.
La basetta col pave' può, forse, essere accettabile per una versione stradale non sicuramente per una versione racing.
Se BBR mira ad una fascia di collezionismo piu' basso spero che ricomincino a produrre i kit in modo che sia possibile accontentare anche chi e' un po' piu' esigente.
D'accordo con cico.
RispondiEliminaIl kit è sempre benvenuto tra chi pratica anche modellismo. Tecnomodel l'ha capito, spero torni a capirlo anche BBR.
Per le versioni corsaiole, o più sportive, spesso nella linea concept è prevista la base simil fibra di carbonio.
Ciao Francesco, sinceramente non mi dispiaccia questo affiancamento di una linea un pò più economica ai classici montati a Saronno, beninteso senza che questi scompaiano: hanno fatto la fortuna del marchio e sarebbe sciocca una cosa del genere. In effetti tra i resincast e gli artigianali (BBR, Eidolon ecc) c'era parecchia differenza e credo che vogliano mettere i bastoni tra le ruote a Looksmart, ad esempio.
RispondiEliminaSon d'accordo con entrambi sui kit. Credo però che sia questione di progettazione in quanto immagino che i master odierni vengano prodotti per essere costruiti solamente nei loro laboratori. Altra storia rispetto ad Arena, ad esempio, che pensa i modelli già in ottica della vendita come kit per i quali basta aggiungere le istruzioni e sono già pronti!
No, se ficcassero i pezzi in una scatolina smontati e li vendessero come kit lo potrebbero fare già tanquillamente così.
RispondiEliminaSolo con in più le istruzioni.
Non c'è niente di progettato in maniera specifica, per il semplice motivo che non vengono montati da una macchina ma pur sempre da persone.
Ci se ne accorge benissimo smontandone uno...
Penso che la scelta di destinare tutta la produzione ai montati dipenda dalla lucrosità dell'affare.
Facciamo un conto della serva:
Costo industriale del kit: 15 euro
Costo della licenza per ogni modello: 2 euro
Costo stampa istruzioni: 1 euro
Costo confezionamento e distribuzione per modello: 5 euro
Totale: 23 euro.
Prezzo di vendita del kit: 45 euro.
Ricavo: 22 euro.
(Attenzione: i numeri sopra non hanno nessuna pretesa di essere esatti! servono solo per il ragionamento!)
Ora:
per il montato teniamo fissi tutti i numeri sopra, tranne costo istruzioni che non c'è.
Aggiungiamo:
-Costo incrementale miglior confezionamento: 7 euro (da aggiungere a quello già segnato)
-Costo mano d'opera a modello: probabilmente 5 euro.
Totale costi: 34 euro
Prezzo di vendita: 100 euro
Ricavo: 66 euro.
La scelta mi pare ovvia. E' una scelta di business, non di passione.