18 agosto 2020

Misteri sparkiani: la Porsche 962C Kremer Kenwood Le Mans 1986 #10

Nella serie standard di Spark è appena uscita
la Porsche 962C Kremer di Le Mans 1986 (piloti
Gartner / Van der Merwe / Takahashi). 

La digraziata Porsche nera al volante della quale Jo Gardner si uccise a Le Mans nel 1986 mancava ancora nella gamma Spark. O meglio, c'era ma era uscita anni fa nella serie Kokusai Boeki Kaisha di Tokyo, col numero di referenza KBS013. Oggi Spark fa entrare nel catalogo ufficiale questa Porsche 962C di Kremer (cat. S7509). Normalmente Spark non produce mai due referenze identiche con numeri di catalogo diversi, ed è forse proprio nell'ottica di una futura produzione standard che il modello Kokusai era stato realizzato in una configurazione che sembra incompleta ma che potrebbe fare riferimento a qualche giornata di prove libere o di qualifica. Fatto sta che il modello che esce ora è quello in configurazione gara, come si evince dalle numerose foto che si possono reperire sui libri e sul web. Il modello Kokusai non beneficiava di tutte le migliorie tecniche di cui usufruiscono le attuali 956/962C ma qualche piccolo particolare lo si rimpiange sullo Spark di oggi. Ecco in sintesi le differenze fra i due modelli:
Il cerchio posteriore usato in gara è compatibile
con lo Spark S7509. 
1) Lo Spark attuale propone gli autoventilanti anteriori aggiornati in fotoincisione, più fedeli rispetto al Kokusai. Sui vetri laterali le aperture sono ora reali, mentre sul Kokusai sono simulate con tre pallini neri, come si usava fare sui vecchi kit Starter.

In primo piano, lo Spark Kokusai; dietro,
lo Spark uscito in questi giorni [foto Marco
Parravicini]. 
2) Correttamente, entrambi i modelli hanno i passaruota tipici di certe 962C, che ospitavano cerchi più grandi. I cerchi dello Spark attuale hanno il canale standard, mentre il Kokusai ha i cerchi con la pastiglia centrale più larga e canale meno svasato. Le foto mostrano che lo Spark S7509 è corretto, almeno per la gara.

3) Sul Kokusai mancano alcune decals, fra cui il grande logo Kenwood sul cofano posteriore, cosa che avallerebbe l'ipotesi di una versione pre-gara.

Le due edizioni a confronto. Il Kokusai
ha ancora il vecchio stampo, con il
padiglione del tetto troppo basso,
difetto poi corretto [foto Marco Parravicini].
4) Gli specchietti retrovisori del Kokusai sembrano più fedeli rispetto al modello S7509, con il supporto fine e di colore alluminio. Sullo S7509 gli specchietti hanno un supporto troppo grosso, ma in compenso hanno la lucina arancione. In ogni caso la forma della conchiglia non è esatta né sul Kokusai né sullo Spark.
Da questa immagine si notano bene
la forma dello specchietto retrovisore
e il suo fine supporto. 
5) Mancano su entrambi i modelli i fermi sulla parte inferiore del parabrezza.

6) La grossa decal EMCO in coda in alcune foto non appare, per cui entrambi i modelli possono dirsi corretti sotto questo aspetto (vedi foto sotto).

7) Gli estrattori posteriori dei due modelli sono diversi. Dalla documentazione sembra essere corretto quello del Kokusai.


I nuovi autoventilanti sono decisamente migliori
rispetto a quelli montati sulle prime serie delle
Porsche 956/962C di Spark. 

Queste considerazioni possono dare adito a diverse conclusioni. Non sarei in ogni caso d'accordo su chi dice che Spark stia subendo una specie di regressione. Solo l'anno scorso recensivamo la riedizione della 962C ufficiale di Le Mans 1988 mettendo in evidenza i tanti piccoli miglioramenti rispetto al modello originario. Restiamo a guardare, monitorando la situazione!

17 agosto 2020

Porsche 935/L IMSA Swap Shop 12 Ore Sebring 1984 Bell/Foyt/Wollek Spark US091

Spark US091, Porsche 935/L IMSA Andial
12 Ore di Sebring 1984. Modello limitato a 500 esemplari
numerati. 
Una Porsche 935 IMSA, Spark e di Wollek: c'è di che scatenare un putiferio. Proviamoci lo stesso. Da qualche anno, Spark sta affrontando, soprattutto nella serie per l'importatore americano, la storia delle 935 IMSA, che è praticamente sconfinata. E in questa storia generale ci sono a loro volta delle microstorie non meno intricate e difficili da seguire. 
La carrozzeria che si ispirava alla Moby Dick aveva
una coda accorciata. 
Molti i dettagli sul modello Spark. Gli autoventilanti
non sono il massimo della vita, ma sono comunque
decenti. Il modello Madyero, sotto questo aspetto,
dà dei punti allo Spark anche se a voler essere
pignoli, sui "coni" vi erano in rilievo i motivi a nido
d'ape, caratteristici dei cerchi BBS. 


Una di queste è la 935 di Andial, o 935/L, che fu costruita nel 1982 e che continuò ad essere impiegata dal team fino a tutto il 1985. Per chi non lo conoscesse, segnalo un bell'articolo scritto da Martin Raffauf sul sito porscheroadandraces.com: https://www.porscheroadandrace.com/the-andial-935-l-moby-dick/ . La versione scelta da Spark è stavolta quella della 12 Ore di Sebring 1984. Nel 1984 la vettura si presentava dipinta in un bell'arancione carico, che già di per sé è abbastanza ostico da riprodurre. 
Sul tetto vi è una decal unica, il cui film forma
due ampie anse abbastanza antiestetiche, che
danno un curioso effetto-mutanda. L'antenna
non era presente ma vi era comunque il foro di
inserimento, simulato nella decal stessa. Non
sarebbe stato meglio utilizzare una piccola fotoincisione?


Per gli autoventilanti si veda la didascalia ad una
delle foto in apertura di articolo. Molto curati
i piccoli dettagli in corrispondenza col finestrino
laterale. 
Diciamo che la tonalità mi sembra giusta. In quella gara, Bob Wollek, AJ Foyt e Derek Bell si classificarono al terzo posto, un ottimo risultato per una vettura che iniziava a mostrare i segni del tempo. 
Il rollbar è del colore corretto è ha tutte le barre,
incluse le due trasversali, tranne una (vedi più sotto).
Ben riuscito l'effetto dei rivetti del lunotto posteriore. 
La scritta obliqua "Marlin Imports" sul lato destro
non appare in tutte le foto, ma Spark l'ha messa. 


La carrozzeria ricordava quella della 935/78 Moby Dick del 1978 ma era stata modificata in tanti dettagli. La coda, rispetto alle uscite degli anni precedenti, era stata definitivamente tagliata e l'ala posteriore si trovava così a sbalzo. Questo modello, in serie limitata a 500 esemplari numerati, fu annunciato da Spark nella prima metà di maggio 2020. I tempi di realizzazione sono stati dunque abbastanza brevi rispetto ad altri modelli. 
Il posteriore mostra elementi abbastanza inediti, che
indicano evidentemente che Spark era in possesso
di foto poco conosciute. 
Non sono stati trascurati i tiranti anteriori e la lama
alla base del cofano. 

L'ala posteriore, che in origine era biplano, è stata riprodotta
in pezzo unico. Corrette le paratie in fotoincisione,
stondate verso l'anteriore e angolose verso il posteriore. 
In ogni caso Spark è sempre piuttosto rapida nel far uscire una referenza, una volta che ne dà comunicazione ufficiale attraverso Minimax. Come è fatalmente accaduto con modelli recenti, Spark si inoltra con un modello come questo su un campo minato, fatto da una parte di collezionisti competenti, ai limiti della monomania, dall'altro di realizzazioni artigianali che hanno puntato tutto sull'esclusività della realizzazione. Il risultato? 
Ancora una veduta sul rollbar. Sul modello Spark
la gabbia è molto ben realizzata ma manca la
traversa fra gli elementi laterali, quella
in corrispondenza della fascia sul parabrezza. Strano,
e peraltro non mi pare che la vettura ne fosse sprovvista. 

Nessuno ne esce veramente vincitore, possiamo anticiparlo. Come spesso succede, l'ideale potrebbe essere un mix fra questo Spark e - giusto per citarne uno - il modello Madyero, che presentato nel 2017, ha raccolto parecchi consensi e diverse soddisfazioni al suo creatore le ha tolte. Anzi, se volete dare un'occhiata al Madyero, vi indico alcuni articoli di questo stesso blog dove se n'è parlato - credo - con dovizia di particolari: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/search?q=Madyero+sebring+1984 . A questo link trovate sufficiente documentazione in merito. Lo Spark, da parte sua, fa lo Spark: ottima verniciatura, livello di montaggio adeguato (anche se qualche piccolo "inguacchio" non manca, ma è roba da poco, per fortuna), molti piccoli dettagli. Quanto alle linee, il discorso si ripete immutato da decenni: la 935/L sfugge ad un giudizio definitivo essendo il risultato di varie ibridazioni. Da qualsiasi prospettiva la si osservi, c'è sempre qualcosa di insolito, o che non si era notato prima. 
Ho delle perplessità sulla linea del rollbar, che a mio
parere "scende" troppo presto, mentre nella vettura
reale esso sembra seguire più da vicino i montanti del tetto. 
La conseguenza, sono modelli che possono presentare delle differenze anche marcate fra di loro. Personalmente, ad esempio, "vedo" la linea anteriore più rastremata di quanto non abbiano fatto Spark e gli artigiani. 
Fra i programmi di Spark anche la versione del 1985
che fu ridipinta in bianco, con i loghi Swap Shop
in arancione fluorescente. 

Per il resto, come ho detto, non avremo mai la possibilità di un confronto univoco. Per non appesantire eccessivamente l'articolo preferisco commentare le varie caratteristiche del modello con delle didascalie dettagliate foto per foto. Se sarà necessario, tornerò sull'argomento in un secondo thread, anche in relazione all'interesse che avrà potuto suscitare nei lettori. 

Prossimamente sul blog: Porsche 935/L Andial 12h Sebring 1984 di Spark (US091)


Sul blog ci occuperemo molto presto della Porsche 935/L IMSA di Spark, nella versione arancione della 12 Ore di Sebring 1984, uscita in questi giorni. Edizione numerata e limitata a 500 esemplari, realizzata per la serie americana. Seguite queste pagine. 

15 agosto 2020

Per riempir la botte vuota e per far quadrato il tondo: il caso di Spark

Il thread sulla Lancia Stratos di Spark (che potete trovare a questo link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/08/lancia-stratos-gr4-alitalia-rally-monte.html ) ha suscitato un interesse forse inaspettato, con commenti, condivisioni e quant'altro. Segno evidente che certi argomenti sono ancora d'attualità. Spark è un marchio che nei suoi vent'anni di attività ha fatto discutere, ha anche diviso il mondo dei collezionisti. Raramente ha lasciato indifferenti. Molti, per riassumere in modo abbastanza drastico, non gli hanno perdonato di aver trovato l'uovo di Colombo, che nemmeno Starter era riuscita a trovare allorché tentò la carta della produzione di modelli montati in Madagascar. E fra i critici più accaniti, vi sono proprio alcuni collezionisti francesi. Ripert in Francia è ben conosciuto, esattamente come Michel Hommell. 

Il fenomeno Spark è stato in grado di scatenare reazioni che molte volte ben poco hanno di razionale. E del resto, il collezionismo stesso può definirsi un fenomeno razionale? Sarebbe forse troppo lungo e certamente noioso tentare un'analisi approfondita su questi aspetti. Mi limiterò ad alcuni punti che reputo essenziali, sperando che da questi possano nascere ancora discussioni costruttive e commenti. 

Gli artigiani col dente avvelenato. Questa si spiega quasi da sola. Gli artigiani del modello speciale si sono visti togliere il terreno sotto i piedi da una realtà che produce montati al prezzo di un kit. Da qui, crociate più o meno in buona fede, magari basate su qualche generica considerazione sullo sfruttamento della manodopera cinese a basso costo in un paese non democratico. 

Tutte cose giuste, per carità, salvo scrivere cose di questo genere seduti su poltrone made in China, appoggiati a scrivanie made in China e digitando su tastiere made in China. La coscienza della tutela del lavoro si risveglia a fasi alterne. Del resto, rovesciando la medaglia, qualcuno mi provi che Spark ha fatto qualcosa di illegale a portare la produzione in Cina. Di qui a dire che tutto è eticamente corretto ce ne corre, ma ditemi se voi non l'avreste fatto se aveste avuto a disposizione i capitali e la competenza per una simile operazione. 


Guerra ad personam. A proposito della Porsche 917 di Le Mans 1970, ho letto su un forum francese l'intervento di un collezionista che diceva che continuando con modelli di quel genere Ripert non avrebbe potuto continuare ad arricchire la sua collezione di auto vere. Almeno non col suo contributo. Mi è venuto un po' da sorridere, come se una famiglia come quella di Ripert avesse bisogno dell'obolo di un collezionista pulcioso per comprarsi l'ennesima Ferrari o Pagani. Spark è un'operazione finanziaria oltre che commerciale e le risorse di certe famiglie non si limitano certo alla produzione di qualche migliaio di modellini in scala all'anno. Il giorno in cui le cose non andranno più bene, questi non faranno certo la fine di tanti marchi artigianali, che si sono ritrovati alla fame. Semplicemente cambieranno settore. I ricchi vanno dove si trovano i soldi e viceversa. 

Quando costavano meno facevano meno errori. Altro ragionamento pescato sul solito forum francese. Qualcuno dovrà spiegarmi la connessione logica fra la prima e la seconda parte dell'enunciazione? 

Come se un marchio si divertisse ad aumentare gli errori con l'aumento dei prezzi. Semmai è il contrario. Cerchi di giustificare l'aumento dei prezzi migliorando il prodotto. E' probabilmente la fretta a far commettere errori, e non c'entra, almeno a priori, l'abilità dei responsabili dei progetti. Se mi pagassero come Ronaldo non giocherei come Ronaldo. 


Schadenfreude. Intraducibile in italiano, è una parola tedesca che indica la gioia che si prova con le disgrazie altrui. Non commento oltre. 

Se fai un doppione, il tuo modello deve essere stratosferico. Si tratta di un ragionamento apparentemente logico ma che nasconde le insidie capziose del sillogismo. Dipende dalla fascia di prezzo e anche dal tuo pubblico. All'epoca esistevano collezionisti di soli Minichamps. Oggi esistono quelli che comprano solo Spark. Certo, questo non giustifica modelli brutti o sbagliati: indica semplicemente che le logiche di mercato trascendono il puro buon senso. Un buon senso apparente che si cela dietro certi ragionamenti di gusto sofistico, appunto. 



Con questo non voglio dire che Spark faccia bene a sfornare modelli deludenti come la Stratos Alitalia che ho recensito sul forum qualche giorno fa. Anzi, lo status di azienda leader del settore impone di non abbassare mai la guardia. Ma credo che proprio per questo Spark è durata venti anni: essa ha saputo ascoltare i collezionisti e correggere le sviste. Del resto quando tiri fuori decine di modelli al mese, la ciambella senza buco è sempre in agguato. Per riequilibrare il giudizio, vi invito a ripescare alcuni dei migliori modelli di Spark, i quali hanno segnato davvero un passo avanti rispetto a tutto ciò che era stato prodotto in precedenza, e sono parecchi. Tornerò sull'argomento ma non desidero guastarvi oltre un ferragosto tutt'altro che felice per motivi molto più seri. 
(foto: David Tarallo)

Alfa Romeo 155 Superturismo: una panoramica di montaggi da kit BBR di Fabrizio De Gennaro

Abbiamo più volte presentato nel blog i montaggi di Fabrizio De Gennaro, che i lettori di Modelli Auto conoscono anche per un articolo apparso l'anno scorso su una parte della sua collezione (vetture Fiat). In queste settimane Fabrizio è stato impegnato su diversi fronti, com'è solito fare, dal kit della Fiat 500F in 1:12 di Italeri, che speriamo di presentare a lavoro finito, a più semplici ma non meno interessanti montaggi in 1:43. 

Fra questi vi è una serie di kit BBR Alfa Romeo 155 Superturismo che dormivano in soffitta da anni e anni e prima la disgraziata quarantena, poi la voglia di terminare la serie ha fatto sì che Fabrizio mettesse finalmente mano a questi modelli, che a distanza di tanto tempo sono ancora validissimi. Anzi, ce ne fossero di kit così razionali e divertenti da montare. Presentiamo quindi il risultato finale, una bella panoramica che copre gli anni dell'Alfa Romeo 155 di classe D2 in alcune delle versioni più famose. 

Il colpo d'occhio è davvero notevole e i modelli meritevoli di essere ammirati. Alcune delle 155 erano già state pubblicate nel blog, in un articolo visibile a questo link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/05/elogio-della-varieta-un-vero-modellista.html

14 agosto 2020

Rassegna stampa: DTCA, The Journal, July 2020 (issue no.78)


Il numero di luglio del Journal, rivista del DTCA (Dinky Toys Collectors' Association) è particolarmente interessante perché densa di articoli dettagliati e competenti, tipicamente inglesi, direi. Lo stile, per fortuna, non è molto cambiato da quando studi di questo genere si potevano leggere su Modelauto Review o più recentemente su Model Collector, che ha ormai cessato le pubblicazioni. Sono passati quarant'anni dalla chiusura della Dinky ed è ancora possibile scoprire aspetti inediti o poco conosciuti di una produzione durata decenni. Anzi, con i perfezionati metodi di ricerca storica, oggi si può entrare ancora più nel dettaglio, quando invece, negli anni settanta o ottanta, ci si accontentava di repertori e di storie molto meno completi. Non solo la comunicazione fra collezionisti di tutto il mondo è ora enormemente facilitata, ma anche la capacità di collocare un modello all'interno dei vari anni di produzione ha fatto passi da gigante, grazie al reperimento di documentazione di prima mano e allo sviluppo di metodi comparativi fra modelli diversi, che possono aiutare a collocare cronologicamente una variante di colore, tanto per fare un esempio.

Il Journal del DTCA affronta in modo costante questi temi. In copertina campeggia la gru 20-ton Coles, che fu utilizzata come modello promozionale per la Coles tedesca in un numero molto limitato di esemplari. In questo caso il modello non differisce dalla produzione di serie ma è la scatola, personalizzata, a rivelare lo scopo pubblicitario. Interessanti anche le analisi di alcuni classici della gamma Dinky, la Austin Somerset Saloon (n.40J/161) e la Maserati A6GCS Sport (22A/505, modello francese). Raccomando come sempre la lettura del Journal a chi abbia un interesse nei confronti degli obsoleti perché raramente si rimane delusi dalle poco più di venti pagine della rivista.

13 agosto 2020

Una serie di Porsche 911 Carrera RS Gruppo 3 di Le Mans 1975/1977 montate da Denis Carrara

Dopo alcuni anni di interruzione, Denis Carrara torna a realizzare una piccola serie di modelli montati su basi di altri produttori. In passato l'artigiano toscano aveva proposto alcune realizzazioni su base Yow Modellini, Remember e altri marchi. Stavolta presentiamo alcune Porsche 911 Carrera RS Gruppo 3 su base Remember e decals MRE. Si tratta di elaborazioni molto accurate, condotte sulla base di una documentazione d'epoca e rispettose delle differenze fra una vettura e l'altra (tappi serbatoio, specchietti, faretti di illuminazione e così via). Le decals MRE avevano evidenti errori di taglia e per alcune di esse si è dovuto ricorrere a delle ristampe. 

Data l'età e la scarsa qualità dei foglietti MRE, la posa delle decals è stata particolarmente critica, con problemi a non finire di aderenza e di adattamento alle carrozzerie. Devo dire che Denis non è mai stato particolarmente fortunato con questi montaggi speciali: ricordo nel 2014 quanto dovette tribolare per applicare le bande bianche alla Ferrari P4/5 NART di Yow. Un parto, letteralmente, e mi pare che se ne parlò anche nel blog.
La serie delle Carrera RS ha incontrato l'interesse dei collezionisti e sul sito www.geminimodelcars.com restano ancora alcuni esemplari, peraltro non di tutte le versioni. 

Originariamente, le vetture riprodotte erano quattro: la numero 96 di Le Mans 1977 (piloti Savary / Corthay / Salamin) e tre di Le Mans 1975: la Lois numero 75 di Maurer / Beez / Straehl (per questa sono state utilizzate le decals standard del kit Remember, che non è rimasto standard ma è stato modificato e integrato con diversi dettagli), la numero 77 (Sabine / Dagoreau / Aeschlimann) e la numero 80 (Touroul / Hesnault). 

La Carrera Gruppo 3 a Le Mans ha avuto una storia forse meno articolata rispetto ad esempio alla Carrera RSR 3000 o alla 934 Turbo, ma proprio per questo certe versioni sono ancora poco note e meriterebbero ciascuna una storia a parte, che magari racconteremo in un prossimo futuro. 

Ogni modello di questa serie è montato su una speciale basetta di legno ed è provvisto di un certificato con numero seriale indicante anche l'anno di montaggio. Numerazione e anno sono presenti anche sulla base, sulla quale è incollata anche la placchetta di Carrara Models.