Raggiunto l'accordo con FCA, Spark può riprendere a riprodurre Lancia, Abarth, Fiat e Alfa Romeo. Con numero di catalogo S9090 è appena uscita la Stratos vincitrice del Monte Carlo 1977. |
Le forme del modello sono azzeccate. In passato Spark aveva riprodotto configurazioni GTP e prototipo. Ora è la volta delle Gruppo 4, dove Spark ha una scelta pressoché infinita. |
Da anni Spark aveva fra i suoi master quello della Stratos: ricordiamo le due vetture di Le Mans 1976 e 1977 uscite parecchio tempo fa, poi una versione Tour Auto nella serie francese e la prototipo della Targa Florio 1974 (la versione 1973 uscì come Reve Collection). Praticamente tutte auto da pista, mentre il programma rally, che in teoria è anche il più nutrito, è rimasto fermo per anni e anni. Perfezionata la licenza con FCA Italy S.p.A. per la riproduzione di Abarth, Fiat, Alfa Romeo e Lancia, Spark recupererà verosimilmente il tempo perduto e per quanto riguarda la Stratos lo fa già con una delle versioni più conosciute, la vettura sponsorizzata Alitalia, vincente al Monte Carlo 1977 con Munari e Maiga.
Molto bella la "batteria" dei fari supplementari, lasciati scoperti. Corretto anche l'andamento ad arco della base del supporto. |
Saranno tempi duri per i produttori di speciali che hanno in catalogo la Stratos. Il modello Spark non ha nulla da invidiare come forme e proporzioni alle migliori interpretazioni viste fino ad oggi, e sono tante. Semmai sarà necessario, per differenziarsi dalla concorrenza, curare al massimo la fedeltà storica, e questo - almeno per quanto riguarda le versioni più famose - non dovrebbe essere un gran problema. Appunto: non "dovrebbe". E invece purtroppo si cade sempre su qualche buccia di banana che rovina tutto.
La griglia anteriore è fotoincisa, come pure la targa. |
L'antenna è un po' grossolana e il materiale scelto, la plastica, non aiuta. Sul tetto, il riporto in alluminio che celava la presa d'aria non è probabilmente fedele. |
Chi acquista uno Spark è verosimilmente alla ricerca del modello definitivo. Intendiamoci: per definitivo non intendo il miglior modello del mondo. Intendo invece un modello dal costo medio in grado di fare la sua parte in una collezione con un'ottica a lungo tempo.
I paraspruzzi sono fotoincisi; in fotoincisione pure la targa con tanto di cifre in rilievo. Peccato che il font non sia quello giusto... |
Qualche fotoincisione a simulare il sistema delle sospensioni posteriori. |
Un modello da acquistare nel caso, ad esempio, si voglia una sola Stratos rappresentativa, e si cerchi il miglior compromesso senza dover andare a cercare fra le realizzazioni esclusive dai costi proporzionati alla qualità (almeno si spera). Questa Stratos di Spark è un modello fatto ottimamente, su questo non si discute.
Abbastanza ben riprodotti i classici cerchi Campagnolo a cinque razze. Ottime le gomme scolpite. |
La maniglia della portiera è fotoincisa, molto realistica. |
La qualità di assemblaggio, poi, è ancora migliorata e ormai è difficile incappare in qualche esemplare davvero bacato. Sono tutti più o meno uguali e quindi li si può acquistare senza troppi problemi anche on line senza doverli esaminare di persona. La cura con la quale è stata applicata la livrea tricolore, soprattutto sulla persiana posteriore, è davvero notevole.
I sedili sono del colore giusto, che purtroppo evidenzia il materiale "povero" delle cinture. |
Ottimi i cerchi, buona l'idea di montare i cristalli laterali in posizione aperta, di grande effetto la fanaleria anteriore e parimenti impeccabile la verniciatura. I sedili sono correttamente dipinti in grigio chiaro, peccato che su questo colore le cinture rosse in decals risaltino più del dovuto, facendo sentire la mancanza di qualcosa di leggermente meno dozzinale. Tutto è assemblato con criterio e l'impressione di kit montato è gradevole e riporta la mente al passato facendo leva sull'effetto nostalgia che è stata anche un po' la fortuna di Spark.
A prova di critica il posizionamento delle decals. Le placche del rally sono applicate su una base fotoincisa. |
Detto questo, al modello definitivo manca un "ette", come si diceva nell'ottocento a Firenze, ma sono quei dettagli che ti fanno retrocedere di un gradino o due quando ti vai a confrontare su soggetti celeberrimi come una Stratos Alitalia. Nulla di drammatico, ma abbastanza per infastidire un collezionista dotato di un minimo di attenzione storica. Primo, le targhe, ed è un peccato perché sono state realizzate in fotoincisione con le lettere e le cifre in rilievo.
I finestrini laterali sono stati montati in posizione aperta, un tocco originale già utilizzato su altre Stratos di Spark. |
Una raffinatezza, peccato che i font siano errati. Ma ci vuole così tanto a fare targhe italiane con font corretti? I paraspruzzi posteriori, in fotoincisione e anche piuttosto ben fatti, mancano del tirante che andava dalla carrozzeria al lato inferiore, ma questo è tutto sommato un problema risolvibile in pochi minuti, ammesso che si abbia voglia di mettere le mani su uno Spark.
Anche la targa posteriore presenta gli spessi pregi e difetti di quella anteriore. Eccellenti i gruppi ottici. Ma l'alloggiamento della targa non dovrebbe essere nero? |
Terzo, l'antenna, del colore giusto ma in plastica e un po' troppo cicciotta. Quarto, un difetto riscontrabile su tutti gli Spark, l'alloggiamento del passaruota lasciato dello stesso colore della carrozzeria. Sull'anteriore si nota parecchio. Una mano di nero opaco avrebbe dato profondità creando un effetto trompe-l'oeil. I nomi dei piloti sono scritti con un carattere che pare troppo piccolo e l'alloggiamento della targa secondo me dovrebbe essere nero, non bianco. Sul resto vi è ben poco da dire. Spark ha già annunciato altre Stratos, fra cui alcune versioni del Tour Auto come la vincente del 1977 con Bernard Darniche, un'altra vettura particolarmente allettante per i "pistaioli". A parecchi fischieranno le orecchie.
Aggiornamento del 14 agosto 2020: osservando ancora meglio la documentazione, vengono fuori altre piccole incoerenze. Piccole ma significative, come la forma sbagliata delle frecce laterali, che dovrebbero essere a goccia e non rettangolari ad angoli stondati come nel modello. In alcune immagini i sottoporta sembrano neri (verniciati con l'antirombo per intenderci), ma in certe altre la fiancata appare del tutto bianca (vedi foto sotto).
Per fare i pignoli, le razze dei cerchi paiono troppo larghe e la forma dello specchietto retrovisore esterno non è probabilmente giusta al cento per cento. Sul tetto, inoltre, vi era un riporto in alluminio che sul modello assomiglia più ad una presa chiusa. Rimando all'articolo di Umberto Cattani (vedi link sotto) in cui si parlò anche di questo particolare.
Nel marzo del 2013, Umberto Cattani aveva pubblicato, per il nostro blog, il diario di un'elaborazione di su base HPI, in cui si possono vedere anche diverse utili foto della vettura reale.
Questo il link: http://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2013/03/hpi-lancia-stratos-rally-montecarlo.html