LANCIA STRATOS Chardonnet Tour Auto 1977
testo e foto di Elio Venegoni
Il Tour de France Automobile è una competizione che viene giustamente annoverata tra le più grandi corse della storia dell'automobilismo sportivo. Era una gara a tappe che alternava prove speciali di stampo rallistico a prove di velocità in circuito e si disputò dal 1951 al 1978, nella sua formula originaria (successivamente, e fino al 1986, si corse come “normale” rally valido per il campionato francese).
Il pilota transalpino Bernard Darniche
la vinse due volte, nel 1975 e nel 1977 (oltre a trionfare in due
edizioni del rally), dando lustro ad una carriera ricca di successi,
vissuta quasi esclusivamente all'ombra del famoso team Chardonnet.
In questa recensione mi occuperò del
modello recentemente commercializzato da Spark in scala 1/43 e che
riproduce la vettura blu del '77.
La Stratos di “Nanard”, ad una
prima impressione sommaria, si presenta molto bene: l'assetto è
perfetto (questa è una delle prime cose che controllo) e la
verniciatura uniforme, lucida ma non lucidissima (e questo è solo un
pregio). Di blu Chardonnet ne furono utilizzati diversi; nei primi
anni era piuttosto scuro e successivamente si schiarì fino a
diventare un classico “bleu France”. La tonalità utilizzata nel
'77 appare quella corretta, anche se sappiamo bene quanto sia
difficile giudicare quest'aspetto basandosi solo sulle fotografie
dell'epoca.
La versione riprodotta da Spark è quella con il cofano
da pista che veniva poi sostituito da quello con i fari supplementari
usato nelle prove speciali. Sarà stato ben realizzato? Dobbiamo fare
un po' un atto di fede in quanto non abbiamo trovato documentazione a
supportarci; in ogni caso la ditta orientale, in fatto di auto da
pista, sbaglia raramente...
Tutto appare ben fatto: corretto
l'abitacolo con i sedili neri e le cinture di sicurezza Sabelt rosse,
di sicuro effetto tutti i pochi particolari fotoincisi (specialmente
il lungo tergicristallo che si adatta perfettamente alla curvatura
del parabrezza), anche se va segnalato che la targa posteriore è
piegata (era invece “piatta”, stando alle poche foto trovate con
Google). Se poi vogliamo essere pignoli all'estremo (forse troppo?)
dobbiamo rilevare che i ganci fermacofano sono corretti ma
bidimensionali. Forse si poteva fare meglio... Buone le ruote, si
nota soltanto una larghezza non ottimale dei pneumatici anteriori ma
questa potrebbe essere un'impressione di chi vi scrive.
Verosimilmente erano leggermente più larghi... affermazione,
ripetiamo, da prendere con beneficio d'inventario, anche perché
pneumatici di misure diverse si alternavano sulla Stratos senza
soluzione di continuità.
Bella ma non bellissima l'antenna,
perfettamente realizzata la griglia bianca sopra il cofano motore,
correttamente modellati i terminali di scarico che, come nella
realtà, erano di lunghezza differente. La griglia sul cofano
anteriore non è passante (sarebbe stato davvero chiedere troppo) ma
restituisce un buon colpo d'occhio.
Le decals, infine, sono applicate alla
perfezione, secondo il costume degli Spark più recenti. In passato
non era così, tutt'altro.
Insomma, ogni cosa sembra a posto ma...
un piccolo ma c'è, ad essere sinceri: abbiamo già detto della targa
posteriore e dobbiamo ancora dire, soprattutto, dell'assenza delle
feritoie d'accesso ai tappi di rifornimento del carburante.
Stranamente sono state dimenticate...
I più esigenti, in ogni modo, potranno
realizzarle con un paio di decals ad hoc; tutti gli altri si terranno
invece il modello così com'è, certi di poter mettere in collezione
un'ottima riproduzione della leggendaria “bête à gagner”!
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