28 aprile 2013

Sulle piccole sport prototipo italiane: una strada da seguire

La storia delle sport prototipo dei cosiddetti piccoli costruttori ha fatto ultimamente numerosi progressi, grazie ad alcune brillanti monografie e, abbastanza di recente, l'uscita del volume di Alberto Rastrelli, "Sport & Prototipi Italiani" (Legenda edizioni, Settimo Milanese 2008), un'opera che gli appassionati di automobilismo sportivo italiano non possono non avere in casa. Questo libro si occupa solo (con pochissime eccezioni) delle vetture a motore posteriore, ponendosi come seguito ideale del volume meno recente "La Sport e i suoi artigiani", che delineava la storia di questo genere di vetture dal 1937 fino all'entrata in vigore della nuova normativa tecnica nel 1965: uno spazio di tempo che coincide grosso modo col massimo sviluppo del concetto di motore anteriore, anche se alla metà degli anni sessanta il motore posteriore aveva già preso abbondantemente piede nella concezione dell'auto da corsa, di formula e non.
La AMS "tonda" di Lilliput, montata recentemente. Il modello è molto semplice e il kit è piuttosto "basico", ma le possibilità che offre sono parecchie. In questo caso è stata scelta una configurazione generica, in un colore diffuso all'epoca. Sfondo ideale per questo tipo di modello, il volume "Sport e prototipi italiani" di Alberto Rastrelli, uscito nel 2008.

Sfortunatamente, almeno per ora, Alberto Rastrelli non pare intenzionato a imbarcarsi nella pubblicazione del secondo volume della sua ricerca, che arriverebbe dalla metà degli anni settanta ai giorni nostri, anche se di anno in anno non trascura di annotare tutto e di mettere da parte il materiali necessario per un eventuale completamento dell'opera. Modellisticamente, l'uscita di questi volumi ha stimolato alcuni artigiani, che peraltro avevano già proposto in passato qualche raro modello riproducente le piccole sport italiane a motore posteriore (nell'ambito del motore anteriore, un ruolo importante l'ha ricoperto Lilluput, con tutta una serie di kit e montati di vetture fine anni quaranta - anni cinquanta, alcune forse un po' approssimative, ma preziosissime per colmare lacune che altrimenti sarebbero rimaste tali chissà per quanto tempo).
La configurazione del kit è quella con i fari e le coperture dello sbalzo posteriore, elementi resi obbligatori dall'entrata in vigore dell'Allegato J del 1972.

Fra le sport più recenti, qualcosa si è visto: è già molto tempo che Madyero propone l'Osella 2000 in varie versioni, così come non vanno dimenticate le piccole Dallara 1000 e 1300 di Valerio Barnini (RS Model), poi riprese da Denis Carrara. E scavando ancora più a fondo cosa si trova? Osella e Dallara sono nomi noti, "piccoli" costruttori fino a un certo punto. Lo stesso Lilliput, basandosi sulle misure fornite nel libro "Raymond, la storia, le macchine, i piloti" di David Tarallo (Focus Press, Firenze 2007) tirò fuori un simpatico modello della famosa "Zanzara" pilotata da Romano Martini (alias "Shangry'là") nella stagione 1971.
L'AMS non è il primo soggetto di questo tipo proposto da Lilliput: prima c'era stata la Raymond-Ford 1000 "Zanzara", qui fotografata in versione Targa Florio 1971 (piloti Romano Martini / Alessandro Federico).

La serie delle Osella-BMW 2000 di Madyero è ormai nota. Questa è la PA8 in versione Le Mans 1980. Altri marchi, come Tron, si sono occupati di vetture più recenti.
Lo stesso produttore si è ripetuto più tardi con una scelta altrettanto sorprendente: la AMS "tipo tondo" del 1970. Personalmente ricordo di avere visto, una decina di anni fa, un modello autocostruito dell'AMS nella collezione di Fabrizio Pitondo. La scelta di Lilliput è quindi qualcosa di molto originale, che fa il paio con l'AMS motorizzata Lamborghini Miura V12 4000 di Yow, commissionata nel 1971 dal magnate californiano Douglas Call, che disputò alcuni test a Modena prima di essere spedita negli Stati Uniti. Speriamo che presto qualcuno ci proponga altre AMS, un marchio dalla storia piuttosto lunga e interessante dal punto di vista tecnico, soprattutto delle soluzioni aerodinamiche. Contemporaneamente, alcuni artigiani che vogliono restare anonimi hanno fatto altri modelli interessanti per questo filone, come la Lola-Tecno.
Tre Dallara-Fiat realizzate da Denis Carrara su base RS Model: la prima a destra è un esemplare unico (1300), mentre le altre due (1300 e 1000 senza appendici aerodinamiche) erano già uscite nella gamma RS Model con meno dettagli. Sullo sfondo due Lola pilotate dal pistoiese Mauro Nesti.

 
E' vero, questa è una nicchia della nicchia, con produzioni "confidenziali", ma proprio per questo è lecito aspettarsi ancora delle sorprese.

2 commenti:

  1. Francis B.Fanscarente329 aprile 2013 alle ore 09:55

    C'est vrai, on a tendance parfois à tort, à ne penser qu'au cheval cabré quand on pense voitures de sport Italienne, alors que tant de petites structures ont fait et font encore l'histoire.
    Francis.

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  2. Interessanti i libri, interessanti i modelli. Qui ogni volta si apre un mondo nuovo, da scoprire e da riscoprire. Ivan.

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