Ospitiamo oggi un bel contributo di Nicola Lettieri che ripercorre le vicende della Porsche 911 R, un modello molto particolare e forse neanche abbastanza conosciuto. Con l'Italia la Porsche 911 R ha un legame piuttosto stretto e non solo per i record stabiliti a Monza, ma anche perché la vettura fece il proprio esordio al Circuito Stradale del Mugello. Fu proprio il sottoscritto a passare a Spark la documentazione per la 911R del Mugello del '67. Uscito il modello, Luigi Reni fu poi così gentile da donarmene un esemplare a Le Mans nel 2008. Una parte delle foto del Mugello del 1967 era tra l'altro uscita tempo prima in un mio pezzo scritto per AutoModélisme. Con l'articolo di Nicola Lettieri la storia modellistica ci porta su due set Minichamps e su un terzo, molto particolare, realizzato da Spark. I percorsi automobilistici e quelli modellistici non smettono mai di intrecciarsi.
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Come negli antichi bassorilievi romani, iniziamo con la scena finale: il meritato riposo... |
Il belga Johan-Frank Dirickx, collezionista di automodelli e
di auto reali è l’orgoglioso proprietario di una delle venti 911 R prodotte da
Porsche nel 1967. La vettura, con il numero di telaio 11899002R, è esattamente
quella che venne presentata alla stampa da Vic Elford nel dicembre del 1967 ad
Hockenheim. Dopo la presentazione, la 911 R, che Johan-Frank chiama
affettuosamente “la mia ballerina", fu venduta ad un medico italiano in
Etiopia e lì rimase per 25 anni. Per altri vent’anni, fu custodita da un
collezionista Porsche giapponese, quindi, fu acquistata da un collezionista
californiano. Soltanto nel 2007 fu acquistata da Dirickx per meno di un settimo
del valore attuale, stimato in oltre tre milioni di euro.
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La strada per Monza, molti e molti anni dopo. |
Non contento di possedere la R del 1967, Johan-Frank Dirickx
ha acquistato anche uno dei 991 esemplari della 911/991 R (telaio
#WP0ZZZ99ZGS194403) di colore “Light Ivory” (PTS color, solo tre auto
verniciate di questo colore), con le strisce longitudinali verniciate in
“geranium red” al posto di quelle “standard" di colore rosso.
Disponendo di queste due splendide vetture ed avendo
intenzione di far realizzare una “special
edition", Johan-Frank nel
2017 commissionò a Spark la realizzazione di un diorama che celebrasse, 50 anni
dopo, i cinque record mondiali di durata fatti segnare dalla Porsche 911 R
durante i quattro giorni sull’ovale ad alta velocità di Monza, dal 31 ottobre
al 4 novembre del 1967.
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Scene di un record. |
Il diorama, denominato “911 R Monza Record Run Revisited
1967 – 2017” è stato commercializzato nel 2018 da Spark in serie limitata di 100 pezzi in esclusiva per JFD
Collection (il marchio registrato da Dirickx per la sua collezione Porsche) e
rappresenta le due 911 R di proprietà del collezionista belga impegnate a
percorrere un tratto di sopraelevata dell’anello ad alta velocità di Monza.
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Il cofano che si deformava per la velocità e per la forza centrifuga non era una novità. |
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Lampi di notte. |
I modelli, in resina, sono realizzati egregiamente e dotati
di tutti i particolari che differenziano le vetture di Dirickx da quelle di
normale produzione. Molto ben realizzata anche la porzione di sopraelevata che
riporta stampati sul bordo superiore I numeri di telaio delle due vetture e su
quello inferiore il logo celebrativo del cinquantenario del record in chiave di
rivisitazione moderna.
Oltre a questo della Spark/JFD Collection, anche
Minichamps nel 2018 ha realizzato due
cofanetti ispirati alla 911R Record Monza del 1967, anche in questo caso
affiancata dalla 911/991 R del 2016. Il primo, fatto realizzare per Almost Real
in serie limitata di 300 pezzi con la bianca 911 R dei record con le strisce
rosse ed i loghi BP e Firestone affiancata alla 991 R del 2016 anch'essa bianca
con le strisce rosse. L'altro, in serie limitata di 499 pezzi, con la 911 R del
’67 in versione “sporca" (oserei dire, “ingiallita ed impolverata") e
la bianca 991 R del 2016 con le consuete strisce rosse.
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"Ingiallita e impolverata". |
Approfittando del bel diorama Spark/JFD Collection e del
viaggio compiuto da Johan-Frank Dirickx con il giornalista Bart Lenaerts, nel
2017 da Zuffenhausen a Monza a bordo della sua preziosa Porsche 911 R,
ripercorrendo cinquant’anni dopo lo
stesso itinerario della cacciatrice di record del 1967, ho ritenuto
interessante narrare tutte le tappe e le vicissitudini legate a quel tentativo,
perfettamente riuscito, di stabilire il record mondiale di durata sulle 72 e 96
ore, sui 15.000 e 20.000 chilometri e sulle 10.000 miglia.
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Qui invece siamo un po' più sul pulito. |
Porsche aveva già stabilito un record mondiale sulle 72 ore
nel 1951 sul circuito di Montlhéry con una Porsche 356 Gmünd SL ma sia questo
che gli altri erano diventati appannaggio di Ford e Toyota. Infatti, la Ford
(con la Comet) deteneva il record sui 20.000 km e la Toyota (con la 2000GT)
deteneva i record mondiali di durata sulle 72 e 96 ore sui 15.000 e sulle
10.000 miglia.
Ottenuto il benestare della Porsche, i piloti svizzeri Rico
Steinemann e Dieter Spoerry, una volta scelto Monza come circuito (preferito a
Montlhéry, ritenuto più “lento”), ottenuta la sponsorizzazione della BP e la
fornitura di pneumatici dalla Firestone, nonché la disponibilità di piloti come
Jo Siffert e Charles Vogele, presero una 906 Carrera 6 adeguatamente preparata
per l’occasione ed alle 10 di mattina del 28 ottobre del 1967 iniziarono a
girare in pista nel tentativo di riportare i record a Zuffenhausen.
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Jo Siffert, indimenticato campione, aspetta paziente ai box seduto nella 911R. |
Purtroppo, dopo circa 20 ore dalla partenza, la Carrera 6,
sebbene molto veloce, si rivelò troppo sensibile alle buche presenti
sull’asfalto ed alle sollecitazioni centrifughe e di schiacciamento al suolo nei due tratti sopraelevati del
circuito brianzolo e dovette fermarsi per il cedimento dapprima di due
ammortizzatori, e, di poi del sostegno dell’ammortizzatore anteriore sinistro
sul telaio.
Una riparazione non era possibile ed iniziò ad apparire il
fantasma dell’abbandono di ogni tentativo di battere i record. Sarebbe stato un
vero peccato, anche perché la Carrera 6, intanto, aveva fatto registrare i
primi record di categoria (strappandoli alla Toyota 2000GT) sulle 1000 miglia e
sui 2000 km.
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Quando collezionismo di auto vere e di modelli fanno tutt'uno. |
Arrendersi mai ed approfittando del Regolamento FIA che consentiva la ripresa
della gara entro 48 ore, dopo l’ennesimo “placet” da Zuffenhausen, si decise di
continuare la gara, questa volta con la 911 R, dotata dello stesso motore della
Carrera 6 e di tutte le carte in regola per ben figurare.
Da Zuffenhausen decisero di mandare due 911 R a Monza, una
per il tentativo di record e l’altra come “donatrice di pezzi di ricambio”.
Quest’ultima fu affidata al meccanico Heinz Bäuerle ma, giunta ai confini con
la Svizzera, le fu impedito di passare perché l’impianto di scarico non
rispettava la normativa elvetica in fatto di “emissioni sonore” (SIC!). Dietrofront,
e decisione di passare per la Francia, attraversando Lione, Grenoble, Torino fino a Monza.
Un’immane perdita di tempo, insomma.
L’altra vettura, quella preparata dagli ingegneri Porsche
per battere i record, fu affidata a Peter Falk e Paul Hensler, che, resi edotti
da Bäuerle sulla situazione in Svizzera, decisero di passare per l’Austria per
raggiungere finalmente Monza il martedì 31 ottobre per continuare lì dove la
Carrera 6 aveva lasciato.
La 911 R iniziò a girare con Siffert al volante e dimostrò
subito di essere una vettura abbastanza robusta per resistere alla dura sfida
che l'attendeva ed abbastanza veloce per riuscire a battere i record.
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La "R" moderna si è anch'essa guadagnata un posto di prestigio nella storia della 911. |
Purtuttavia, non essendo veloce come la Carrera 6, fu subito
chiaro che la vettura avrebbe dovuto essere guidata costantemente senza grosse
perdite di tempo per riparazioni rilevanti, altrimenti tutto sarebbe stato
vano.
Dopo 12 ore di corsa, la velocità media era di circa 209
km/h, complice il tempo non troppo clemente. Le soste ai box furono destinate al
solo cambio olio, benzina, piloti (ogni turno di guida durava un’ora e mezza
seguito da una pausa di quattro ore e mezza). Il tempo migliorò, e con esso
anche la velocità media (circa 211 km/h dopo 48h).
Gli inconvenienti, però non mancarono.
Mercoledì 1 novembre si ruppero gli ammortizzatori destro e
sinistro, prontamente sostituiti con quelli “donati” dalla seconda 911 R.
Giovedì 2 novembre fu il turno della nebbia e della pioggia
che ridussero la visibilità a meno di 50 mt e misero a dura prova i piloti che
guidavano ad oltre 210 km/h praticamente alla cieca.
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Il set realizzato da Spark per Dirickx. |
Venerdì 3 novembre si raccolsero i primi frutti di tanta
fatica: 15.000 chilometri ad una velocità media di 210,22 km/h, nuovo record
del mondo. Poco dopo, fu la volta del record mondiale sulle 72 ore con 209,94
km/h di media. E, ancora, poco prima di mezzanotte, un altro record: 210,28
km/h sulle 10.000 miglia.
Sabato 4 novembre, alle 20, dopo quattro giorni sul
circuito, furono conquistati anche gli altri due record: 20.000 chilometri alla
media di 209,240 km/h e 96 ore alla media di 209,230 km/h.
Finalmente e con il grande merito di un team di
organizzatori, piloti, ingegneri, meccanici e sponsor che non si lasciò mai
scoraggiare e di una vettura straordinaria come la 911 R, i cinque record mondiali
ritornarono alla Porsche.
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La 911R di allora (modello Spark)... |
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...e quella dei giorni nostri, sempre dal set Spark-JFD Collection. |
E tutto questo, si narra, fu deciso davanti a due boccali di
birra…… Salute!