L'articolo sulla Ferrari 312P pubblicato nell'ultimo numero di AutoModélisme mi ha fatto tornare alla memoria un modello che nel pezzo è stato dimenticato ma che all'epoca era abbastanza conosciuto. Un'epoca - parlo degli anni ottanta - in cui uscite di questo genere erano viste con interesse da collezionisti ancora parecchio affamati di tutto ciò che i produttori di diecast avevano sempre ignorato e che i marchi di speciali offrivano ancora col contagocce. La Ferrari 312P Coupé era stata prodotta da Solido e rimaneva uno dei più bei modelli della serie 100. Ma le altre versioni, sempre della coupé? Del resto non c'è da sorprendersi se ancora all'inizio degli anni ottanta si erano dovuti attendere i transkit di GPM per la base Pilen per avere una serie dignitosa di Porsche 917. Sotto questo aspetto l'avvento di Starter e Provence Moulage costituì una linea di demarcazione decisiva nel decennio. Torniamo alla 312P. Non ricordo da chi lo comprai: Tron a Loano oppure Progetto K a Roma. Del resto quelli erano i miei due fornitori esclusivi, con una preferenza particolare per i Tron, molto più forniti e anche più avvezzi alla vendita per corrispondenza. Come usava all'epoca, venni a sapere dell'esistenza di un kit della 312P coupé prodotta da Dannini Modelli in un TSSK. Fu un'attesa abbastanza lunga, come del resto quella per la 512S Spyder di GPM (a questo proposito potete leggere un altro episodio di questa serie dedicata ai modelli della memoria cliccando sul seguente link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/01/la-ferrari-512s-spyder-brands-hatch.html ) e per la 250 LM Piper Le Mans 1968 che Marcello Giorgetti aveva annunciato ere geologiche prima della commercializzazione. Ignoravo cosa fossero i Dannini Modelli. Il marchio era uno dei tanti creati da Brian Harvey, e chissà per quale astruso motivo aveva scelto quel nome italiano. Chi era Dannini? Boh.
Non gliel'ho mai chiesto, magari qualcuno saprà rispondere alla questione. Sul momento non mi accorsi neanche che il kit era la copia di un Solido. Ma poco importava - e comunque chi aveva clonato il modello aveva avuto la cura di aggiungere il caratteristico "bozzo" sul tetto. L'importante era che la versione, Daytona 1970, vettura del NART, fosse fino a quel momento del tutto inedita. Quello contava, ed era lo spirito con cui si ingurgitavano senza dire né ahi né vai improbabili kit Mini Racing, Tenariv o anche peggio (FDS, Hobby Tecnica, SB...) sognando la notte quello che ne sarebbe uscito una volta terminata la fatica. Storia nota, ma è bello raccontarla di tanto in tanto.
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