E' in distribuzione in questi giorni il numero di aprile di AutoModélisme. Se il numero di marzo, che riprendeva con un nuovo editore un cammino interrotto alla fine del 2020, aveva suscitato pareri contrastanti, non è che l'uscita di aprile abbia diradato definitivamente le nubi delle perplessità. Certo, si apprezza lo sforzo di migliorare i contenuti, e il ritorno di due collaboratori quali Jean-Louis Blaisius e Guillaume Waegermacker apporta una dose supplementare di qualità ed esperienza. Uno dei problemi principali della rivista è una grafica scadente: ci si chiederà cosa possa interessare della grafica a chi cerca contenuti modellistici.
Mi pare evidente che pubblicare immagini enormi di modelli in scala 1:43 non solo toglie spazio prezioso ai testi, ma rende anche un pessimo servizio ai pezzi fotografati. Neanche un modello della collezione di Piero Tecchio reggerebbe a certi ingrandimenti (o forse uno di quelli sì, ma avete capito il concetto). Che senso ha sparare a una pagina e mezzo un vecchio Mini Racing montato all'inizio degli anni ottanta o un modello speciale casalingo fatto con delle tecniche degne di un RD Marmande o poco ci manca (con tutto il rispetto per Mini Racing e RD Marmande, sia ben chiaro)? AutoModélisme sta ripetendo errori già fatti da altri, e che altri hanno corretto per poter sopravvivere nel modo più consono a un settore che non chiede degli standard da Vogue.
Quanto ai contenuti, restiamo sul banale, ma in questo caso la cadenza mensile impone delle tempistiche che fatalmente incidono sul livello medio degli argomenti: le art car sono qualcosa di visto e rivisto, anche se stavolta aggiornato alle ultime uscite modellistiche. Oltretutto, per definire art car la Porsche 962C sponsorizzata da Lui o le Hesketh Penthouse ci vuol coraggio ma fossero quelli i problemi. Lo scarso approfondimento e la superficialità pervadono sottilmente pagine che vorrebbero dire ma non dicono, che raccontano l'ovvio a chi l'ovvio già lo conosce.
La rubrica "l'angolino dei lettori" farà vendere copie a chi si vede pubblicare le proprie realizzazioni ma siamo proprio sicuri che interessi a qualcuno, oltre che al diretto interessato, sua moglie e ai quattro sfigati del forum che frequenta, vedere un cruscotto naif o un box in 1:43 che sembra una gabbia per criceti? Sfogliando l'AutoModélisme attuale sembra di vedere una rivista di inizi anni novanta, e stavolta la nostalgia non c'entra: sono i difetti a venire fuori, i tempi sono cambiati. Abbondano foto di modelli montati maldestramente, nulla è approfondito come si dovrebbe e la tecnica latita del tutto o quasi.
Un articolo pseudo-tecnico è affidato al responsabile dell'Atelier Camara: ne viene fuori un insipido diarino del montaggio di un kit MFH in scala 1:20, dal risultato mediocre, come abbastanza mediocri - purtroppo - sono tutti i modelli che provengono da quel laboratorio. Auto Modélisme per ora è questo o poco più.
Non stiamo a dire che era meglio prima, perché se la rivista ha dovuto cessare l'attività ci sarà stato pure un perché (peraltro legato ai problemi del gruppo editoriale, quindi il caso è abbastanza particolare). Il fatto è che AutoModélisme attuale è una rivista che ancora non ha né capo né coda, indipendentemente dalle qualità o dai difetti della gestione precedente.
Sono e sarò sempre un convinto sostenitore della carta stampata che secondo me può ancora oggi avere un ruolo ben preciso, parallelo alle correnti del web. Ma giustificare l'esistenza di una testata affermando tautologicamente che "è già bene che esista" significa già condannarla a non si sa quale fine.
Ciao David,
RispondiEliminaTrovo sempre interessanti i tuoi articoli sul blog e non l'ho mai nascosto.
Sono sempre ottimi approfondimenti e spunti per discussioni interessanti.
Su questa Tua recensione sono leggermente in disaccordo, non su quanto riferisci a proposito della rivista (che non ho letto), ma su una certa filosofia di fondo.
Nel dettaglio quando parli dei "montaggi modesti".
A mio modo di vedere (personalissimo...) le riviste non possono esclusivamente vivere di montaggi spettacolari, eseguiti da veri e propri maestri.
Idealmente è così...
Nella cruda realtà, invece, questa perfezione crea, con l'andare del tempo, una certa disaffezione nei modellisti, frustrazione e disamoramento, chiamala come vuoi, a seconda dei casi.
Si crea una frattura tra contenuti ed aspettative/capacità dei lettori.
Senza andare lontano, le stesse riviste di moda si sono orientate su modelle più "terrene".
Ora, non scrivo che si deve pubblicare qualsiasi cosa, ma allargare un po' i cordoni non è neanche sbagliato.
Anzi, stimolerebbe anche quelli timidi o eccessivamente ipercritici verso sé stessi, a partecipare con i propri lavori, a mettersi in gioco.
Al contrario di quanto avviene nel campo militare (dove gli articoli vengono utilizzati per promuovere i prodotti...), qui non si promuove nulla, se non il lavoro dello stesso modellista e la rivista stessa.
Alfonso
Grazie Alfonso, i tuoi commenti non sono mai banali e rappresentano bene quello che secondo me è il ruolo dei tuoi conterranei: essere un po' il sale della terra, quell'elemento che contribuisce all'equilibrio del giudizio e al beneficio dell'inventario, che non sono mai roba da poco. Sono d'accordo con quello che dici, in linea di principio: una rivista deve aprirsi al dialogo con i lettori. Ma in questo caso ho avuto la netta sensazione che si sia voluto buttar dentro un po' a casaccio quello che capitava, giusto per riempire quattro pagine. Che è poi la sensazione che si ricava sfogliando l'intera rivista. Peraltro, oggi i modellisti hanno a disposizione mezzi che venti o trent'anni fa erano inimmaginabili. Sicuramente un buon montatore di turno avrà molta maggiore visibilità a pubblicare i propri lavori sulla pagina personale Facebook che non a sperare nella gloria eterna grazie ai servigi di una rivista di nicchia. Importante, ma appunto di nicchia. Ripeto, è tutto ciò che traspare dall'impostazione generale che fa pensare a un accrocchio casuale di scritti e foto. AutoModélisme ha ancora molto, ma molto lavoro e mi auguro davvero che arrivi a un equilibrio. E' inutile vantare la presenza di otto pagine in più se quelle otto pagine sono il risultato della dilatazione a dismisura delle foto e delle colonne di testo, tanto per tornare all'argomento principale. Quanto ai modelli brutti, ne sono piene le riviste, ma anche in quel caso andrebbero spiegati e collocati storicamente (ne scrivevo proprio su un post di Facebook ieri); se mi pubblichi un articolo con la storia della Escort da rally e mi metti in bella evidenza un transkit GC Hobby su base Solido montato - probabilmente - nel 1981, non puoi non indicare perché e percome l'hai scelto, spiegando a chi di GC Hobby non sa nulla quale valore avessero all'epoca questi transkit che oggi fanno ridere i polli ma che se inquadrati come si deve recuperano tutta la loro valenza storica. Mi sono allontanato dall'argomento, ma mi rendo conto che le tematiche che stiamo discutendo oggi a proposito di AutoModélisme sono le stesse che discutevamo a fine 2013 con Gianfranco Berto e Umberto Cattani al momento di riprendere le pubblicazioni di Modelli Auto.
EliminaÈ e sarà sempre una questione di equilibrio, tanto banale da scrivere, quanto difficile da raggiungere nella realtà.
EliminaCosa inserire quindi in una rivista?
Dipende...
Io, ad esempio, amo gli articoli in cui si parla di tecnica modellistica, capisco però che è difficile, anche in questo senso, garantire una certa qualità e leggibilità.
Non tutti riescono, infatti, a coniugare pennelli, lime, fotografia e italiano.
Quello che scrivi a proposito delle 8 pagine in più riempite a forza, mi ha fatto sorridere, ricordandomi i tempi della scuola e certi temi stiracchiati perché le idee erano... finite.
Alfonso
My copy is on the way , looking forward to it , I agree large format photos of 1/43 or smaller scale models , generally do nothing for the model , highlighting faults and decal errors
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