In mattinata è arrivato Piero Tecchio a ritirare i suoi pezzi ed è stato un peccato che l'incontro sia durato così poco. Con Piero, tuttavia, c'è stata la possibilità di commentare in maniera più approfondita la Dino 206 S di Shimoma, oltre alla McLaren Formula 1 di Hayakawa, della quale penso vi parlerà sul forum della Duegi e forse anche su questo blog. E' vero che per apprezzare questo tipo di modelli bisogna allenare in un certo senso l'occhio, ed è vero che senza conoscere il lavoro che vi si cela dietro, difficilmente si potrà comprendere la differenza nei confronti di altri montaggi meno elaborati. Lasciando altre considerazioni a futuri articoli, vorrei invece concentrarmi su un altro aspetto che a volte viene trascurato, ossia la fedeltà storica alla vettura vera. Parlando con Piero ho avuto modo di capire più a fondo il suo interesse per la tecnica, per l'esecuzione dei particolari, che trascende un po' l'esigenza di un rigore storico.
Piero Tecchio con la Dino di Shimoma. Al suo fianco Kamimura. |
Del resto la sua Dino è stata fatta seguendo le foto di una vettura restaurata di recente (è l'esemplare fotografato nel volume di "Cavalleria"), mentre magari il sottoscritto avrebbe scelto una versione "storica", magari quella della Targa Florio o di un'altra celebre gara del passato. E sia. Al di là di questo, resta il gusto impagabile di imparare da una persona come lui, e certi dialoghi come quello di stamani danno un senso a tanti anni di collezionismo. Tornando un po' in tema (mi si perdonino questi incisi un po' desultori, ma mi diverto così), una cosa che mi ha fatto abbastanza arrabbiare sono stati alcuni evidenti errori storici sui montaggi per così dire "standard" presentati da Raccoon. Le Porsche 917K di Paddock erano uno spettacolo, purtroppo però guastate da alcune ingenuità veramente imperdonabili su modelli per i quali si chiedevano 980 euro. Prendiamo la versione di Monza '71, che era quella che poteva interessarmi di più: su questo modello, a parte la mancanza del deflettore laterale, ho osservato la presenza della lucina rossa sul tetto, che a Monza non c'era, e del numero in coda, diritto anziché inclinato. Ieri sera in albergo ho fatto una ricerca veloce e in due secondi ho trovato una foto della vettura in gara.
Un rappresentante di Raccoon mostra le due prime versioni della Porsche 917K di Vision. A destra, Patrick Badot di Minidelta. |
D'accordo che per i giapponesi esistono evidenti difficoltà di lingua e conseguentemente di ricerca, come dice Piero, ma qualcosa in più si poteva fare. Le altre versioni disponibili avevano forse altri errori e quindi ho rinunciato all'acquisto, seppure a malincuore, dato che si trattava di pezzi difficili da trovare qui da noi in Europa, montati secondo un gusto giapponese che sinceramente mi attrae molto.
Sarei stato disposto a passare sopra anche alla mancanza del deflettore, perché questa omissione era in qualche modo insita nel modello d'origine e poteva essere considerata un vezzo sul quale fare una specie di esercizio zen di sopportazione della mancanza. Ma l'errore no: quello mi avrebbe dato fastidio e mi sarebbe balzato all'occhio ogniqualvolta avessi osservato il modello. Mi sono quindi "accontentato" della 917K Le Mans '70 di Vision-Make Up, su cui ritornerò prossimamente.
Grande reportage!
RispondiEliminaSui problemi di documentazione e conseguenti errori mi vengono due cosiderazioni di getto:
1. ma i giapponesi non hanno una rete di clienti o appassionati che li possano aiutare a superare i problemi linguistici per la documentazione? Esempio banale, un forum come quello di Duegi forumauto troverebbe senz'altro materiale atto alla bisogna
2. questi errori non sono rimediabili sui modelli già finiti, ma l'artigiano in questione è disposto a correggere la propria produzione di fronte all'evidenza?
Je t'envie beauc'p, David...
Ciao David, ciao Carlo,
RispondiEliminami capita spesso di acquistare un modellino, un die cast, sulla scia dell'emozione, magari affascinato da un particolare o dall'insieme, pur non avendo ben presente, in mente, i dettagli dell'auto vera.
Certe volte ci sono delle discrepanze che, però, non mi infastidiscono più di tanto.
Per fare un esempio, se la Auto Union prodotta da Minichamps recentemente (uno spettacolo) avesse avuto le razze del volante fotoincise (e non quelle veramente brutte in plastica che stonano con il resto del modello), l'avrei acquistata volentieri, pur non facendo parte delle mie tematiche, pur non conoscendo l'auto reale.
Il modellismo è pur sempre emozione e non solo rispetto di un modello reale, come si si trattasse di una fotocopia ridotta.
I Giapponesi, è vero, spesso cadono in queste contraddizioni, forse più attenti all'aspetto squisitamente modellistico (il montaggio) che non a quello rigorosamente storico.
Però, siamo tutti in grado di valutare un dettaglio come errato, senza aver le foto dell'auto reale sotto mano? Non credo...
Certo l'azzurrino Gulf è quello, non potrà mai diventare un viola...così come l'arancione non si potrà mai trasformare in marrone, sono dettagli evidenti per tutti.
Ma il font, o la posizione\orientamento dei numeri?
Ci vuole una memoria fotografica...da elefante.
Alfonso
Tra l'altro quelle 917K di Raccoon avevano una perfezione formale che difficilmente ho riscontrato in montaggi standard. E come dice Alfonso, se sulla versione Monza mi è saltato all'occhio il problema della luce sul tetto (e poi è venuto fuori anche il numero dritto anziché storto) per le altre versioni avevo dubbi che non ho potuto verificare neanche il giorno successivo. Non è che uno possa girare con la biblioteca al seguito, quindi nel dubbio ho ritenuto opportuno non fidarmi.
RispondiElimina...mettiamoci anche il fatto che la 917 di Monza aveva solo un faro per lato e non due, e le cinture erano nere, non blu.
RispondiEliminaSul fatto che i giapponesi ogni tanto commettano errori storici non ci piove.
RispondiEliminaMa quello che vorrei trasmettervi è che non è per pigrizia.
E come ricerca di documentazione ci danno dentro. Se avete mai visto riviste come F1 modeling, Scuderia e altre prodotte nel Sol Levante capirete come non sia un aspetto della loro cultura il tirare via.
Piuttosto bisogna sapere che per certi versi sono indietro. Sia con la lingua, la maggior parte di loro l'inglese non lo parla, e in ogni caso non lo scrive.
Questo credo che sia un punto nodale.
Il loro alfabeto è completamente diverso dal nostro, e quindi anche ricercare qualcosa diventa estremamente difficile.
Fate una prova.
Provate ad andare per esempio sul sito di Raccoon in giapponese e provate a muovervi, credo che chiunque avrebbe delle difficoltà molto importanti.
Mi spiace che dall'ospedale non mi riesca a collegare al blog... Questo abbassa molto la mia possibilità di partecipazione.
RispondiEliminaIn ogni caso.
Tornando ai modelli che ho ritirato.
La scelta di modellare la versione attuale della 206 nasce da una serie di considerazioni.
Innanzitutto non ha comunque un palmares di prestigio, quello che mi ha colpito di questa macchina è sempre stata la linea.
E per evitare che sul forum qualcuno si lamentasse del fatto che la macchina non fosse storicamente fedele ho scelto quella di cui c'erano foto a profusione. Sinceramente fare una versione Targa Florio e poi scoprire tra un po' che c'è un'altra foto che mostra c'è un particolare sbagliato mi ha fatto propendere per questa scelta.
Il modello secondo me è stupendo, a parte un piccolo difetto che però non toglie la bellezza dell'insieme.
E' vero che questi modelli non riproducono fedelmente la condizione originale della vettura, ma questo credo che sia vero un po' per tutti. Come perfezione formale invece ci si avvicina molto all'assoluto, e per me non è poco...